31
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
28
sera ed osservazioni solari di giorno.
L’immagine sulla destra ci mostra la
parte di strumentazione piano-foca-
le, una ruota portafiltri e una camera
CCD. Abbiamo a disposizione 3
camere CCD per diverse configura-
zioni, una per la parte solare e due
per la componente stellare.
Per gli studenti più avanzati (diciamo
le ultime classi superiori) è anche in
costruzione uno spettrografo, di
approccio più difficile per le scuole
e che va spiegato meglio sia nella
componente tecnologica sia per i
risultati che fornisce; abbiamo cer-
cato di costruire uno spettrografo a
configurazione molto semplice in
modo che anche i ragazzi possano
capirne facilmente la struttura, fascio
di ingresso, fascio di uscita, elemen-
to disperdente e nient’altro.
E speriamo di poterlo mettere in atti-
vità per i prossimi anni.
Una cosa che vorrei far notare è che,
contrariamente a quello che succede
normalmente, e tutti lo abbiamo
fatto, molto spesso, quando uno stru-
mento di laboratorio non è più utiliz-
zato ed è fuori linea, diciamo: “Beh,
lo dedichiamo alla didattica”. No,
questo è stato creato proprio con
quell’intento, è stato finanziato dal
MIUR sulla legge per la divulgazione
scientifica ed è dedicato esclusiva-
mente alla didattica. Non viene
usato per altri scopi.
Nella cupola, in un’altra sala, c’è l’a-
stronomo in video-conferenza, che
ha a disposizione due computer.
Con uno gestisce le comunicazioni
con la scuola, audio e video, e sul-
l’altro ha il sistema di controllo del
telescopio, della strumentazione e di
acquisizione dei dati. E quello che
vede l’astronomo in questa configu-
razione viene replicato esattamente
sul computer della scuola. La scuola
non ha bisogno di nessuna apparec-
chiatura speciale che non sia una
normale aula informatica, che ormai
tutte le scuole hanno, un personal
computer e il collegamento in rete.
Tutto quello che serve (software spe-
ciali di controllo, ecc.) viene fornito
in remoto dall’osservatorio e replica-
to sul computer delle scuole.
E da queste altre immagini si può
comprendere poi quello che succe-
de a scuola. I ragazzini attorno al
computer. Per i primi secondi con le
mani in tasca, perché hanno paura
di aprir bocca e di muovere qualco-
sa. Dopo due secondi nessuno riesce
a levar loro il mouse di mano.
Parlando e discutendo con l’astrono-
mo i ragazzi vengono guidati a sce-
gliere un oggetto, a trovarlo sul
cielo, a capire cos’è, a capire se si
può osservare o meno. Poi ad osser-
vare, sbagliare, ripetere il tutto ed
ottenere alla fine il risultato voluto.
L’immagine sulla destra mostra
un’osservazione diurna del sole.
Questo per la parte più strettamente
tecnologica.
Per la parte metodologica, l’approc-
cio che abbiamo usato, chiesto dai
nostri colleghi e come buona prassi
da noi suggerita, è quello dell’inse-
gnamento delle metodologie speri-
mentali, valido non solo nell’astro-
nomia, ma penso determinante per
qualunque scienza. Specialmente
oggi, tenendo conto che, come qua-
lunque attività umana, anche la
scienza e i suoi risultati vengono
spettacolarizzati in modo estremo.
Che si parli di astronomia o che si
parli di medicina, tutto sembra faci-
le, tutto sembra ottenuto immediata-
mente e tutto è bello. Si parli per
esempio dei dati di una galassia o di
un vaccino, questi vengono ottenuti
in un attimo e saranno disponibili
già domani. Gli anni di lavoro prece-
denti e quelli necessari a seguire,
nessuno nemmeno li considera.
Nel nostro caso abbiamo cercato di
contrastare questa azione di spetta-
colarizzazione, che per l’Astronomia
è ancora maggiore, perché l’Astro-
nomia è una gran fornitrice di imma-
gini, anche di immagini belle e affa-
scinanti. Sulle riviste, in Internet e
per televisione si vedono pubblicate
e vengono diffuse soltanto le imma-
gini finali, belle, spettacolari. In real-
tà, come tutti noi sappiamo, i primi
risultati sperimentali e le immagini
nel nostro caso, sono risultati spor-
chi, che vanno calibrati, che vanno
ripetuti e che per essere calibrati
hanno bisogno di una gran compe-
tenza anche di tipo strumentale. Se
non conosci bene il tuo strumento, e
quello che si chiama la firma stru-
mentale, i dati non sono interpreta-
bili, brutti sono e brutti rimangono.
Questo è il percorso che cerchiamo
di far capire ai ragazzi e di farlo
anche però percorrere. Queste sono
le prime immagini ottenute dai
ragazzi quando gli si dice: “Pun-
tiamo su quella galassia ?” “Quanto
facciamo, 10 secondi di esposizio-
ne?” I risultati osservativi si possono
vedere nelle immagini in alto a sini-
stra e chi è presente a scuola li vede
effettivamente così, e allora dicono
«Cosa siamo venuti a scuola ad
osservare, aprivo a casa Internet o
una rivista di astronomia e potevo
vedere immagini molto più belle».
Allora si va a spiegargli perché l’im-
magine è venuta così brutta, perché
è granulare, perché ci sono quei
bozzoli, perché non abbiamo pulito
la camera CCD con lo straccio per
togliere i granelli di polvere. E suc-
cessivamente si spiega come si
ottengono le immagini di calibrazio-
ne ed il tutto viene fatto in diretta.
Alla fine riescono da soli ad ottenere
le immagini a colori pulite e “spetta-
colari per loro” e sono felici. Però tra
un passo e l’altro trascorrono per lo
meno tre quarti d’ora di attività. Si
cerca quindi di trasmettere il mes-
saggio che quella del ricercatore è
una professione, e che anche in que-
sta professione bisogna guadagnarsi
il pane e lavorare facendo fatica.
E questo è tutto per la descrizione
generale del progetto.
A monte di ogni osservazione c’è
però del lavoro ulteriore che è quel-
lo della preparazione e discussione
con l’insegnante. Avendo più di uno
strumento a disposizione (la camera
per le immagini, il sole, domani spe-
riamo lo spettrografo) possono esse-
re concordati e pianificati program-
mi diversi.
Necessariamente, i programmi van-
no definiti in funzione dell’età, della
preparazione, di quello che l’inse-
gnante ci chiede di proporre. La
scelta degli oggetti da osservare e le
modalità ed il livello delle spiega-
zioni vengono concordate con l’in-
segnante in precedenza. Per l’ap-
proccio per le elementari, per esem-
pio, si inizia con l’osservazione del
sole, per motivi pratici e logistici e
anche perché è molto più immedia-
to e più facile da spiegare. Con i
ragazzi delle superiori si può andare
ovviamente più nel dettaglio e quin-
di si può affrontare il discorso dell’e-
voluzione stellare e della fisica della
costituzione interna delle stelle. E si
può proseguire ancora, perché que-
sto è uno strumento che ci è stato
richiesto anche per osservare con gli
studenti dell’università. Alla fine del
triennio, o anche nel corso della
laurea specialistica, studiano Astro-
nomia ma non hanno mai visto un
telescopio (se non sono astrofili per