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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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soggetti pubblici, ha la responsabi-
lità nei confronti dei cittadini di
garantire che la quantità e la qua-
lità dei servizi erogati siano ade-
guate al bisogno esistente sul terri-
torio? La risposta dovrebbe essere:
la Provincia; ma se altri soggetti
pubblici (come le Università, le
Camere di commercio, i Comuni)
possono, con risorse proprie o co-
munque acquisite, decidere auto-
nomamente di svolgere servizi per
l’impiego, in che consiste il potere
di governo della Provincia?
Sul punto noto tra i soggetti interes-
sati (in primo luogo Province e Co-
muni) grande consapevolezza dei
pericoli e ampie disponibilità ad in-
dividuare procedure, modalità e for-
me di collegamento volte ad assicu-
rare un’azione coordinata.
B) Abbiamo detto in precedenza che
obiettivo della riforma dei servizi per
l’impiego è quello di innalzare la
quota di incroci tra domanda ed of-
ferta di lavoro realizzati in forma or-
ganizzata.
Su questo punto i commenti allo
schema di decreto legislativo sono
generalmente improntati all’ottimi-
smo, sulla base del seguente ragio-
namento: più soggetti ammessi a
svolgere questo tipo di servizio, più
incroci tra domanda ed offerta in for-
ma oMOderganizzata.
Mi permetto però di richiamare la
vostra attenzione sul fatto che il ri-
sultato non è automatico. E’ neces-
sario infatti che i soggetti chiamati
in causa dal legislatore siano effetti-
vamente interessati. E invero non
depone a favore della preesistenza
o dell’ automatica sussistenza di un
vivo interesse il fatto che già in pre-
cedenza, ai sensi dell’art. 10 del d.
lgs. n. 469, molti dei nuovi soggetti
avrebbero potuto svolgere attività di
mediazione tra domanda ed offerta
di lavoro e non lo hanno fatto; cer-
to con qualche requisito da soddi-
sfare in più, ma consentitemi di di-
re che non si trattava di ostacoli in-
superabili.
C) In questo sistema misto, qual è
il rapporto tra pubblico e privato?
La legge sembra orientata ad una
“cooperazione forzosa”, giustifica-
ta da una implicita valutazione ne-
gativa del pubblico (considerato
sempre inefficiente) e positiva del
privato (considerato sempre effi-
ciente). Gli artt. 13 e 14 dello
schema di decreto legislativo offro-
no interessanti opportunità di rac-
cordo pubblico-privato. Vedremo i
risultati che sapranno dare. Segna-
lo però che quella offerta dallo
schema di decreto non è l’unica
se) in grado di assumere la questione
della strategia e dell’organizzazione
del CPI non come una sorta di “lus-
so” inessenziale da rinviare a tempi
migliori (perché oggi ci sarebbero
“ben altre cose più urgenti e vitali di
cui occuparsi”), ma piuttosto, ormai,
come un fattore cruciale, ineludibile
proprio per migliorare la performan-
ce del CPI (la gamma dei servizi che
essi sono in grado di erogare, l’effi-
cacia dell’erogazione, l’efficienza
operativa).
L’organizzazione del CPI (e, a mon-
te, la definizione della strategia alla
quale essa dovrebbe essere funzio-
nale) costituisce quindi oggi nel si-
stema dei SPI un autentico “collo di
bottiglia” per lo sviluppo qualitativi
e quantitativo dei servizi “oltre l’e-
mergenza”: per questo stesso motivo
essa costituisce nello stesso tempo
una risorsa-chiave che può essere
utilizzata per il miglioramento della
performance della struttura e del suo
impatto sulla situazione locale (svi-
luppo economico, mercato del lavo-
ro).
* Abbiamo richiamato alcuni degli
interrogativi che hanno guidato
questo intervento e che possono
essere approfonditi in Pier Giovan-
ni Bresciani, “L’organizzazione
dei centri per l’impiego, vincolo e
risorsa per lo sviluppo del nuovo
sistema”, Studio Méta & associati,
Bologna.
CENTRI PER L’IMPIEGO
E ORIENTAMENTO:
L’ESPERIENZA
DELL’AGENZIA
DEL LAVORO DI TRENTO
Mauro Ghirotti
CENNI STORICI SULL’ESPERIENZA
DI ORIENTAMENTO PROFESSIO-
NALE IN PROVINCIA DI TRENTO
La Legge Provinciale 16 giugno
1983, n. 19, ha istituito l’Agenzia
del lavoro di Trento. E’ una struttura
dotata di autonomia gestionale, am-
ministrativa e contabile, alla quale è
affidata l’attuazione degli interventi
di politica attiva del lavoro a livello
locale: osservazione del mercato del
lavoro, sostegno alla formazione sul
lavoro dei giovani, elevazione pro-
fessionale dei lavoratori, sostegno al-
l’avvio di attività di lavoro autono-
mo, iniziative per favorire l’occupa-
prospettiva possibile. Accanto a
queste forme ne possono esistere
altre, già sperimentate nelle realtà
più attente ai nuovi sviluppi, in cui
pubblico (tutto il pubblico, quindi
la Provincia i principali Comuni,
l’Università) e privato (in particola-
re il privato sociale, quello rappre-
sentato dalle associazioni dei dato-
ri di lavoro e dei lavoratori, dagli
enti bilaterali) si uniscono per lo
svolgimento di servizi per l’impie-
go, a volte mediante convenzione
(v. Veneto), in altri casi adottando
agili forme di tipo privatistico, me-
diante la costituzione di società, in
grado di assicurare la necessaria
efficienza (v. FIL s.p.a. di Prato).
MODELLI
ORGANIZZATIVI
E STANDARD
DI SERVIZI*
PierGiovanni Bresciani
Che cosa significa “definire la strate-
gia” e “progettare l’organizzazione”
di un centro per l’Impiego (CPI)? Per-
ché è importante occuparsene? Co-
me occorre procedere per farlo? A
quali criteri ci si dovrebbe ispirare?
Quali metodi e strumenti sono utiliz-
zabili da un responsabile di CPI che
intenda occuparsene? Quali tipi di
soluzioni “standard” (o “modelli”)
sono eventualmente disponibili al ri-
guardo? Che ruolo può svolgere,
concretamente, un responsabile nel
definire la strategia e nel progettare
l’organizzazione del proprio CPI?
Quali sono i margini di autonomia e
discrezionalità che può effettiva-
mente esercitare al riguardo? Quali
sono le qualità che servono per far-
lo? E una volta fatto, tutto questo ser-
ve davvero a migliorare la perfor-
mance del CPI?
Questi interrogativi risultano partico-
larmente cruciali in questa fase di
evoluzione del sistema dei servizi
nel nostro Paese, nella quale lo
“shock” del passaggio dal Ministero
alle Regioni e alle Province, con la
sua rincorsa delle emergenze e la
necessità di tutti i soggetti coinvolti
di capire “cosa è effettivamente suc-
cesso” e “che cosa sta per succede-
re” sta lentamente lasciando luogo
anche grazie all’utilizzo delle risorse
UE dell’Asse1 del nuovo FSE, ad un
atteggiamento maggiormente artico-
lato, orientato alla programmazione
(dei servizi, delle azioni, delle risor-
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