La geodiversità descrive la varietà degli aspetti fisici del territorio, dove i geositi sono i luoghi che meglio rappresentano l’evoluzione geologica, tettonica, paleontologica, mineropetrografica, geomorfologica e i processi geologici.

Geodiversità
Il termine "geodiversità" inizia ad essere adottato in ambito scientifico agli inizi degli anni 90 del secolo scorso, in notevole ritardo rispetto al concetto di "biodiversità", per descrivere la varietà degli aspetti fisici del territorio. Viene subito definita come "la diversità degli elementi e dei sistemi della Terra" o la "varietà delle forme, dei sistemi e dei processi in ambito geologico e geomorfologico".
Più recentemente la geodiversità viene descritta come "la naturale varietà di rocce, minerali, fossili, processi geologici, geomorfologici e pedologici, ovvero di tutti quei processi abiotici che creano le condizioni necessarie allo sviluppo della vita sulla Terra" (ProGEO, 2011 trad. Geremia F. & Bentivenga M., 2013).
Essenzialmente geodiversità e biodiversità appartengono alla medesima matrice: la natura; ed esiste una chiara correlazione tra loro, nella varietà degli ambienti geologici, infatti, è insita la potenzialità dell'eterogeneità delle comunità biologiche.
La conoscenza del proprio territorio è quindi il primo passo che conduce alla coscienza dell'importanza del rispetto e della tutela per l'ambiente da tutelare affinché continui a esistere per le generazioni future. Fortunatamente il territorio del Friuli Venezia Giulia riesce a racchiudere, nel suo limitato perimetro, una serie di spettacolari evidenze geologiche e geomorfologiche distribuite in un intervallo di tempo lungo quasi mezzo miliardo di anni.

 

Geositi, geomorfositi e patrimonio geologico
Elementi costituenti la geodiversità sono i geositi, ovvero "località o aree con caratteristiche geologiche di intrinseco interesse, tali da permettere la comprensione della storia della Terra, delle sue rocce, minerali, fossili e paesaggi". Viene, quindi, introdotto il concetto di "geosito" come il luogo che meglio rappresenta l'evoluzione geologica, tettonica, paleontologica, mineropetrografica, geomorfologica e i processi geologici nel senso più ampio del termine.
Tra i geositi di particolare interesse per la comprensione dell'evoluzione della Terra vi sono i geomorfositi, ossia geositi con caratteristiche geomorfologiche tali da permettere la comprensione della dinamica e morfologia della superficie terrestre.
Geositi intesi dunque come eclatanti tappe evolutive. Geositi per incuriosire, coinvolgere ed affascinare. Geositi per imparare ad osservare in modo differente e nuovo quanto di più antico il territorio ci tramanda attraverso il tempo nel suo museo perpetuo e sempre accessibile al pubblico. E infine geositi per incrementare la valenza del territorio, essendo il loro insieme il cosiddetto patrimonio geologico.

 

Il catasto regionale dei geositi
Nell'ultimo decennio in Italia l'interesse di molti settori (Istituzioni, Università, ecc.) si è fortemente indirizzato verso la conoscenza del patrimonio geologico, la sua conservazione e tutela.
Le attività preliminari volte alla realizzazione di un database nazionale dei siti di interesse geologico sono iniziate da parte del Servizio Geologico Nazionale nel 2008 con l'attivazione di un Tavolo di Lavoro ISPRA - Regioni e Province Autonome, che ha portato all'istituzione del "Repertorio Nazionale dei Geositi".
Analogamente nel novembre 2007 il Servizio geologico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha stipulato una Convenzione con l'Università degli Studi di Trieste (Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, ora Dipartimento di Matematica e Geoscienze) per l'individuazione, la tutela e la valorizzazione dei geositi esistenti sul territorio regionale, anche grazie alla collaborazione ed alla segnalazioni delle strutture tecnico-scientifiche operanti nel settore e nel territorio regionale, tra le quali il Dipartimento Scienze della Terra dell'Università di Bologna, il Museo Friulano di Storia Naturale, il Civico Museo di Storia Naturale di Trieste e gli enti e parchi regionali.
Sono stati così individuati e perimetrati i geositi regionali, provvedendo inoltre alla compilazione di apposite schede di rilevazione (strutturate sulla base di quelle fornite dall'ISPRA ed implementate per soddisfare le esigenze e le peculiarità regionali), alla loro georeferenziazione e alla formazione del relativo database.
Attualmente il catasto regionale dei geositi consta di 234 siti che sono stati definiti ad alta valenza geologica, di cui 22 geositi a valenza sovranazionale, 42 a valenza nazionale e 163 a valenza regionale, anche se si tratta di numeri in continua variazione poiché il lavoro procede contemporaneamente sia con l'inserimento sia con la revisione dei geositi.

 

Riferimento normativo
La preoccupazione e l'interesse della comunità internazionale nei confronti della biodiversità e del suo mantenimento, contrasta fortemente con lo scarso interesse dimostrato nei confronti della geodiversità (Panizza M., 2005), l'unico atto relativo alla geodiversità ed incentrato sulla valenza geologica e geotematica è la Raccomandazione Rec(2004)3, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 5 maggio 2004, sulla conservazione del patrimonio geologico e delle aree di speciale interesse geologico.
Di fatto il patrimonio geologico viene parzialmente e trasversalmente tutelato in diversi ambiti con finalità differenti. La Direttiva 21 maggio 1992 n. 92/43/CEE (meglio conosciuta come “ Direttiva Habitat”) tra i vari tipi di habitat di interesse comunitario indica espressamente “le dune, le torbiere, le paludi, le grotte marine, i campi di lava, le cavità naturali, come zone rilevanti per caratteristiche geologiche particolari o uniche”. A livello nazionale si ricorda la Legge n. 394/1991 (Legge quadro sulle aree protette) che tutela “le formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche che abbiano rilevante valore naturalistico ed ambientale” nonché prevede “uno speciale regime di tutela di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche e di equilibri idrogeologici”. Infine il vigente “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D.Lgs. n. 42/2004) individua i beni paesaggistici e le aree da tutelare per legge, riprendendo l'elenco della precedente “Legge Galasso” e prevedendo anche una forma di subordinazione della pianificazione urbanistica rispetto a quella paesaggistica allorché siano da conservare particolari siti, tra i quali i “monumenti geologici rari ed unici”.
Ma solo una piccola parte dei geositi viene riconosciuta dalle normative vigenti in quanto, spesso, i siti importanti per le Scienze della Terra non possono appellarsi del titolo di “bene” poiché non presentano fossili o rare associazioni di minerali, sono tutt'altro che “bellezze naturali” e non presentano interrelazione con l'uomo perché anonimi e collocati in zone impervie e sperdute. Da qui la necessità di dotarsi di una normativa specifica a cui il Servizio geologico sta lavorando da alcuni anni.

 

Legge regionale 15/2016 sulla tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico regionale
A fine 2016 la Giunta regionale ha emanato la legge regionale 15/2016 inerente la "Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico regionale".
Tale legge rivede la precedente normativa (LR 27/1966), soprattutto in materia di ricerca, tutela e conservazione dei geositi, delle grotte, dei sistemi carsici e della fauna ipogea, oltre che della qualità degli paesaggi epigei che caratterizzano il territorio regionale.
In particolare tiene conto della Raccomandazione Rec(2004)3, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 5 maggio 2004 sulla conservazione del patrimonio geologico e delle aree di speciale interesse geologico. Dà inoltre riconoscimento al ruolo che hanno alcune cavità naturali o artificiali rispetto alla conoscenza e alla conservazione del patrimonio speleologico e allo sviluppo turistico del territorio.

A seguito di tale norma, sono in revisione tutti i perimetri dei geositi regionali, anche in ottica pianificatoria.

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