86
SPAZIO APERTO
made a sedentaria resa possibile grazie
alla coltivazione dei vegetali. Spesso se ne
parla come rivoluzione agricola.
In questa fase non nasce solo l’agricol-
tura, ma nasce anche la cultura, l’arte. Pare
che agricoltura e sedentarietà siano state
iniziative femminili. Questa fase si identifica
con valori di solidarietà, collaborazione,
sacralità della vita e della procreazione.
Una terza fase in cui predomina l’autorità
centrale patriarcale.
Questa fase inizia dopo il ritiro delle ac-
que seguito allo scioglimento dei ghiacciai.
Con la siccità i popoli si riunirono attorno ai
maggiori fiumi (Tigri, Eufrate, Nilo, Yangtse,
Gange) istituendo una struttura sociale di
tipo gerarchico all’inizio legata alla sapienza
sacerdotale e successivamente ad un tipo
di autorità estranea al senso del bene ed
ancorata alla sete di potere.
Se la fase matristica simbolicamente è
l’epoca in cui nasce l’uomo, l’Adamo pri-
mordiale della Genesi che riceve lo Spirito
attraverso la cultura, nella fase successiva
inizia (sempre simbolicamente) la contesa
tra fratelli con il mito di Caino che uccide
Abele per la conquista del potere. Il pote-
re non è più quello femminile di creare e
dare la vita, ma quello di dominare e dare
la morte per sopravvivere.
Lo spazio del potere diviene anche lo
spazio della paura originaria e Caino, il fon-
datore delle prime città, diverrà l’archeti-
po del potere politico basato sul dominio
dell’Altro. In questo tipo di società, in cui
il padre assume la funzione di padrone
assoluto di moglie, figli, servi, schiavi, ani-
mali, ecc. c’è poco spazio per la sensibilità
del femminile.
Visto che la donna non è tanto adatta alla
violenza, la soluzione è quella di toglierle
il potere e l’autorità. In sostanza, da que-
sto trauma originario inizia, per reazione,
la progressiva svalutazione delle donne
e del femminile in senso più ampio del
termine (sensibilità verso gli altri, senso di
comunità, relazioni più orizzontali, colla-
borazione, ecc.).
A livello mentale ne deriva la repressione
della parte emozionale (cervello destro) a
favore del razionale (cervello sinistro). Co-
me Caino usurpa simbolicamente il potere
del Padre così la personalità individuale si
ristruttura attorno all’immagine di sé, l’Io o
falso sé che prende il posto di quello vero
reprimendo tutte quelle parti interne o
sociali che possono metterlo in discussio-
ne. Repressione e spirito poliziesco sono
caratteristiche dell’ego patriarcale.
Come il Super-Io freudiano tiene sotto
controllo le pulsioni così la società patriar-
cale tende a risolvere ogni problema o con-
flitto con le leggi, con il carcere, con una
tendenza puritana che blocca l’aggressività
sottostante, il dolore, il senso di vuoto per
l’assenza di amore verso sé e gli altri.
I puritani volevano una società buona,
volevano essere virtuosi, ma possedevano
schiavi e facevano guerre. Il bene e la virtù
non possono derivare dalla proibizione,
dalle sole regole. W. Reich,
7
negli studi sulla
psicologia di massa del fascismo, insegna
come le pulsioni quando vengono repres-
se, si trasformino in odio verso il nemico.
Lo stesso Jung
8
afferma che quanto più
l’uomo è stato sottomesso alle norme col-
lettive, tanto più è aumentata la sua im-
moralità individuale. In questo senso si
può dire che la vera barbarie, quello che lo
Stato Leviatano teorizzato da Hobbes cerca
di monopolizzare, è figlia della civiltà e noi
siamo i discendenti dei barbari.
La nostra società è sorta dal potere vio-
lento e dalla minaccia che oggi è incarnata
dal denaro e dal potere commerciale. Si
può ammazzare con decisioni economiche
che hanno come conseguenza la morte di
migliaia di persone. Morti che ormai sono
solo dei numeri rilevati dalle statistiche.
Si contano le vittime senza conoscerne
il volto, senza la possibilità di riconoscere
nell’altro il se stesso sofferente.
Abbiamo da secoli guardato il mondo e
contemplato noi stessi dal punto di vista
del razionalismo che dà attenzione ai det-
tagli, che misura, che segmenta, ma non
permette di cogliere l’insieme, il contesto,
il fenomeno che può essere rappresentato,
percepitoma non capito intellettualmente.
L’infinito non può essere pensato e chiuso
in una scatola.
Non essere capaci di cogliere “la forma”
equivale a non essere capaci di compren-
dere ovvero di entrare in empatia, di sentire
noi stessi, gli altri, il mondo di cui siamo
parte.