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CAMPANELLA
altri della scuola; l’apprendimento
cooperativo in classe; l’utilizzo della
palestra come possibile spazio-risorsa
per l’inclusione degli studenti gravissimi.
La prima vignetta
descrive
un’immagine nota a molti studenti con
disabilità e al nostro Filippo, studente
con disabilità intellettiva di grado
medio: l’esclusione alla partecipazione
di un’attività comune in classe.
In classe in un primo tempo entrano
entrambi i docenti, quello curricolare e
quello di sostegno e salutano la classe. Il
docente curricolare inizia a condurre la
lezione in modalità frontale utilizzando
il solo medium verbale. Il risultato è che
dopo poco Filippo esce con il docente di
sostegno, salutato dai suoi compagni.
Quello che qui è avvenuto è il fenomeno
di “push-out” e di “pull-out” (D’Alessio,
2011), in cui lo studente con disabilità
è stato spinto e attirato al di fuori
della classe perché lo spazio esterno
risulta più arricchito di quello della
classe con materiali e tecnologie che
gli facilitano l’apprendimento. Inoltre il
setting tradizionale a file parallele della
sua classe ha scoraggiato i docenti a
lavorare assieme in co-teaching e a
promuovere la didattica laboratoriale,
necessaria a Filippo per apprendere. Per
questi motivi è risultato più semplice
assegnare delle attività individualizzate
in altri luoghi, al di fuori del contesto
classe, più che progettare e realizzare
un’attività in classe con i suoi compagni
(peer education) e che magari utilizzi
proprio questi ultimi come risorsa per
apprendere. In questo modo si è evitato
di portare in classe quei materiali o
quella tecnologia che per Filippo, però,
sono essenziali per apprendere.
Tale situazione si realizza
principalmente per due fattori: l’assenza
di un dialogo costruttivo e di co-
progettazione dei due docenti e le scelte
sulla modalità di conduzione della
lezione del docente curricolare.
Su quest’ultimo punto, infatti, una
recente ricerca evidenzia come in tutti
gli ordini e gradi di scuola, la lezione
frontale è ancora troppo diffusa:
nel ranking di tutte le metodologie
didattiche utilizzate dai docenti
curricolari in classe (Canevaro, D’Alonzo,
Ianes e Caldin, 2011) la didattica
frontale è utilizzata per ben il 97%.
La seconda vignetta
descrive un
modello di didattica inclusiva descritto
in tanti manuali di didattica, quello
del “cooperative learning” (Johnson, D.,
Johnson R., & Holubeck E., 1996) ma
che, come evidenzia la ricerca di cui
sopra, occupa invece in Italia solamente
le ultime posizioni tra le metodologie
realmente utilizzate dai docenti a
scuola.
Nel primo riquadro il docente annuncia
alla classe un nuovo modo di fare
lezione che prevede di spostare i banchi,
lavorare in piccoli gruppi di massimo
quattro studenti, destinare dei banchi
e la cattedra a supporto di alcuni
materiali come libri, fotocopie ma
anche cartoncini, forbici, colle, etc.
Gli studenti inizialmente stupiti della
richiesta, su indicazione precisa del
docente iniziano l’attività costruendo
loro stessi il nuovo setting di
apprendimento (Bagnariol, 2016) e
muovendo i loro banchi nella nuova
disposizione. In questa modalità di
apprendimento, riuniti in mini gruppo
attorno ad un’isola di lavoro comune,
avviano la discussione volta alla
risoluzione dell’esercitazione progettata
dai due docenti.
In questa modalità didattica i docenti
lasciano che siano gli studenti stessi a
discutere, a confrontarsi e a risolvere
i problemi che gli vengono posti,
realizzando autonomamente alcuni
prodotti servendosi dei materiali che
trovano nel nuovo ambiente-classe.
Gli studenti dopo poco tempo
familiarizzano con la nuova modalità
di stare in classe e si rendono conto che
apprendono in un modo tanto efficace
quanto piacevole. Di più, notano che
qui Filippo sta in classe partecipando
attivamente alle attività proposte,
utilizza alcuni di quei materiali che