GLI STUDENTI IN CAMPO
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la comune perplessità inmerito alla soppressione
dello studio di storia dellamusica, con le correnti,
gli autori e gli ascolti. Riflettendo su questa ma-
teria e su altre che abbiamo pensato vorremmo
studiare già al liceo, ci è piaciuta l’idea di inserire
un piano di corsi a scelta sumodello universitario.
Sarebbero suddivise in venticinque ore di corsi
teorici più cinque di laboratori e la frequen-
za sarebbe obbligatoria, sebbene autogestita.
Oltre che di musica, si potrebbero organizzare
corsi di disegno a mano libera, diritto, economia,
anatomia e così via. Nelle scuole superiori a
indirizzo umanistico si potrebbero approfondire
le materie matematico-scientifiche e alle scuole
scientifiche-tecniche quelle più umanistiche. Si
potrebbe dare un peso maggiore alla tecnica e
tecnologia che, dopo la scuola superiore di primo
grado, viene tralasciata completamente nei Licei
studenti di queste scuole si trovano ancora una
volta carenti in un settore da noi ritenuto fon-
damentale. Ogni studente potrebbe scegliere a
quali corsi interessarsi e ciò gli permetterebbe
di assaggiare materie che non avrebbe modo di
affrontare, se non direttamente all’Università. Il
vantaggio, oltre che alla possibilità di spaziare
in diversi campi e farsi una cultura più ampia, è
che potrebbero già scoprire se una certa facoltà
può piacere o meno.
Riteniamo che sarebbero da introdurre anche
ore di attualità con dibattito a seguire. Per i gio-
vani è sempre più importante essere informati,
mettersi in discussione e saper argomentare le
proprie idee con un po’ di sana ars oratoria. Far
crescere giovani con proprie idee, in grado di
ragionare e di capire la realtà circostante, do-
vrebbe essere l’obiettivo principale della scuola.
Già cinque secoli fa un celebre filosofo francese,
Montaigne, si rese conto che “
È meglio una testa
ben fatta, che ben piena
”, riferendosi al dover
favorire la riflessione piuttosto che una vasta
conoscenza nozionistica.
Sulle lingue ci siamo sollevati tutti, sia Classi-
cisti che Linguisti. I primi desidererebbero appro-
fondire la lingua inglese parlata, tramite maggior
conversazione in classe in presenza di insegnanti
di madrelingua. Ci siamo chiesti se le certificazioni
linguistiche non potrebbero diventare obbligato-
rie per tutti. Le certificazioni costano, è vero, ma
sono sempre più importanti: dalla comparsa in un
curriculum, al non dover sostenere esami di lingua
all’università, se si presentano certi livelli come
già certificati, il tutto a risparmio di tempo e di
energie. Si hanno sempre buonissime intenzioni
per quanto concerne le lingue straniere; molti
dei buoni propositi vengono, però, a mancare
di fondamenta nel momento dell’applicazione:
sono numerosi gli studenti che lamentano una
scarsa preparazione dell’inglese, fondamentale
anche per un futuro lavorativo. È poco allenata
anche la capacità di conversazione nelle lingue
e sarebbe urgente recuperare il “gap”.
Spesso sottovalutati, i viaggi di istruzione
sono da sempre indispensabili per l’affiatamen-
to tra gli studenti, il che contribuisce a creare
un’atmosfera produttiva e collaborativa, oltre
a presentarsi come un’occasione per imparare,
corroborare le conoscenze e utilizzare le lingue.
Siamo consapevoli della difficoltà in cui si sono
trovate le scuole davanti al progettoministeriale
dell’Alternanza scuola-lavoro, quindi organizzare
molte gite può risultare un’eccessiva perdita di
ore di lezione. Tuttavia, se dobbiamo sognare,
facciamolo in grande: si potrebbero organizza-
re stage all’estero per chi desidera combinare
l’esperienza lavorativa dell’Alternanza con l’e-
sercitazione delle lingue.
Per quanto riguarda la burocrazia scolastica, è
tragicomica la sua lentezza, èmolto difficile infatti
fare affidamento su questa, al punto che la parola
che più dovremmo usare per descrivere come ci
sentiamoapropositoè “rassegnazione”. Sarebbero
opportunemaggior precisionee tempestività, dato
che l’organizzazione dei docenti e degli studenti
sovente vede la segreteria come fulcro.