su diversi temi (incomunicabilità,
rigidità nelle proprie posizioni,
rapporti tra fratelli e tra amici…)
per giungere a discutere di prese
in giro e riflettere poi sui propri
modi di reagire (assertività/passi-
vità/aggressività) e su pensieri
“positivi” e “negativi”.
Fine dell’attività era il parlare di
sé e di ciò che era stato sempre ta-
ciuto.
Attraverso il raccontarsi gli alunni
hanno potuto ricostruire le rela-
zioni tra loro.
Nella classe seconda, dove l’inseri-
mento di nuovi alunni (anche
stranieri) che apparivano demoti-
vati, poco attenti all’altro, poco di-
sposti allo studio, avevano rotto i
già fragili equilibri della classe, gli
alunni sono stati guidati a riflet-
tere su di sé per raccontarsi, non
attraverso un film, ma attraverso
giochi o simulazioni.
All’inizio, in questa classe, sem-
brava che i giochi rimanessero
fine a se stessi, poi a metà per-
corso attraverso il “narrarsi”
hanno scoperto l’esistenza del-
l’altro, che prova le stesse sue
emozioni anche se in maniera di-
versa. Anzi hanno scoperto che
“io divento l’altro per chi mi sta
vicino; ho, quindi, un doppio
ruolo; ho bisogno di confrontarmi,
di non rimanere chiuso in me”.
Attraverso l’attività, cioè, gli
alunni hanno potuto avere uno
spazio in cui raccontare il proprio
“sentire” e ascoltare quello del
compagno; uno spazio in cui
esprimere il proprio disagio senza
essere giudicati né dai pari né
dagli adulti; uno spazio nel quale,
però, erano “contenuti” e riportati
a “riflettere” quando il loro inter-
vento non era del tutto chiaro.
Forse per questo, una ragazza stra-
niera ha potuto dire: “…per
questo do fastidio a tutti, ho no-
stalgia delle persone che ho la-
sciato… della mia terra…”
Concludendo, le esperienze fatte
attraverso i laboratori sono state
positive:
- il laboratorio sulle emozioni ha
permesso agli alunni di acqui-
sire una maggiore sicurezza nel
relazionarsi e una riflessione
sulla diversità delle risposte di
ciascuno di fronte ad una stessa
situazione;
- nelle classi intere, il “narrarsi”
cioè il parlare di sé attraverso i
giochi, attraverso gli oggetti cui
si è affezionati, o attraverso il
mettere in comune le emozioni
provate, ha permesso di cono-
scere un po’ meglio sé e l’altro
per costruire relazioni efficaci e
un clima più adatto a far espri-
mere anche i momenti di disagio
senza sentirsi sminuiti;
- i giochi di logica sono serviti ad
allenare la mente al ragiona-
mento, cioè a cercare nuove
strategie adatte allo svolgimento
del compito (strategie da ripor-
tare poi nelle attività scola-
stiche);
- infine la manipolazione e la co-
struzione di figure geometriche
con materiali diversi sono ser-
vite a far “vedere” con gli occhi,
ciò che con la mente non riusci-
vano ad immaginare.
Alla fine del percorso siamo più
che mai convinte che gli inter-
venti sulla conoscenza di sé e sulle
dinamiche relazionali debbano es-
sere proposti alle classi in entrata
per creare sin dall’inizio relazioni
più rispettose e consapevoli e un
clima classe che permetta a cia-
scun allievo di dare il meglio di sé.
I laboratori, miranti a recuperare
capacità logiche e manuali, de-
vono essere proposti a piccoli
gruppi, e devono proporre l’uso di
metodologie diverse che riescano
a catturare l’interesse degli allievi.
Tutte le attività proposte hanno
contribuito, secondo noi (ma
anche secondo gli alunni) a co-
struire autostima e, forse, motiva-
zione.
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
30
Orientamento e scuola
99
Maria Laura Di Fabio
Docente di lettere
Scuola media Statale “P. P. Pasolini”
Pordenone