Quaderno 36 - page 5

Nato a Venezia nel 1919 in una
famiglia operaia, Emilio Vedova
lavora giovanissimo in fabbrica, poi
si dedica a numerosi mestieri per
sostenere la vita. Autodidatta, si
dedica alla pittura e al disegno. Nel
1942 entra nel movimento di
Corrente
e partecipa al Premio
Bergamo.
Fra il 1944 e il 1945 partecipa alla
Resistenza. Dopo la liberazione,
firma il manifesto
Oltre Guernica
e
partecipa al
Fronte Nuovo delle Arti,
movimento che si spezzerà durante
le accese battaglie culturali e
Vedova farà parte del
Gruppo degli
Otto
con Lionello Venturi.
Anno dopo anno, il “ragazzo alto”
sviluppa tecniche disegnative di
alta qualità e dinamismo; inventa
temi e problemi pittorici di grande
suggestione che propone
incessantemente nelle proprie
esposizioni:
Geometrie nere
,
Immagini del tempo
,
Plurimi
,
Scontri
di situazioni
,
Dischi
; le tecniche che
inventa sono sperimentali e
provocatorie, gestuali, dinamiche,
materiche, multiple, piani
sovrapposti.
Mantiene amicizie e collabora con
artisti, filosofi, scrittori e intellettuali
di alto valore: con l’amico Luigi
Nono progetta la scenografia e i
costumi per “Intolleranza 1960”, nel
1966 per “Spazio plurimo luce”,
mentre l’intervento per “Prometeo-
Tragedia dell’ascolto”, ottiene
grande consenso alla Scala di
Milano. Collabora con Bruno
Maderna e Carlo Scarpa.
Con un viaggio apposito decide di
conoscere la grande pittura iberica:
da allora, la Spagna resta nel cuore;
più tardi ci sarà la tragica guerra,
Lorca, Machado, Neruda, Rafael
Alberti che conoscerà assieme a
Vittorio Vidali “Carlos”.
Servirebbe molto spazio per
elencare le esposizioni che Emilio
Vedova ha proposto nella sua lunga
vita, in Europa e all’estero, e ancora
tanto spazio per i prestigiosi premi
che ha ottenuto. Con i compensi
che raccoglie, viaggia per
conoscere il mondo e le sue
sciagure: già nel 1954, quando
viene premiato alla Biennale di San
Paolo del Brasile, è colpito dalle
miserie del sud America. L’artista è
sensibile e rabbioso di fronte alle
ingiustizie del mondo che capta
con gli occhi e trasferisce sulle
opere. La sua enorme produzione
artistica lo dimostra; pertanto
abbiamo deciso di illustrare questa
breve presentazione con una scelta
tra le innumerevoli acquetinte
realizzate con maestria e quasi tutte
in bianconero, dal 1960 in poi. Si
tratta dunque di un lungo progetto
con cui Vedova sviluppa la propria
visione artistica in cui la gestualità e
l’espressionismo si rincorrono nello
spazio e nel tempo.
Come i disegni, gli oli su diversi
supporti (anche di enormi
dimensioni), le sculture e le varie
opere grafiche, anche queste
acquetinte sono ovviamente
astratte, con segno energico e
violenza quasi tellurica, ma con
riferimenti simbolici e sentimenti/
desideri di una nuova umanità.
Nel 2006 Emilio Vedova, ormai
considerato, a livello internazionale,
uno dei maggiori artisti del
Novecento, conclude nell’amata
Venezia la sua avventura artistica e
umana.
RiccardoToffoletti
BREVE PROFILO DI EMILIOVEDOVA
Tutte le opere presentate
in questo periodico,
tranne una tela, sono
acquetinte realizzate
nella Stamperia d’Arte
Albicocco di Udine,
che ringraziamo
per aver concesso la
pubblicazione e fornito
preziose informazioni.
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