53
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 45
sia dalle caratteristiche soggettive della
persona stessa che dal contesto sociale
in cui essa vive.
I principali riferimenti metodologici di
questo paradigma possono essere rintrac-
ciati nei modelli della
self construction
di
Guichard e della
career construction
di
Savickas.
In estrema sintesi, possiamo dire che
il primo descrive i processi attraverso cui
le persone connettono i diversi ambiti
della propria vita e le diverse esperienze,
ordinandole in base a determinate pro-
spettive al fine di costruire un’immagine
di sé che abbia una propria unitarietà,
per quanto dinamica e per certi aspetti
plurale. Questo processo di unificazione
non è compiuto una volta per tutte ma è
un processo continuo ed è connesso alla
creazione di certe aspettative riguardo al
proprio futuro e quindi alle intenzioni e
alle azioni della persona (Guichard, 2005).
Il secondo modello descrive invece il pro-
cesso di costruzione della
‘career’
4
come
processo attivo di attribuzione di senso,
in cui l’individuo conferisce un significato
personale ai ricordi passati, alle esperienze
presenti e alle aspirazioni future. In questo
senso, il riferimento è sempre al concetto
di ‘career soggettiva’, costrutto psicologico
che svolge funzioni di guida, regolazione
e sostegno delle scelte e delle condotte
professionali. (Savickas, 2005)
Infine, le finalità che dovrebbero essere
perseguite attraverso le azioni orientative
sono sintetizzate dagli autori in tre con-
cetti chiave:
l’adattabilità, la narrabilità e
l’azione
(Savickas et al, 2009):
1) Il concetto di adattabilità, evidente-
mente saliente nel contesto socio eco-
nomico attuale, non si riferisce ad una
generica disponibilità ad adeguarsi a si-
tuazioni differenti da quelle desiderate:
esso richiama, piuttosto, la possibilità
di muoversi efficacemente in conte-
sti mutevoli e di progettare il proprio
futuro attivando risposte flessibili di
fronte alle transizioni e alle eventuali
difficoltà. In quest’accezione il concetto
di adattabilità ricomprende i costrutti
della resilienza, del committment e del
locus of control.
2) Sostenere la narrabilità significa invece
aiutare le persone a ‘
costruire e nar-
rare una storia che parla del proprio
lavoro e della propria vita con coe-
renza e continuità’
. Il significato che le
persone attribuiscono alle esperienze
che vivono, e a quelle a cui aspirano,
rappresenta l’elemento di integrazione,
ovvero ciò che consente di passare da
un lavoro all’altro, da una situazione
all’altra, mantenendo intatto il senso
della propria identità e ricercando una
sintesi soddisfacente tra i propri bisogni
e le possibilità del contesto.
3) L’intervento orientativo deve natural-
mente proiettarsi in una prospettiva
temporale rivolta al futuro: è necessario
che vengano prese in considerazione le
continue costruzioni e ricostruzioni che
le persone fanno delle loro storie di vita e
di lavoro, per aiutare l’emergere di nuovi
possibili significati, che si traducano non
tanto nell’enunciazione di una scelta,
quanto piuttosto nella messa a fuoco
di un’intenzione e nell’accendersi di un
impegno. In assenza di questo obiettivo
a carattere trasformativo e propulsivo,
l’azione orientativa si limiterebbe ad
una pratica speculativa o, al massimo,
consolatoria.
LE METODOLOGIE
NARRATIVE
NELL’OTTICA DEL LIFE
DESIGN
‘Si potrebbe dire che ognuno di noi co-
struisce e vive un racconto, e che questo
racconto è noi stessi, la nostra identità.
Per essere noi stessi, dobbiamo avere noi
stessi, possedere e se necessario ripossede-
re, la storia del nostro vissuto. Dobbiamo
ripetere noi stessi, nel senso etimologico
del termine, rievocare il dramma interiore,
il racconto di noi stessi. L’uomo ha bisogno
di questo racconto, di un racconto interiore
continuo, per conservare la sua identità, il
suo sé’ (O. Sacks, 2001, L’uomo che scambiò
sua moglie per un cappello).