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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 50
che possiede invece le caratteristiche
di una barbarie auto-idealizzantesi. In
questa situazione, la nostra speranza
per il risveglio è costituita dal cosiddetto
“potenziale umano”,
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che prima di tutto
è l’amore, tanto nella sua dimensione
compassionevole che nella sua dimen-
sione devozionale, capace di ascendere
al divino e agli ideali più elevati.
Quello che tuttavia non viene ancora
riconosciuto è che il risvegliarsi all’a-
more non richiede solo un processo
terapeutico o la purificazione del nostro
egoismo vorace, bensì il recupero della
nostra sana natura istintiva, che ha do-
vuto soccombere attraverso millenni di
cultura repressiva. Tale cultura insegna
l’antagonismo e la competizione invece
del piacere e ancor di più dell’ascolto
degli impulsi naturali. Per questomotivo
la cultura occidentale non è riuscita a
evolversi in una civiltà autenticamente
cristiana, fondata sull’amore e non sulla
violenza e l’avidità. Il motivo essenzia-
le per questa mancata trasformazione
positiva è che il cristianesimo ha trascu-
rato il fatto che per amare il prossimo
è necessario l’amore per se stessi e che
per amare se stessi è necessario amare
il proprio animale interiore o “
bambino
interiore
”, che non è altro se non la no-
stra naturalezza istintiva. Diventa così
urgente che la nuova forma educativa
si ponga l’obiettivo della trasformazione
della cultura repressiva e diventi un’edu-
cazione alla libertà e alla responsabilità
che deriva dalla libertà medesima.
Si potrebbe pensare che tutto que-
sto possa apparire utopico: chi sarebbe
capace oggigiorno di insegnare la co-
noscenza di sé, la libertà e l’amore? Si
può rispondere a questa domanda se
si comprende che non si potrà avere
una nuova educazione senza formare
degli educatori in grado di impartirla.
Educatori che non solo imparino cose
nuove, ma che siano capaci di sviluppa-
re le capacità fondamentali che la nuova
educazione deve trasmettere, capacità
che propongo di definire
competenze
esistenziali
.
UN MODELLO DI
FORMAZIONE PER
GLI EDUCATORI DI
DOMANI
Finora non abbiamo ancora proposto,
a livello istituzionale, un modello di for-
mazione perché gli educatori di domani
siano molto più che istruttori e agenti di
repressione. Non lo abbiamo mai fatto
perché si ignora che disponiamo di un
metodo efficace per lo sviluppo delle
competenze esistenziali e di esperti in
tale settore. Questo metodo è stato svi-
luppato nel corso di circa cinquant’anni,
durante i quali ne hanno beneficiato
molti educatori in molti Paesi di quat-
tro continenti. Essi hanno apprezzato
gli effetti del processo di trasformazio-
ne che tale metodo offre, al punto tale
che una Facoltà Universitaria Europea
mi ha conferito la laurea honoris cau-
sa in Scienze della Formazione.
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Solo
che finora nessuna università e nessun
governo hanno deciso di approfittare
di questa preziosa risorsa. Come mai?
In primo luogo per l’inerzia burocra-
tica di un’istituzione come l’università,
che è stata creata per dare un servizio
alla società e che ora serve solo a se
stessa, secondo una modalità autorefe-
renziale. In secondo luogo per un’igno-
ranza sistemica.
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In terzo luogo anche
per il sospetto che chi predica una“buo-
na novella” lo faccia solo per arricchirsi
o per acquisire prestigio.
Mi auguro tuttavia che questo mio
intervento possa stimolare un’iniziativa
da parte del governo cileno in ascol-
to per produrre un qualche progetto
concreto, per esempio un programma
pilota sperimentale complementare
alla formazione accademica tradiziona-
le dell’Istituto di Pedagogia, che possa
essere valutato e poi riprodotto
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. Sono
inoltre convinto che il nostro futuro si
configuri come una sfida tra la trasfor-
mazione dell’educazione e la catastrofe.
Nonostante sia stato nel corso della mia
vita una persona più interessata alla vita
Figura 1:“La Tierra”. Scultura di Totila
Albert, esposta al Museo di Santiago
del Cile“Centro Cultural Palacio de la
Moneda”. La scultura è stata adottata
da Naranjo come logo della sua
Fondazione
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