LIBRI
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duare i propri elementi di forza e
di debolezza, le proprie compe-
tenze, attitudini, interessi, moti-
vazioni, e farne strumento per il
raggiungimento dei propri obiet-
tivi” (Batini F., p. 113).
Tali aspetti individuali e sociali,
che sono dentro ogni racconto
di vita prodotto, ci introducono
ad una terza dimensione: quella
antropologica nel senso che ri-
velano, ad un ascoltatore atten-
to, le simmetrie che producono
risonanza e quel transfert peda-
gogico
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che è a fondamento di
ogni autentico processo educati-
vo orientato al cambiamento e al
deuteroapprendimento.
Il racconto di sé è un lavoro
quotidiano su se stessi a partire
dall’esperienza che consente di
intraprendere un viaggio di co-
noscenza: chi si narra decide di
compiere un atto conoscitivo e
di comprensione verso se stes-
so, verso la propria storia di vita
e verso gli intrecci che questa ha
intessuto con la storia degli altri,
ma anche verso i luoghi che han-
no fatto da sfondo, per ricostruire
una storia comune. Ogni storia di
vita è un intreccio felice e dram-
matico tra percorso individuale e
percorso collettivo; ed è questo
intreccio che contrassegna i fe-
nomeni umani. In fondo, se “ogni
vita merita una storia” è perché
essa non sia ridotta a reperto fos-
sile o a documento museale, ma
venga ri-conosciuta come pro-
duttrice, non ri-produttrice, di
senso. Questo, però, vuole anche
significare che non ogni storia è
supportata da una vita degna di
questo nome e che, dunque, è
compito dell’educatore sostenere
e promuovere la trasformazione
del manzoniano “vaso d’argilla” in
un “vaso di ferro”.
Pertanto, occorre riconoscere
all’orientamento narrativo, non
soltanto di essere pratica retro-
spettiva e riflessiva, ma anche di
mezzo di comunicazione inter-
personale e intergeneraziona-
le in un’ottica non lineare bensì
circolare-retroattiva cioè di un
cammino che mentre torna su di
sé, si apre continuamente al cam-
biamento restituendo in modo
quasi sempre trasfigurato anche
parte di ciò che è stato già fatto, e
mentre in questo modo fissa con-
tinuamente i contorni della pro-
pria identità, apre quest’ultima
alla processualità del cammino
della vita per proiettare nel futuro
la propria ipseità.
In questo senso, come scrivono
i curatori, è possibile parlare di un
“orientamento narrativo”, ovve-
ro di un metodo in grado di fare
sviluppare quelle competenze
che consentono alle persone di
aumentare il controllo e la per-
cezione di controllo sulla propria
vita, ma anche di gestire le nostre
scelte e di negoziarne il signifi-
cato con noi stessi e con gli altri;
Penetrazione
serigrafia, 1972