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L’ESPERIENZA IN FRIULI VENEZIA GIULIA NELLA PREVENZIONE E NEL CONTRASTO
DEL BULLISMO OMOFOBICO:
CONFRONTI E PROSPETTIVE DI SVILUPPO
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vittima, inoltre, l’aggressore tende ad avere un
ridotto rendimento scolastico, a essere isolato
socialmente, a sviluppare disturbi dell’umore e
amettere in atto comportamenti autolesionisti.
Di fronte a queste situazioni, il personale della
scuola e i genitori possono sentirsi impreparati
o avere pregiudizi omofobici, reagendo alle
richieste di aiuto del/la ragazzo/a con una ne-
gazione del fenomeno, sottostimando l’evento
o con una preoccupazione per la condizione
omosessuale, confondendo in questo modo
il problema dell’omofobia con l’orientamento
sessuale della vittima.
Invece, la scuola e la famiglia ricoprono un ruolo
molto importante nella trasmissione di valori
educativi improntati all’accettazione e all’in-
clusione, che possono portare a una sensibile
riduzione della frequenza dei comportamenti
di bullismo omofobico.
La scuola, in quanto comunità educante di
riferimento, è il luogo dove i giovani crescono
e diventano cittadini in un momento unico
della vita che comincia dall’infanzia e trova il
suo sviluppo nell’adolescenza. Essa dovrebbe
rappresentare un luogo in cui i giovani LGBT
(lesbica, gay, bisessuale, transessuale) trovano
ambienti in grado di promuovere l’inclusività e
la tolleranza.
Per coloro che hanno responsabilità decisionali
e di programmazione, èmolto importante avere
maggiori informazioni su quanto e come il
bullismo omofobico si manifesta nel contesto
educativo e scolastico, attraverso strumenti
EJ SJMFWB[JPOF TDJFOUJŮDJ F MBEEPWF OFDFTTBSJP
poter organizzare interventi che riguardino sia
i giovani sia il mondo degli adulti (insegnanti,
operatori e collaboratori della scuola), volti alla
prevenzione e riduzione del fenomeno
1
.
"M ŮOF EJ TVQQPSUBSF MF GBNJHMJF F MF JTUJUV[JPOJ
scolastiche con adeguati elementi conoscitivi
e strumenti di tipo educativo e per perseguire
JM ŮOF EFMMB QSFWFO[JPOF EJ UBMJ GFOPNFOJ Mğ"T
-
sessorato regionale al Lavoro, Formazione,
Istruzione, Pari Opportunità, Politiche giovanili,
Ricerca e Università della Regione Friuli Venezia
Giulia, ha promosso nel 2013 il “
Progetto regio-
nale di prevenzione e contrasto del fenomeno
del bullismo omofobico
”.
2
Il progetto, che ha coinvolto i ragazzi frequen-
tanti gli istituti scolastici della Regione, i loro
insegnanti, ma anche il personale non docente,
presente quotidianamente nel sistema scuola,
ha raccolto l’interesse e la collaborazione di
VOB QBSUOFSTIJQ RVBMJŮDBUB DIF IB WJTUP DP
-
operare enti pubblici quali l’Amministrazione
SFHJPOBMF Mğ6GŮDJP TDPMBTUJDP SFHJPOBMF QFS JM
Friuli Venezia Giulia, il Dipartimento di Scienze
della vita dell’Università degli studi di Trieste e
associazioni di volontariato che hannomaturato
esperienze pregresse sul tema quali l’Arcigay
Arcobaleno Trieste e Gorizia, Arcigay Nuovi
Passi di Udine e Pordenone e Arcilesbica Udine.
La prima linea di lavoro ha visto la realizzazione,
nel corso dell’anno scolastico 2013/2014, di
moduli formativi della durata di quattro ore,
realizzati in 46 classi di 14 scuole secondarie
di primo e secondo grado della regione ed
ha coinvolto circa 900 ragazzi. L’obiettivo di
lavoro è stato quello di sensibilizzare i ragazzi
e condividere nel gruppo classe il tema
del
rispetto dell’altro
nelle sue diverse dimensioni.
I temi discussi sono stati
il bullismo nelle sue
forme omofobiche, le relazioni interpersonali
e affettive, le dinamiche scolastiche
, l’ado-
lescenza, l’amicizia, la famiglia, il linguaggio,
i diritti, e hanno avuto lo scopo di creare una
1
G. Prati, M. Coppola e F. Saccà, a cura di,
3FQPSU řOBMF EFMMB SJDFSDB TVM CVMMJTNP PNPGPCJDP OFMMF TDVPMF TVQFSJPSJ
JUBMJBOF
, Arcigay, Bologna, 2010.
2
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del presente articolo.
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