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Spazio aperto
quello che può dare, per le pro-
prie capacità e per le proprie
esperienze, che costituiscono un
grande bagaglio di conoscenza
e di umanità. Conoscersi per ca-
pire, per sapere che ognuno di
noi in quanto essere umano è
fonte di arricchimento per l’altro
senza presunzioni, pregiudizi o
formalismi. La predisposizione di
una scheda generale conte-
nente le informazioni necessarie
sul bambino (cosa gli piace, co-
sa va rigorosamente evitato,
ecc.), potrebbe essere utile. In
questa fase, và ricordato che la
funzione dell’insegnante di so-
stegno è rapportabile a quella
di un mediatore culturale e che
il bambino non è esclusivamen-
te a carico dell’insegnante, ma
della classe. Questa strategia si
rivelerà utilissima quando l’inse-
gnante di sostegno sarà assente
consentendo una fungibilità/fles-
sibilità all’interno della classe o
della stessa scuola per la presa
in carico, con la garanzia della
continuità. Sarebbe opportuno
in questo senso che il progetto
educativo come le strategie
comportamentali applicate ve-
nissero conosciute da tutti gli in-
segnanti della classe.
Il termine integrazione risponde
in realtà alla esigenza non di
realizzare una mera inclusione
formale ma piuttosto un obietti-
vo da raggiungere attraverso un
percorso di potenziamento della
persona con autismo. Esperien-
ze pluriennali nei paesi anglos-
sassoni hanno dimostrato che
senza dubbio, alla data di oggi,
l’approccio che offre i migliori ri-
sultati con l’autismo è quello
comportamentale. Le tecniche
comportamentali di intervento
sono quelle orientate al decre-
mento dei comportamenti disa-
dattivi, attraverso la soluzione di
comportamenti problema e allo
sviluppo di competenze mag-
giormente adattative, attraver-
so comportamenti corretti e so-
cialmente adeguati. Da Pavlov
nel 1903 a Watson nel 1913, da
Skinner a Loovas nel 1960, da En-
ric Schopler nel 1970 a Foxx nel
1982 fino ai giorni nostri, ci ac-
corgiamo che non sono pochi i
ritardi nell’applicazione di meto-
dologie sicuramente di risultato.
Sono superati i tempi di Bet-
telheim e della concezione del-
l’autismo come disturbo emoti-
vo, imputabile magari ad un er-
rato rapporto con la madre od
entrambi i genitori, che hanno
“inquisito”e devastato intere fa-
miglie. Di generazioni di persone
autistiche ora adulte non vi è più
traccia, perché trattati da schi-
zofrenici spesso chiusi nei mani-
comi. Non dimentichiamo peral-
tro che l’applicazione della me-
ritoria legge Basaglia ha addos-
sato però il carico delle persone
dimesse alle famiglie, in assenza
di strutture ed interventi alterna-
tivi qualificati.
Lo scopo in sostanza è quello di
abilitare i bambini autistici, poi-
ché nella maggior parte dei ca-
si, soprattutto gravi, si parte da
una “tabula rasa”, essendo no-
toriamente la riabilitazione desti-
nata a riattivare la funzionalità di
qualcosa che già si possedeva.
Questo avviene peraltro attra-
verso le tecniche comporta-
mentali e con l’utilizzo di sistemi
e mezzi strutturati per l’autismo.
L’integrazione diventa veicolo
per realizzare la qualità di vita
delle persone disabili e delle loro
famiglie, ma anche delle struttu-
re scolastiche, partendo subito
dalla scuola materna, attraverso
un percorso di qualità nelle
competenze di chi opera, nel la-
voro, nelle metodologie, nei ser-
vizi erogati. Presuppone un lavo-
ro sinergico ed impegnativo ed
una assunzione di responsabilità
dei risultati da parte di tutti com-
prese le famiglie che non devo-
no delegare ma farsi parte atti-
va offrendosi come risorsa, in pri-
ma linea. Nonostante la fatica,
nonostante la stanchezza, nono-
stante le complicazioni.
Infine, un richiamo alla famiglia:
bisogna considerare che la fa-
miglia di un bambino autistico si
trova ad affrontare una situazio-
ne di massima tensione, a causa
della patologia che si trova a
gestire, ma anche a causa della
scarsa conoscenza delle carat-
teristiche della sindrome non so-
lo nella gente comune ma, pur-
troppo, anche da parte di pe-
diatri, professionisti, operatori e
insegnanti. A volte, le difficoltà
nascono dall’incapacità per il
genitore stesso, di accettare
che un bambino apparente-
mente bello e fisicamente sano
sia portatore di un handicap
mentale così pesante.
La speranza che tutto torni nor-
male senza interventi mirati, por-
terà ben presto alla disillusione,
con tutto il suo carico di soffe-
renza e disperazione, ad un do-
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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1...,66,67,68,69,70,71,72,73,74,75 77,78,79,80,81,82,83,84
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