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ORIENTAMENTO FORMAZIONE E LAVORO
I NEET, QUESTI
SCONOSCIUTI
GIOVANI FUORI DAI CIRCUITI
DELL’ISTRUZIONE, DELLA FORMAZIONE E
DEL LAVORO
Gabriele Blasutig
D
a alcuni anni,
l’Unione Europea ha
messo i giovani al centro
delle proprie politiche,
indicando i NEET come
l’aggregato di riferimento
per l’elaborazione
degli interventi. Queste
risoluzioni vanno
effettuate perseguendo
l’empowerment ed
il protagonismo dei
soggetti nella costruzione
della loro identità
lavorativa, professionale
e personale
LE PROBLEMATICHE
OCCUPAZIONALI DEI
GIOVANI
Il fatto che i giovani costituiscano un
“giacimento” di risorse molto preziose
su cui poggia il nostro futuro è una-
nimemente riconosciuto. La capacità
di valorizzare pienamente tali risorse
è cruciale per la sostenibilità delle no-
stre società (Eurofound 2012; ILO 2013;
McKinsey 2014).
Questa affermazione è vera sempre e
comunque, ma lo è ancora di più quan-
do i giovani sono una risorsa scarsa, alla
luce delle strutturali dinamiche demo-
grafiche di invecchiamento della popo-
lazione (Blasutig 2013; Livi Bacci 2008;
IRRSeS 2012).
Tenendo conto di tali affermazioni, un
osservatore esterno, forse un po’ ideali-
sta, risulterebbe amaramente sorpreso
nel constatare la situazione fortemente
critica in cui versano attualmente i gio-
vani, specie in relazione al loro tentativo
di integrarsi nel mercato del lavoro dopo
aver ultimato gli studi.
Balzano agli occhi alcuni dati concer-
nenti gli elevati livelli di disoccupazione.
In Europa, nella fascia compresa tra i
15 e i 29 anni, si contano più di sei mi-
lioni di disoccupati. Un valore assoluto
che corrisponde ad un tasso di disoc-
cupazione largamente superiore al 20%
(Eurofound 2012). In alcuni contesti lo
stesso indicatore raggiunge limiti che
giustificano toni allarmistici. Tra questi
vi è anche l’Italia, dove il tasso di di-
soccupazione medio, per la medesima
classe d’età, sfiorava nel 2013 la soglia
del 30%. Per i più giovani (15-24 anni)
raggiungeva, addirittura, il valore record
del 40% (Fonte: Istat).
Si tratta di problemi occupazionali che
vengono da lontano. La crisi economica
innescatasi a partire dal 2008 ha contri-
buito ad esacerbarli, anche se non può
esserne considerata la causa. Da diversi
anni, infatti, agiscono dinamiche più
profonde, di ordine strutturale.
Oltre agli effetti su scala micro dei pro-
cessi di globalizzazione che impattano
particolarmente sui giovani (Blossfeld et
al. 2011), si può richiamare, ad esempio,
la compressione degli spazi occupazio-
nali determinata dalla crescita del livello
di partecipazione al lavoro delle fasce
adulte-anziane e della componente
femminile (McKinsey 2014).
Inoltre, il tradizionale approdo lavo-
rativo iniziale per i giovani più istruiti,
rappresentato dalle fasce professionali
intermedie, ha conosciuto un sensibile
assottigliamento per effetto di profondi
cambiamenti intervenuti nella struttura
produttiva (ILO 2013; Thompson 2013).
La forte esposizione dei giovani al ri-
schio di disoccupazione si associa ad
altri indicatori di criticità ampiamente
segnalati dalla letteratura (Gualmini,
Rizza 2013; Reyneri 2011):