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PROFILO DELL'ARTISTA GIOVANNI BATTISTA (TITA) MARZUTTINI
Primogenito di cinque figli, nacque a Udine il 9 febbraio 1863. La famiglia, benestan-
te, lo aveva avviato alla carriera militare, ma questa imposizione si rivelò in aperto
constrasto con l’indole artistica e pacifista di Tita, che abbandonò, dopo soli due
anni, il collegio militare di Milano, diretto dal colonnello Bava Beccaris e rientrò ad
Udine. Questa decisione compromise il già difficile rapporto di Tita con la famiglia
che non comprendeva, nè accettava l’anticonformismo del figlio.
Da quel momento Tita dovette mantenersi agli studi e lavorò, come litografo, prima
ad Udine, poi a Firenze ove frequentò l’Accademia di Belle Arti. Si dedicò anche,
intensamente e per quattro anni, allo studio della musica: armonia e contrappunto
sotto la direzione del maestro Mario Cuoghi, strumentazione e composizione con il
maestro Edoardo Arnhold. Nel 1885 gli fu offerta la direzione della banda di
Tarcento, qui conobbe Maria Troiano, che diverrà sua moglie, nel 1889. Sempre nel
1885 fondò, con l’amico Nicolò Serafini, il circolo mandolinistico di Udine che dires-
se per quattro anni, diffondendo la conoscenza di uno strumento musicale pratica-
mente sconosciuto in Friuli. Nel 1890 fu chiamato a Trieste per fondare un circolo
mandolinistico. Rimase nel capolouogo giuliano sette anni e si dedicò integralmente
alla musica, alla composizione e alla rivalutazione della tradizione musicale friulana.
Nel 1897 rientrò ad Udine e, pur continuando a coltivare gli interessi artistici
(pittura e musica), si procurò un lavoro che garantisse un adeguato sostentamen-
to alla sua famiglia. Diresse dapprima il garage delle Grazie, poi la Società
Garage e fondò, infine, con l’amico ing. Fachini, il Garage Friulano. Successi -
vamente (1914) fondò una fabbrica di giocattoli meccanici e di soldatini di piom-
bo; il successo fu enorme: la fabbrica fu visitata dal re Vittorio Emanuele III, che
lo nominerà, in seguito (1918), Cavaliere del Lavoro. I suoi giocattoli meccanici
gli valsero (1916) una medaglia d’oro all’esposizione di Milano.
La disfatta di Caporetto costrinse Tita ad abbandonare Udine. Si recò dapprima
a Milano, ove esisteva una succursale della fabbrica di giocattoli, e poi a Napoli,
per dirigere lo stabilimento meccanico “Ingano e di Lauro”. Qui fu raggiunto
dalla terribile notizia della scomparsa di Guido, il figlio maggiore, caduto sul
fronte di guerra francese (Bligny). Rientrato nel 1919 in Friuli e constatata l’enor-
me desolazione lasciata dalla guerra e dai saccheggi si ritirò, con la famiglia,
nella sua vecchia casa di campagna a Fauglis (Gonars), ove trascorse il resto della
vita. Ivi si spense l’1 dicembre 1943.
Artista d’animo e di cuore, fu anche un abilissimo meccanico, chimico e speri-
mentatore e visse con entusiasmo febbrile tutte le innovazioni scientifiche e tec-
nologiche della sua epoca, fra cui la fotografia. In questo campo Tita ideò e spe-
rimentò tecniche originali di sviluppo e di ripresa (fotomontaggi, ritocco ecc) che
appaiono straordinarie, considerata l’epoca.
Le lastre fotografiche di Tita ci permettono di vedere ora come era la nostra terra
un centinaio di anni fa e di riscoprire usi, costumi e tradizioni talvolta dimenti-
cati. Di quel passato certamente molto povero, forse oggi ci manca la felicità
legata alle piccole “cose”: i sei bambini fieri di posare sullo sfondo di un sempli-
ce lenzuolo, ne costituiscono un esempio significativo.
Emanuel Rossetti
P.S. Le immagini sono di proprietà del Centro Studi Marzuttini e ne é vietata la riprodu-
zione senza l’autorizzazione scritta. Eventuali richieste vanno indirizzate a info@gbmar-
zuttini.org
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