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pendice, sia pur interessante e
feconda, ma siano parte integrante
ed integrata dello “stile” di insegna-
mento-apprendimento proposto in
ciascuna realtà scolastica.
CONTINUITÁ
E CAMBIAMENTO
Marco Vinicio Masoni
Consulente scientifico del progetto
“Star bene studiando bene”
Perché si parla tanto di “relazio-
ne”? Credo accada perché siamo di
fronte a cambiamenti epocali, a una
crisi importante di valori, stiamo
assistendo al fatto che i ruoli, che ci
hanno protetto fino ad oggi con i
bambini e i ragazzi, stanno sfaldan-
dosi; non basta più mostrare ai
ragazzi la “divisa” di insegnante per
essere automaticamente credibili,
autorevoli. Il modo con il quale gli
studenti manifestano l’inadeguatez-
za dei ruoli è il modo loro: apatia,
stanchezza, disinteresse, demotiva-
zione, il messaggio è chiaro: sentono
la scuola come qualcosa che non
c’entra niente con la loro vita, giun-
gono a volte al disprezzo per l’adul-
to e l’insegnante, non si organizzano
politicamente, usano i loro mezzi
ma lo fanno con grande efficacia, ci
stanno comunicando “questa cosa
che mi sta calando addosso non mi
riguarda, non ho contribuito a sce-
glierla io”.
Ruoli in crisi, quindi credibilità in
crisi, valori che noi incorporiamo in
crisi, disperazione della scuola.
Quello che la scuola e la comunità
nel suo complesso stanno riscopren-
do o dovrebbero riscoprire per reagi-
re a questa crisi può essere sintetiz-
zato in un vecchio slogan “l’insuc-
cesso formativo è un insuccesso del-
l’intera comunità, non del ragazzo,
non di quell’insegnante, non di quel-
la scuola ma di un sistema di valori,
di gerarchie di valori per cui è nor-
male filtrare, omologare, ecc., que-
sto costruisce gli insuccessi”. Ora, in
questi anni, ci dovrebbe essere infat-
ti più chiaro: la scuola che coman-
dava, la scuola che si presentava nel-
l’unica forma possibile fino a qual-
che decennio fa, con le sue strutture
architettoniche e con la pedana che
alzava la cattedra per dominare i
banchi in fila, una struttura fatta solo
per lezioni d’aula, con uno che parla
e gli altri che ascoltano, tutto questo
è entrato in crisi. Quella scuola non
ha più credibilità, non riesce più a
comunicare i saperi, non riesce più a
dire “ragazzi le cose stanno così”
perché il ragazzo comincerà a dirsi
“ma sarà vero?”. Come potrebbe
restare credibile una scuola nata per
un mondo stabile, con regole stabili,
nata per le certezze: studi, prendi un
diploma, una laurea e sei a posto!
Come non vedere che si tratta di
qualcosa che ha perso il contatto
con la realtà? Si obbedisce volentie-
ri a chi ci piace, a chi si stima, a chi
sembra ancora autorevole, ma come
obbedire a questa scuola che
“inganna”?
E se non posso più comandare i
saperi? Per la scuola questo è impor-
tante perché la sua funzione fonda-
mentale è quella di riprodurre i
saperi che hanno messo a punto i
nostri ricercatori; i saperi, i valori
non possiamo perderli, dobbiamo
salvarli in qualche modo, dobbiamo
riversarli in loro. Occorre fare qual-
cosa perché quello che si è sempre
fatto non funziona più, ma non pos-
siamo più comandarli. Come riusci-
re a passare valori a ragazzi che non
ti ascoltano più perché credono che
tu non abbia il potere di comandare
i saperi? La svolta forse è questa: da
un sapere comandato ad un sapere
che in qualche modo è stato nego-
ziato, ma, ci vuol poco a intuirlo, i
saperi negoziati contengono anche
valori negoziati. Devo saper rinun-
ciare a qualcosa. Devo riuscire a
capire quali cambiamenti occorre
facciano la scuola, l’insegnante, la
famiglia, l’istituzione, la politica
rispetto alla scuola perché essa ritor-
ni ad essere qualcosa che i ragazzi
sentano come questione loro, come
qualcosa capace di entrare nei rac-
conti della loro vita, come qualcosa
che li riguarda ancora. Se sto sco-
prendo che non posso più dare ordi-
ni e la lezione funziona sempre
meno, occorre negoziare i saperi
con l’altro; questo negoziare ha un
canale attraverso cui si manifesta: la
relazione, il rapporto con l’altro,
questo è il primo passaggio che stia-
mo vivendo. Stiamo scoprendo che è
indispensabile fare altro che coman-
dare e ordinare.
Mai come in questi anni sta diven-
tando importante il concetto di
identità, se ne parla anche dal bar-
biere. Perché? Perché è sempre più
un problema farsela, definirla,
difenderla. Soprattutto farsela. E
farsela di questi tempi, adatta a
questi tempi vuol dire farsela leg-
gera, direi quasi provvisoria, sem-
pre pronti a cambiarla, perché il
mondo cambia a ritmi impensa-
bili solo vent’anni anni fa. Mai
come in questi anni sembra attua-
le la posizione di Bateson. Impa-
rare ad imparare!
Mi sono piaciuti i colleghi di
Gorizia quando dicevano “contra-
sto l’idea arrogante di integrazione
che vuol dire fai, devi essere come
ti dico, e preferiamo invece pro-
muovere l’autonomia individua-
le”. Stiamo vivendo un drammati-
co passaggio: da scuola rigida che
omologava perché poteva coman-
dare e gli altri obbedivano, siamo
obbligati per sopravvivere a diven-
tare scuola elastica, a rispettare le
differenze individuali, di cultura,
etniche. Una scuola elastica che
favorisca la formazione di identità
elastiche. Siamo obbligati a vede-
re che anche nel rompiscatole
Pierino c’è del buono, a salvaguar-
darlo, a utilizzarlo, siamo obbliga-
ti alla relazione. Noi insegnanti
dobbiamo capire che è finito il
tempo della materia, io sono
esperto in chimica...ma mi occor-
re anche altro, l’altro è la compe-
tenza relazionale, anche affettiva.
La disciplina passa attraverso que-
sti canali, non è un’aggiunta alla
chimica. Il ragazzo con il blocco
per la matematica ha spesso vissu-
to un cattivo rapporto con l’inse-
gnante. Ma toccate il rapporto con
l’insegnante e vedrete che non
solo il clima cambia, ma perfino la
matematica cambia!
La disciplina più comandata del
mondo può diventare altro. É que-
sta la cosa più difficile da accetta-
re. La cosa che ci spaventa, che ci
costringe, sì, anche noi, a rimette-
re a punto le nostre identità.
La mia riflessione è che il progetto
“Star bene studiando bene” non ha
voluto affiancarsi ad altri progetti
aumentando la confusione; l’idea
iniziale era quella, utilizzandolo
come risorsa, di dare più luce a
progetti già esistenti, la luce era
quella di una maggiore attenzione
alla relazione.
Una conclusione importante che è
emersa in tanti lavori presentati
questa mattina è che se il nuovo
mondo del rapporto nella scuola è
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
1...,38,39,40,41,42,43,44,45,46,47 49,50,51,52
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