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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 50
stavolta non ha trovato nell’aula di
sostegno o in spazi altri della scuola,
ma che ha trovato già nella sua classe
e che tutti possono utilizzare. In questa
modalità inoltre, un compagno del
suo mini gruppo, Mario, studente che
in classe solitamente non è molto
collaborativo, potrebbe aiutare Filippo
a ritagliare, colorare e ad incollare
e spiegargli passo passo l’attività,
aiutandolo a comprendere il più
possibile e svolgendo quindi la funzione
inclusiva di peer-tutor. I due docenti,
quello curricolare e quello di sostegno,
qui riescono a raggiungere e ad aiutare
tutti i compagni della classe e a valutare
il loro impegno e la loro partecipazione
all’interno di ciascun mini gruppo.
Nella terza vignetta
viene descritta
un’attività di integrazione a scuola di un
caso di eccezionale gravità.
Irene, la studentessa raffigurata
in carrozzina, non parla e ha una
disabilità tanto complessa che sia la
famiglia che i docenti se facilmente
riuscivano a decodificare i suoi stati
d’animo quali la gioia e la tristezza,
nonché i suoi bisogni primari quali bere
e mangiare, difficilmente riuscivano
però a interpretare correttamente la sua
volontà in altre situazioni di vita.
L’ambiente di apprendimento qui
rappresentato è la palestra, lo
strumento una palla e come mediatori
due persone, ad esempio il docente
e l’assistente alla persona o due suoi
compagni. L’attività è stata scoperta
quasi per caso dal docente di sostegno,
durante un gioco in palestra con
l’allieva.
Le due persone si sono messe ai lati
della carrozzina lanciando la palla circa
all’altezza dello sguardo di Irene. Ad
un certo punto il lancio si è interrotto e
le è stato chiesto: “Irene da che parte
lancio ora la palla?” e lei muovendo
il collo ha indicato una delle due
persone. Dopo questa prima scoperta la
modalità domanda verbale-risposta
non verbale veniva ripetuta più
volte per appurare che il movimento
del collo non era involontario: Irene
utilizzava effettivamente i linguaggi
non verbali quali lo sguardo e il
movimento del collo per condurre il
gioco e “comandare” i passaggi tra i
componenti del gruppetto che aveva
attorno.
Questo gioco, scoperto quasi per caso,
si è rivelato importantissimo per rendere
evidente la volontarietà di Irene agli
occhi prima dei suoi compagni, ma
in seguito anche al resto dei docenti e
all’intera comunità scolastica.
Nei mesi successivi infatti, sono stati
coinvolti in questo gioco altri studenti
e docenti di tutta la scuola, anche in
altri ambienti quali la classe, l’atrio e i
corridoi.
Dopo aver provato in prima persona
questa esperienza, ciascuno si
avvicinava all’allieva con uno sguardo
nuovo, attento non solo alle sue
emozioni e agli stati d’animo, di
per sè importantissimi, ma anche
guardandola come una persona in
grado di comprendere il mondo che la
circondava, come una di loro.
Quest’attività si è rivelata fondamentale
quindi per cambiare la percezione
dell’allieva da parte di tutti gli
appartenenti alla comunità scolastica
ed ha aperto la strada in seguito a
nuove relazioni e altre importantissime
attività, tutte volte a promuovere
l’apprendimento anche in un caso
di eccezionale gravità come questo,
ottenuto negli anni attraverso un
“nuovo modo di fare e concepire la
scuola” (Documento Falcucci, 1975).
Silvio Bagnariol
Docente ISIS “Sacile-Brugnera”
Sacile (Pn)
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