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Super Io, qui vengono presentati
come Adulto, Bambino e Geni-
tore, ossia stati dell’individuo
con cui esso si relaziona, ed è
questa la novità rispetto agli ap-
procci tradizionali, all’ambiente
esterno.
Un copione, frutto di esperienze
passate, è lo strumento usato
per dialogare con l’esterno: più
esso è compromesso dalle pri-
me esperienze di vita, più sarà
difficile, per l’individuo assume-
re una prospettiva da Adulto in
grado di leggere la realtà, sen-
za forti condizionamenti che
possono inficiare l’idea che
ognuno ha di sé. A questo pun-
to emerge la necessità di por-
tare avanti un discorso riguardo
alla difficoltà che il consulente
si trova ad affrontare nel mo-
mento in cui si relaziona al
cliente del Bilancio: ‘verità del-
l’altro o specchio delle nostre
(spesso) tacite anticipazioni?’ -
si chiedono gli autori (cfr pag
166 del testo).
Il vecchio ed annoso problema
dell’interpretazione del dato è
il nodo su cui riflettere: la solu-
zione sembra quella di dedica-
re molta attenzione, durante i
colloqui con il cliente, a come
il dato, la realtà, si costruisca
nella relazione stessa e non
fuori da essa.
L’incontro tra il consulente ed il
cliente del Bilancio è il luogo in
cui nasce la visione della realtà:
la capacità del primo consiste
nel creare lo spazio per ciò che
gli autori chiamano ‘perspi-
cuità’. Si tratta, crediamo, della
capacità di riformulare il pensie-
ro dell’altro senza porre secche
alternative tra opzioni ma atti-
vando una de-costruzione e ri-
costruzione del dato all’interno
dell’incontro e della narrazione
tra i due. Il paradosso consiste
nel ‘dover essere orientanti sen-
za orientare‘ .
Nuovi dispositivi
Il quarto capitolo apre decisa-
mente la prospettiva ad una
eventuale trilogia/terza parte
sull’argomento.
Gli autori, infatti, propongono
l’uso dello ‘scheletro’ di base del
modello per la costruzione di
materiali ancora più agili e snelli
(ad esempio l’Analisi delle com-
petenze e risorse personali).
È questo, forse, l’invito a rimane-
re sempre propositivi e a guar-
dare sempre più lontano maga-
ri, noi aggiungiamo, nella spe-
ranza di poter parlare un giorno
di Bilancio delle competenze
anche a chi esperienze lavorati-
ve ancora non ne possiede!
CONCLUSIONI
A conclusione di questo inter-
vento, vogliamo includere alcu-
ne considerazioni relative all’uso
della tecnica. Ogni scheda me-
todologica fornita, mira a co-
gliere alcuni aspetti essenziali
dell’esperienza della persona; la
logica che sottende il Bilancio
delle competenze, può essere
interpretata come una ricerca
mirata a far emergere una forte
autoconsapevolezza rispetto al-
le proprie potenzialità e caratte-
ristiche. Ciò è necessario in
quanto il possesso di una com-
petenza da parte del soggetto,
non significa necessariamente il
suo estrinsecarsi nella realtà. Es-
so è dato dal maturo e respon-
sabile riconoscimento delle reali
possibilità di espressione.
Quello che per il consulente risul-
ta a volte pericolosamente
scontato, per i destinatari può
essere ‘luogo sconosciuto’ e
quindi inaccessibile e non utiliz-
zabile. Il ruolo fondamentale del
consulente è allora quello di far
emergere la consapevolezza at-
traverso piccole e, logicamente
scandite, tappe di riflessione. Lo
stile, non direttivo, dei colloqui,
richiede al consulente una pre-
parazione che si fonda sulla ca-
pacità di riformulare le parole e i
pensieri dei clienti per creare
uno spazio comune di comuni-
cazione, ove le parole dette ed
i significati sottesi, difficilmente
possono diventare fonte di frain-
tendimento.
Ogni cliente, come abbiamo vi-
sto, possiede una sua struttura di
comunicazione ed un suo siste-
ma di riferimento: spetta al con-
sulente trovare la chiave di lettu-
ra della realtà utilizzata dal sog-
getto. I fuochi esposti, possono
essere letti come un passaggio
dalla riflessione sull’acquisito, al-
la consapevolezza del desidera-
to alla realizzazione di un pro-
getto.
L’esito naturale di un processo di
questo genere, auspichiamo
possa essere la piena volontà e
desiderio di crescita professiona-
le. Il Bilancio di competenza può
quindi essere letto come ‘labo-
ratorio dove sperimentare e spe-
rimentarsi’ senza creare rischiosi
e penalizzanti fallimenti derivati
dalla non piena coscienza delle
potenzialità possedute e delle
possibilità offerte. La consape-
volezza dello scarto tra queste
due dimensioni è ciò che riflette,
a nostro avviso, la vera forza del
bilancio di competenze. Il ruolo
che spetta al consulente è in
fondo quello di dare ‘l’anima‘ a
questo strumento.
Anna Cragnolini
Libri • la recensione
90
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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