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Editoriale
La principale sfida
del sistema formativo sostiene, nel-
l’articolo di apertura, Kenneth J. Gergen, ci induce a concentrare l'attenzione ed a con-
vogliare gli investimenti sul
processo di relazione,
rinunciando definitivamente a centrare
l’obiettivo sul singolo studente. Si tratta di un passaggio che dovrebbe essere scontato
ma che, in realtà, nel mondo occidentale è assai impegnativo e costringe a superare una
concezione sedimentata della teoria e dell'organizzazione. Quando riteniamo che la
mente individuale sia la realtà primaria, chiosa Gergen, creiamo un abisso fra l'individuo
e gli altri poiché il buon ragionamento non è un momento privato, bensì l'autentica
espressione di una rielaborazione interpersonale.
Il ruolo e la formazione della scuola
, nell'attuale società complessa, dipendono anche dalla
sua organizzazione dato che 'i fallimenti nella scuola sono dovuti in grande misura a ca-
renze organizzative e di intesa fra i docenti'. Allora, si chiede Matteo Cornacchia, quali
possono essere i rimedi? Superata la logica centralistica e verticistica ed in accordo con
l'autonomia scolastica egli, nella sua disamina, suggerisce l'opportunità di soluzioni di-
versificate, contestuali ed orientate all'apertura e all'integrazione fra sistemi.
Franca Ometto scrive che
la società della conoscenza
esprime un bisogno crescente di for-
mazione e che la formazione degli insegnanti è il nodo cruciale di tale azione. I docenti
hanno il compito non solo di creare un clima di classe facilitante, ma soprattutto di or-
ganizzare condizioni di apprendimento facilitanti che consentano il raggiungimento de-
gli obiettivi prestabiliti.
In Svezia gli
Studiecirkel
hanno una tradizione centenaria, essendo stati proposti da Oscar
Olsson, all’inizio del secolo scorso. Il modello non solo non è invecchiato ma continua a
far proseliti; infatti, è stato recentemente sperimentato in Toscana per sviluppare attività
formative organizzate per piccoli gruppi di cittadini, a partire dalla loro domanda di for-
mazione. La scelta toscana, scrive Giulio Iannis, è stata quella di creare un
sistema di edu-
cazione permanente
che comprende sia l’educazione formale (che permette il consegui-
mento di un titolo o di un attestato professionale), sia l’educazione non formale, che im-
plica modalità di apprendimento meno strutturate.
I cambiamenti che investono l’Unità Europea con l’ingresso, a breve, dei nuovi partners
impegneranno sempre più i Paesi a confrontare progettualità e metodologie. Piero Vat-
tovani e Graziella Pellegrini presentano un progetto per realizzare, nell’ambito del pro-
gramma INTERREG III A Italia-Slovenia, azioni e iniziative di orientamento scolastico e
professionale a dimensione transnazionale.
Il mercato del lavoro
è, probabilmente, l'ambito socio-economico che ha maggiormente ri-
sentito dei cambiamenti strutturali della società e che mostra la maggior cesura rispetto
al passato anche recente. Pertanto, l'osservazione del fenomeno della disoccupazione
non può affidarsi ai vecchi strumenti ma deve sperimentare nuovi modelli interpretati-
vi. Nel suo intervento che si concentra sull’ambito regionale ma che può essere paradig-
matico di una realtà più ampia, Gabriele Blasutig rileva che la disoccupazione appare co-
me un fenomeno poco strutturato, 'che appare e scompare, localizzato e mobile nello
spazio territoriale e nella geografia sociale, che a volte si manifesta con forza dirompen-
te, oppure in maniera larvata e silente'.
Spazio Aperto
ospita un intervento di Alessandro Zamai, Andrea Picco e Francesca Mer-
lo nel quale gli autori presentano un progetto di integrazione di un gruppo ‘deviante’ al-
la città. L’assunzione di una identità secondaria rende difficile qualsiasi progetto di re-
cupero in quanto la persona si vede impotente, incapace di attivare qualsiasi forma di
cambiamento. La devianza sarebbe il tentativo estremo di adattarsi a tale fallimento.
Dunque, valorizzare la diversità, comprendere la storia personale senza allontanare il
de-
viante
, può rappresentare un’importante possibilità di integrazione. Il progetto ‘Ragazzi
della panchina’, che ha già cinque anni di vita propone, attraverso iniziative di diverso
respiro, un’idea più articolata del mondo della tossicodipendenza e contribuisce attiva-
mente al miglioramento delle condizioni di vita della persona in difficoltà, ma anche di
chi gli sta intorno.
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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