QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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La scuola, in momenti d’incertez-
za, può rimanere prigioniera di for-
mule, slogan o petizioni di principio,
precostituiti attraverso i linguaggi
dell’ufficialità che vincolano ogni
cambiamento possibile. In tal modo
si prescrive la definizione dei pro-
blemi e delle linee operative in
modo ideologico, senza tener conto
delle capacità e risorse dei docenti e
dei vari problemi dei ragazzi in diffi-
coltà (svantaggiati, disadattati o de-
vianti che siano).
Le difficoltà al cambiamento sono
riferite al fatto che le capacità e le
risorse pedagogiche e psicologiche
della scuola, non possono essere
generate solo per decreto o attra-
verso circolari, che proprio con i
loro linguaggi ed i loro criteri ispi-
rativi possono contrastare quell’in-
novazione che vorrebbero portare.
Le assunzioni implicite, i sistemi ca-
tegoriali, i giudizi di valore, la pras-
si, i rituali formali e linguistici, con
cui si affronta in genere il problema
dell’allievo con difficoltà di adatta-
mento, a rischio di abbandono sco-
lastico o altro, sembrano essere più
funzionali al disegno organizzativo
dell’istituzione che a realizzare ri-
sultati efficaci. Un po’ come è avve-
nuto in ambito psichiatrico in cui la
follia è stata di volta in volta ridise-
gnata per renderla adatta al sapere
del momento, al ruolo professiona-
le dei suoi tecnici e al loro modello
istituzionale.
Nell’ambito di queste considera-
zioni, vorrei sottolineare la necessità
di liberarsi di ciò che è già stato utiliz-
zato come modello operativo e con-
cettuale in un recente passato. Da un
lato il modellomedico-pedagogico e
dall’altro quello socio-assistenziale:
psichiatrizzante
il primo,
colpevoliz-
zante
il secondo (la scuola, la società,
la famiglia, ecc.). Se il primo rischia di
fare di ogni diversità, inadeguatezza
scolastica o disadattamento un pro-
blema medico (tra l’altro inefficace e
lesivo per i riflessi sull’identità del mi-
Angeli di Vedova
1985 / 1990