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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 45
l’apertura a nuovi punti di vista.
Per quanto concerne il lavoro di resti-
tuzione, una prima importante attenzio-
ne riguarda il rispetto del confine con il
piano clinico e con quello diagnostico; in
questo contesto, la restituzione riguarda
infatti esclusivamente il piano cognitivo.
Esempi di temi che possono guidare la
rilettura sono le ricorsività narrative, le sa-
lienze relazionali, le attribuzioni cogniti-
ve, la prospettiva temporale o, ancora, le
cosiddette ‘storie silenziose’. In ogni caso,
la restituzione che l’orientatore offre alla
persona è una
rilettura in chiave riflessiva
che sostenga e stimoli la costruzione auto-
noma di un immagine di sé e del contesto.
Qualsiasi interpretazione che esulasse da
questo piano, oltre ad essere scorretta dal
punto di vista deontologico e inattendibile
dal punto di vista del contenuto, compro-
metterebbe le caratteristiche del setting
narrativo.
RIFLESSIONI
SUI PERCORSI E
SULL’ESPERIENZA DEL
LABORATORIO
Altre riflessioni sono emerse in relazione
alle tre differenti azioni progettate all’inter-
no del laboratorio: un intervento di gruppo
destinato a ragazzi di 15-19 anni (fascia 1 -
Garanzia Giovani), un colloquio individuale
di orientamento di secondo livello rivolto
ad adulti disoccupati o sospesi (percorsi
di rimotivazione alla formazione e al lavo-
ro - fascia 5 Progetto Pipol) e un progetto
educativo volto al cambiamento culturale,
dedicato a docenti, formatori ed educatori.
Per quanto concerne la progettazione
dell’
intervento di gruppo
è necessario pre-
mettere che le tecniche narrative, nell’ap-
proccio del Life Design, vengono tradizio-
nalmente applicate alle situazioni di tipo
individuale: è stato quindi interessante, sia
dal punto di vista operativo che dal punto
di vista metodologico, ragionare sulle loro
potenzialità e criticità in un contesto di
orientamento di gruppo. In quest’ottica,
una delle evidenze più significative è stata
la constatazione di come questo contesto
possa amplificare alcune delle caratteristi-
che delle metodologie narrative, mettendo
ciascun partecipante alternativamente nel
ruolo di narratore e di ascoltatore ed offren-
do la possibilità di proporre la costruzione
e il racconto di ‘storie del gruppo’.
Le caratteristiche del gruppo come
‘setting di orientamento’ che entrano in
gioco in un percorso di questo tipo sono
essenzialmente due: la possibilità di spe-
rimentare il
conflitto socio cognitivo
e la
possibilità di sperimentare
l’accettazione
di sé da parte dell’Altro
. Il primo aspetto
consente di entrare in contatto con rap-
presentazioni, modelli di comportamen-
to e vissuti diversi dai propri, innescando
il processo di ristrutturazione cognitiva;
il secondo aspetto, invece, alimenta nei
partecipanti l’autoconsapevolezza e l’au-
tostima (Pombeni Chiesa, 2009).
La situazione di gruppo consente, in altri
termini, di prendere atto di essere
simili
gli uni agli altri
, quindi non soli,
ma an-
che diversi gli uni dagli altri
, quindi unici:
in virtù di queste caratteristiche, si rivela
particolarmente adatta all’esplorazione e
alla ri-definizione di sé. Naturalmente, però,
affinché queste potenzialità si realizzino e
il gruppo non diventi al contrario un im-
pedimento alla realizzazione degli obiettivi
orientativi individuali, è necessario che il
conduttore si faccia garante, oltre che del
corretto utilizzo delle tecniche utilizzate,
di un attento presidio delle dinamiche di
gruppo.
La progettazione del colloquio di orien-
tamento ha offerto l’opportunità di una
riflessione riguardo al tema del linguaggio.
Una peculiarità delle tecniche narrative è
quella di consentire una comprensione
delle realtà soggettive delle persone, man-
tenendosi coerenti con il loro linguaggio.
Nelle pratiche orientative si verifica spes-
so, paradossalmente, la situazione contra-
ria: si chiede agli utenti di
‘tradurre’ la loro
rappresentazione di sé e della loro storia
nel ‘nostro’ linguaggio
. Operare questa
traduzione richiede fatica, perciò spesso
le persone rinunciano e si appiattiscono
su una passiva esecuzione del compito
richiesto, che inevitabilmente si svuota di
significato. Per questa ragione, l’utilizzo di
1...,46,47,48,49,50,51,52,53,54,55 57,58,59,60,61,62,63,64,65,66,...98
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