QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
Natura morta con mandolino
olio su tela, 1932
tatore presente nel servizio. Maria
Luisa, in quel periodo, stava prepa-
rando la sua citatissima pubblica-
zione, “Orientamento scolastico e
professionale” edita dal Mulino nella
prima edizione del ’90, raccogliendo
attorno all’approccio psicosociale le
diverse e variegate esperienze in cui
era già impegnata in vari contesti ita-
liani. Il momento formativo perciò, al
di là degli aspetti tecnici sulla consu-
lenza e counseling, rappresentò per
noi l’incontro con il modello psicoso-
ciale e l’avvio, seppur ancora incom-
pleto, di un percorso professionale
e organizzativo teso a differenziare
prestazioni, metodologie e progetti
nell’ambito di un sistema di orienta-
mento articolato su una pluralità di
azioni e di livelli.
Ed è questa tensione che ha rap-
presentato il filo conduttore di una
strada verso la meta comune di un
sistema di orientamento di qualità,
percorsa talvolta assieme (ad esem-
pio, nei progetti “ORiEN e ORiUS”,
“RiTMO”, “Lavoro anch’io”, “Vai al Top”,
“Proviamoci insieme”, ecc.), e talaltra
per sentieri paralleli (ad esempio il
manuale “Orientare”, “L’Isola del La-
voro”, “La Rete”, “FARO”, ”Orientamen-
to On Line”, “Planet Giovani” e, più di
recente, il Bilancio di competenze, i
vari progetti sulla dispersione, “S.OR.
PRENDO”, ecc.), che poi convergevano
in progetti comuni più avanzati.
Il secondo rilevante apporto di Ma-
ria Luisa all’orientamento in FVG, va
collocato negli anni tra il ‘96 e il ‘97,
quando ci siamo impegnati a svilup-
pare proposte di lavoro per l’orienta-
mento in entrata (ORiEN) ed in uscita
(ORiUS) per le scuole secondarie su-
periori.
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Il lavoro del gruppo interno,
la preparazione dei materiali per gli
studenti e delle guide per i docenti, la
formazione degli operatori e dei do-
centi alla progettazione di percorsi e
alla conduzione di gruppi orientativi
a scuola, sono tutti aspetti che han-
no prodotto un impatto importante
e diffuso sul nostro Servizio e sulle
scuole.
Con la sua supervisione, negli anni
successivi, gli psicologi orientatori
prima e varie generazioni di docenti
poi, sono stati introdotti e formati ai
principi dell’empowerment e alle me-
todologie di lavoro nell’orientamento
educativo di gruppo, ragionando e
programmandoattivitànei termini di
“ricostruzione”, “allargamento” e “co-
ping”. Naturalmente, i progetti sono
stati poi adattati e modificati in base
alle peculiarità dei singoli contesti
scolastici, perdendo forse parte della
loropurezzametodologicaoriginaria.
Comunque, mi riesce difficile pensare
alle attività di accoglienza in ingresso
alle scuole superiori, molto diffuse in
quegli anni e, successivamente, ai
progetti antidispersione, senza tener
conto dell’influsso che tale substrato
metodologico ha avuto per le attività
sul campo, testimoniate spesso an-
che sulle pagine di questa rivista.
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