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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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nodi mettendo su ciascuna di esse
un verbo che espliciti il significato
del legame. I bambini mostrano
come hanno organizzato gli aspetti
fenomenologici e gli aspetti con-
cettuali a un primo livello.
Collettivamente si discute e si
costruisce una mappa di classe, che
rappresenta l’esito di apprendimento
per loro.
“Laboratorio Caccia al tesoro”.
Una ulteriore modalità di lavoro, pro-
posta recentemente, è quella di crea-
re un contesto ludico realizzando
una caccia al tesoro scientifica. Si
predispongono diverse isole ciascuna
delle quali è dedicata a uno specifico
problema proposto in forma di sfida.
I bambini a gruppi si cimentano con
il problema proposto in un’isola.
Autonomamente o con un piccolo
aiuto tutti i bambini riescono a risol-
vere il problema proposto. Al termine
di ogni isola ricevono un diploma, in
cui viene riassunto che cosa si è fatto,
osservato, imparato e una parte di un
puzzle che servirà per costruire, al
termine delle esplorazioni sperimen-
tali, la parola eureka, esito che darà
la vittoria nel gioco, che di fatto vede
quindi tutti vincitori.
ALCUNI ESEMPI DOCUMENTANO
L’ESITO DI QUESTE ATTIVITÀ
In un laboratorio CLOE sul magneti-
smo sono stati raccolti i disegni che
bambini di I elementare hanno fatto
a conclusione della esplorazione
effettuata con piccoli magneti (ele-
menti magnetici dei giochi magneti-
ci oggi molto diffusi) e oggetti di
diversa forma, materiale, dimensio-
ni… I bambini mostrano di aver rico-
nosciuto che i magneti agiscono
selettivamente sui corpi e non sem-
plicemente con l’attrazione. Nel rap-
presentare l’interazione tra i magne-
ti e tra magneti e oggetti ferromagne-
tici mettono in evidenza qualche
cosa (che fisicamente non si osserva)
che è responsabile di tale interazio-
ne. Esplicitano il bisogno cognitivo
di un ente (il campo), che si trova tra
il magnete e gli oggetti e che permet-
te di rendere conto di quello che
hanno visto e osservato.
Con i bambini della scuola di base
non si spinge sulla matematizzazio-
ne dei concetti, ma piuttosto sulla
formalizzazione basata su relazioni
prima solo qualitative, poi quantita-
tive molto semplici costruite con i
numeri 1, 2, 3, che i bambini sanno
gestire.
In un “laboratorio per gli studenti
della scuola superiore”, in cui si
lavora in modo più strutturato, si
effettuano misure e si costruisce la
descrizione formale (matematica)
dei fenomeni, ossia degli aspetti che
sono stati indagati. Nei laboratori
per le superiori si effettuano esplora-
zioni di ambiti fenomenologici,
ponendo le basi per una loro descri-
zione empirica, per poi passare per
gradi successivi, a livelli differenzia-
ti di interpretazione. Per esempio nel
caso dei fenomeni di polarizzazione
si arriva anche a una loro lettura
quantistica.
L’ultimo esempio riguarda le attività
di problem solving per l’orientamen-
to formativo (PSO). È stata messa
appunto una tecnica di lavoro, una
metodica in cui si applica il “popular
problem solving”, proponendo dei
problemi che attivano quelle che
sono le attitudini dei ragazzi. È una
strategia di insegnamento e appren-
dimento basato sull’uso di problemi
operativi, in cui i ragazzi sono chia-
mati ad assumersi delle responsabili-
tà. Infatti, viene loro chiesto di indivi-
duare il problema da analizzare, le
modalità di definizione ed infine tro-
vare la soluzione o il risultato. È stato
realizzato in forme diverse ed è basa-
to sulla creazione di contesti speri-
mentali aperti, del quotidiano, che
costituiscano una sfida operativa e
cognitiva per i ragazzi. Si attiva riso-
nanza con quello che i ragazzi sanno
e con quello con cui i ragazzi si tro-
vano quotidianamente a interagire. Si
propongono quindi sfide che i ragaz-
zi potenzialmente possono affronta-
re, mettendo in atto attività in cui si
tiene in controllo sia l’aspetto emoti-
vo, sia l’aspetto cognitivo. Una prima
fase progettuale prevede attività di
singoli e di gruppo, in cui vengono
messe in atto strategie tipiche del
lavoro di equipe degli ambienti di
ricerca. Una fase finale di riflessione
sul processo che ha portato dalla for-
mulazione del problema alla sua
risoluzione fornisce agli studenti gli
elementi di autovalutazione.
L’indirizzo a cui si possono reperire i
materiali che l’URDF ha sviluppato
nell’ambito dei progetti di ricerca
richiamati in precedenza:
Documentazione delle manifesta-
zioni di diffusione culturale organiz-
zate dall’Università di Udine con le
scuole è reperibile all’indirizzo:
web.uniud.it/CIRD.
NOTE
2) Progetti di ricerca finanziati della
Regione FVG: EPC (2000-2001),
@ROLES (2003-2004)
Progetti di Rilevante Interesse
Nazionale (PRIN-MIUR) 1994-2000
(Esp B e SeCiF (Spiegare e Capire in
Fisica) MIUR 1999-2000); Progetto
Pilota MIUR: LabTec (1999-2000);
Progetti MIUR L6/2000 per la diffu-
sione della Cultura scientifica: NOAI
- Nuove occasioni si apprendimento
informale (2004); Il gioco della
Scienza: Laboratori cognitivi e di
esperimenti per costruire il sapere
scientifico (2005); EIFA - Esplorare
ed interpretare i fenomeni per l’ap-
prendimento scientifico (2006)
Alberto Stefanel
Università degli Studi
Udine
BIBLIOGRAFIA
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