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ORIENTAMENTO SCUOLA E FORMAZIONE
una strumentazione rigidamente definita
a priori, che nelle intenzioni dovrebbe age-
volare l’esposizione del proprio percorso da
parte degli utenti, rischia invece, talvolta,
di rendere più faticoso e lento il processo
di comprensione della loro esperienza.
Il colloquio incentrato sulla narrazione
è apparso, in questo senso, una modalità
promettente per concretizzare in una pra-
tica professionale i suggerimenti derivanti
dall’approccio del Life Design, secondo il
quale, ricordiamo, l’oggetto su cui le azioni
orientative lavorano è sempre la
carriera
soggettiva
.
Il terzo gruppo di lavoro si è dedicato
alla progettazione di un intervento rivolto
a docenti, educatori e formatori. Questa
scelta è stata dettata dalla constatazione
che il Life Design non può essere ridotto ad
una ‘tecnica’, che può essere usata ad hoc
in certi tipi di azioni e proposta in modo
sostanzialmente svincolato dal contesto
culturale più generale. Al contrario, assu-
mendo una concezione di orientamento
come processo continuo che riguarda l’in-
tero arco di vita e le diverse sfere di vita,
il paradigma del Life Design delinea un
approccio globale
che necessariamente
chiama in causa una pluralità di agenti:
è necessario perciò porsi il problema di
una diffusione culturale ampia e coerente,
all’interno della quale gli interventi possano
funzionare in modo sinergico.
La progettazione di un percorso di que-
sto tipo è stata quindi l’occasione per ri-
flettere sull’efficacia delle tecniche nar-
rative finalizzate alla sensibilizzazione e
alla comunicazione di tipo culturale e ha
consentito di mettere in evidenza il ben
noto potere evocativo delle storie, nonché
la possibilità che esse offrono di attivare
processi interpretativi e proiettivi. Anche
da questo punto di vista, naturalmente, si
è riscontrato che l’efficacia è condizionata
non solo ad un utilizzo mirato delle tecni-
che, ma anche, e soprattutto, alla creazione
di un setting idoneo.
Mi sembra importante concludere que-
sto contributo con un’ultima riflessione di
carattere più generale. Credo sia sensazio-
ne comune a tutti i professionisti e a chi
opera sul campo, ogniqualvolta veniamo
in contatto con un
nuovo approccio
, quella
di riscontrare in esso qualcosa che
“in un
certo senso, per certi aspetti, in parte, senza
chiamarlo in questo modo… faccio già”.
Per loro natura, infatti, le scienze sociali
recepiscono e studiano cambiamenti già
in atto nella vita delle persone e, spesso,
nelle pratiche professionali. Ciò che esse ci
forniscono è una preziosa ‘
cornice di senso’
entro cui poter collocare le soluzioni che
ciascuno di noi costruisce, singolarmente
e pragmaticamente, cercando di risolvere
i concreti problemi che incontra. Adottare
questa ‘cornice di senso’ quindi, non im-
plica necessariamente un cambiamento
radicale delle proprie modalità di operare,
ma consente di trasformare delle pratiche
individuali estemporanee, in un knowhow
professionale, dotandosi di un lessico e di
chiavi di lettura comuni, all’interno di quel
processo continuo che è l’evoluzione di
una professione.
Annalisa Rinaldi
Psicologa del lavoro e delle organizzazioni
Consulente Libera professionista
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