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ro dello studente. L’attività di un in-
dividuo è solo la manifestazione di
un ampio network di relazioni. Uno
studente non ce la fa mai da solo né
fallisce da solo.
Dai curricula ai criteri culturali
Secondo la tradizione individuali-
sta, il lavoro di uno studente viene
valutato in base a standard di un
programma di studi fisso. La logica
ed il contenuto del programma,
predisposto in assenza dello stu-
dente, stabilisce ciò che conta come
“conoscenza importante”. Con una
crescente sensibilità verso il conte-
sto relazionale, iniziamo a vedere i
limiti di un programma di studi ba-
sato sull’individuo e la disciplina.
Sempre più vediamo le mura delle
classi come barriere artificiali tra il
processo educativo e culturale. Le
nostre attività nel mondo vengono
raramente incasellate in pacchetti
disciplinari, né la ragione effettiva è
mai slegata da contesti spesso com-
plessi. “L’istruzione situata” è es-
senziale. È in questa prospettiva
che potremmo apprezzare gli sforzi
innovativi di molti insegnanti che
creano dei legami fra le classi ed il
contesto culturale. Per esempio, gli
esercizi di “valutazione autentica”,
nei quali gli studenti lavorano in-
sieme per risolvere problemi com-
plessi nell’ambiente esterno e co-
municano i loro risultati ad un pub-
blico diverso da quello degli inse-
gnanti, stanno gradualmente tro-
vando una loro maturazione. Più
ampiamente visibili sono i pro-
grammi universitari nel servizio
dell’apprendimento; in questo caso
l’impegno della comunità serve da
matrice educativa. Più sottilmente
ma persuasivamente, gli educatori
spingono i loro studenti ad esplora-
re il Web mondiale per avere pro-
spettive molteplici su un tema asse-
gnato. Alla Rice University il labo-
ratorio di insegnamento Gardiner
Symonds non fornisce leggii o scri-
vanie per gli insegnanti. Piuttosto
troviamo molti computers, sedie gi-
revoli per studenti ed insegnanti, e
tre pareti provviste di pannelli sui
quali ogni computer può proiettare
i suoi contenuti, insieme a materia-
le video e CD Rom. La classe può
lavorare virtualmente e simultanea-
mente in ogni parte del mondo.
IMPEDIMENTI
ED INVITI
La mia speranza è che si possa indi-
viduare tra i frammenti del cambia-
mento educativo un modello emer-
gente, e che si possa porre questo
modello all’interno di una più am-
pia trasformazione culturale. Allo
stesso tempo credo che siamo appe-
na arrivati al punto di partenza. Se-
condo la mia opinione la maggior
parte dell’attività educativa rimane
collocata all’interno della tradizio-
ne individualista. Tra i più forti im-
pedimenti al cambiamento relazio-
nale ci sono le forti convinzioni sul-
la valutazione individuale e la re-
sponsabilità standardizzata. Per va-
rie ragioni, buone e cattive, gli inse-
gnanti sono vicini ai genitori ed an-
che agli studenti nel desiderio di sa-
pere dove si colloca l’attività di
ogni individuo in confronto agli al-
tri. L’ideologia individualista è tan-
to forte quanto penetrante. Gli inve-
stimenti nella valutazione indivi-
duale si intensificano, comunque,
se si pensa che sono collegati agli
esami di valutazione standardizza-
ti. Quando vince la visione secondo
cui la ragione e la conoscenza sono
universali, trascendendo da ogni
bisogno e valore della comunità, si
arriva alla brutale competizione fra
studenti, scuola, regioni e nazioni.
Concludo con un aneddoto perso-
nale, in parte per sottolineare il bi-
sogno di un impegno dalle salde ra-
dici nella sfida relazionale ed in
parte per riflettere sulle sue poten-
zialità. Spinta dalla sfida del rela-
zionismo, ho compiuto un esperi-
mento sostituendo la composizione
scritta con il dialogo. In questo caso
gli studenti lavorano in piccoli
gruppi su un argomento attinente
al corso. Ogni studente contribuisce
ad una serie di scambi via mail. Il
voto si basa sulla qualità del dialo-
go, se le parole di uno arricchiscono
quelle dell’altro, informano il grup-
po, e portano il dialogo verso nuo-
ve direzioni. Secondo la mia espe-
rienza gli studenti amano questo
modo di lavorare e ne sperimenta-
no significativi benefici. Inoltre, cre-
do di aver imparato anch’io dalla
discussione che è nata. Comunque,
nonostante io abbia valutato il dia-
logo nel suo insieme, gli studenti
hanno insistito nell’avere un voto
personale corrispondente al loro
personale contributo. Ho esitato, ri-
flettuto ed alla fine ho capitolato ai
loro desideri. Forse le innovazioni
sono migliori quando portano con
sé residui di tradizione. La discus-
sione rimane aperta…
Kenneth J. Gergen
Docente di Psicologia
Swarthmore College Pennsylvania
(Trad. di Sabrina Perini)
Orientamento
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QUADERNI
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ORIENTAMENTO
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