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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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LA SCUOLA COME ORGANIZZAZIONE
IL PUNTO DI VISTA DELLA PEDAGOGIA
Matteo Cornacchia
Nel più recente panorama della ri-
cerca educativa si sta riscontrando,
ormai già da qualche anno, un
emergente interesse per gli aspetti
organizzativi delle agenzie formati-
ve e della scuola in particolare. Fino
a non molto tempo fa i pedagogisti
guardavano ai contesti scolastici
dal punto di vista delle finalità edu-
cative, dei processi di insegnamen-
to e degli stili di apprendimento.
Tutto il resto (dalla gestione delle ri-
sorse umane all’organizzazione dei
tempi e degli spazi) sembrava non
interessarli direttamente perché
estraneo al dominio pedagogico di
loro competenza.
Si era dunque venuta a creare una
distinzione piuttosto rigida. Da una
parte i processi formativi, da sem-
pre considerati come il regno del-
l’affettività, dei carismi personali,
della gestione creativa di ciò che ac-
cade «qui e adesso» tra insegnanti e
alunni e, pertanto, meritevoli di
studi empirici. Dall’altra tutte quel-
le sovrastrutture formali che, di fat-
to, limitando con regole, procedure
e controlli l’esercizio della libertà
d’azione degli insegnanti (Romei,
1999), venivano percepite come al-
tra cosa rispetto alla didattica ed al
lavoro d’aula. Significativo, in pro-
posito, lo sfogo di una maestra rac-
colto da Romei durante un corso
d’aggiornamento per insegnanti:
«Passo il mio tempo ad occuparmi
di organizzazione: la mensa, la bi-
blioteca, la ricreazione, le uscite, le
compresenze, e non me ne resta al-
tro per il mio compito principale,
che è educare». Singolare, sottoli-
nea lo stesso Romei, non tanto la
protesta per il sovraccarico di in-
combenze, quanto piuttosto la di-
stinzione netta fra il mondo dell’or-
ganizzazione, che si occupa di “co-
se materiali”, e il mondo dell’edu-
cazione, che evidentemente ne può
fare a meno.
Il problema della separazione fra il
momento educativo e quello orga-
nizzativo era già ben noto a Karl
Weick, sociologo che ha dedicato
buona parte dei suoi studi proprio
ai contesti scolastici. Egli, in un ce-
lebre articolo pubblicato nella rivi-
sta
Administrative Science Quarterly
nel 1976, descriveva la scuola attra-
verso questa paradossale metafora:
«Immaginate di essere arbitro, alle-
natore, giocatore o spettatore di una
singolare partita di calcio: il campo
ha forma circolare, le porte sono più
di due e sono sparse disordinata-
mente lungo i bordi del campo. I
partecipanti possono entrare e usci-
re dal campo a piacere; possono di-
re “ho fatto gol” per quanto voglio-
no, in ogni momento, per quante
volte vogliono. Tutta la partita si
svolge su un terreno inclinato e vie-
ne giocata come se avesse senso.
Ora, se sostituiamo nell’esempio
l’arbitro con il preside, gli allenato-
ri con gli insegnanti, i giocatori con
gli studenti, gli spettatori con i ge-
nitori e il calcio con l’attività scola-
stica, si ottiene una definizione al-
trettanto singolare delle organizza-
zioni scolastiche». L’intento di
Weick non era quello di descrivere
la scuola come un’organizzazione
priva di senso, ma, al contrario,
quello di sottolineare la necessità di
possedere, anche per la scuola, un
modello organizzativo adatto alle
finalità educative, didattiche e so-
ciali dei sistemi di istruzione. Que-
sta esigenza nasceva dalla volontà
di superare alcuni atteggiamenti
spontaneistici ed occasionali con
cui, troppo stesso, venivano definiti
i processi di insegnamento ed ap-
prendimento e le attività scolastiche
in generale. Weick, pertanto, propo-
se di intendere i contesti scolastici
come
sistemi a legame debole
, caratte-
rizzati cioè da un elevato grado di
autonomia e indipendenza delle
singole componenti (docente, am-
ministrativa, studentesca, ambien-
tale) che costituiscono l’organizza-
zione scolastica.
Il mondo della pedagogia ha rece-
pito relativamente tardi questo in-
vito ad aprire la riflessione sulla
scuola anche alle istanze organizza-
tive ed alla necessità di conciliarle
con quelle educative e didattiche.
Le ragioni di tale ritardo possono
essere sintetizzate in tre considera-
zioni principali.
Anzitutto è sopravvissuta troppo a
lungo la confusione che, nel corso
degli anni, si è venuta a creare fra il
concetto di
organizzazione
ed il con-
cetto di
azienda
. In altri termini per
lungo tempo la riluttanza nei con-
fronti di un approccio organizzati-
vo alle istituzioni scolastiche è stato
giustificato dal timore di ridurre la
scuola alla stregua di un’azienda,
ual è il modello organizzativo
più adeguato alle esigenze
dell’attuale sistema
formativo? Superata
definitivamente la logica
centralistica e verticistica di
derivazione gentiliana, oggi
l’autonomia scolastica
suggerisce l’opportunità di
soluzioni diversificate,
contestuali ed orientate
all’apertura e all’integrazione
fra sistemi
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