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ORIENTAMENTO E SOCIETà
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 48
è diventato un autentico punto di rife-
rimento, connettore di rete e agente di
collegamento con le istituzioni, anche
grazie alla figura della presidente di cir-
coscrizione che ha interpretato efficace-
mente il ruolo di mediatrice e promotrice
di iniziative ogni qualvolta ce ne fosse il
bisogno e l’opportunità.
Queste condizioni hanno permesso di
lavorare per rafforzare le collaborazioni
e spingere molto sull’attenzione alla di-
mensione educativa: concretamente, il
tentativo è quello di ottimizzare l’offerta
delle diverse attività proposte in quar-
tiere, offrendo un’immagine di grande
coesione fra i soggetti e di effettiva col-
laborazione, a partire dalla scuola.
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La scommessa
dell’integrazione
con il lavoro del
servizio sociale
Una delle scommesse che il progetto
persegue è quello di una progressiva
istituzionalizzazione del proprio opera-
re, di uscire dalla logica di progetto per
diventare una metodologia che diversi
attori e politiche facciano propria, nei
suoi aspetti salienti: il lavoro di rete in-
teristituzionale e interservizi e il lavoro
con il territorio, come costante, per ac-
crescere la reciproca collaborazione e per
attivare al massimo i potenziali presenti;
questo tanto sul versante della lettura
delle situazioni, quanto nella ricerca di
soluzioni. E ancora, non solo nel tentativo
di fronteggiare situazioni problematiche
ma anche e soprattutto nel rafforzare i
cosiddetti fattori protettivi, gli aspetti di
promozione e la cura del capitale sociale
disponibile, vera risorsa di un territorio,
direttamente correlato con aspetti fon-
damentali del benessere psicologico
delle persone e dunque con la qualità
della vita. E se il lavoro di evoluzione del
Servizio sociale è in fase di realizzazione,
vi è una sperimentazione in atto degna
di interesse.
Il Progetto
“Comunità su
Misura”
A partire dall’ottobre 2015, in FVG è
stata regolamentata la Misura Attiva di
Sostegno al Reddito (L.R. 15/2015), un
intervento economico erogato dai ser-
vizi sociali dell’Ambito urbano che, nel
corso del primo semestre di sperimen-
tazione, ha ricevuto circa 600 domande
di contributo. Dall’analisi delle domande
pervenute al Servizio Sociale Comunale
(SSC) emerge una consistente compo-
nente di immigrati, un’alta percentua-
le di famiglie in cui sono presenti uno
o più adulti senza occupazione fissa e
molti ragazzi della fascia d’età compresa
tra i 18 e i 25 anni. L’affluenza ai servizi
di queste utenze, che hanno i requisiti
sufficienti ad ottenere una prestazio-
ne economica, costringe gli operatori
a cambiare paradigma.
Gli strumenti dell’azione sociale, pre-
cedentemente utilizzati, erano orientati
in primis
al bisogno, al contributo econo-
mico, e ad altre tipologie di interventi.
La nuova legge prevede un processo
inverso, ovvero prima eroga in base
a dei requisiti oggettivi (la situazione
economica, la residenza) e poi valuta
i contenuti ed il senso dell’erogazione,
attraverso la sottoscrizione di un patto di
inclusione sociale con il nucleo familiare.
Quando nella pratica si deve andare a
definire, con almeno un componente
del nucleo, il Patto previsto dalla legge,
emergono diversi elementi di comples-
sità. Il patto, infatti, deve rispondere ad
almeno una delle tre finalità: inclusione
sociale, sviluppo/fronteggiamento della
problematica e infine sostegno per l’au-
tonomia economica e potenziamento
delle competenze.
Il SSC non potrebbe autonomamente
cercare di rispondere a tutte le richieste
presentate senza un’alleanza con il ter-
ritorio. Il Progetto “Comunità su Misura”
nasce quindi dall’analisi del contesto e
in linea con gli orientamenti del Servizio
sociale di Pordenone, viene riconosciuta
la necessità di incentivare la ricostruzio-
ne di capitale sociale, come condizione
necessaria e opportuna per innescare
processi virtuosi.
L’obiettivo generale condiviso dal
Progetto e dal SSC è quello di aiutare
le persone a rimettersi in gioco nel loro
contesto di vita, in stretta collaborazione
con le realtà e gli attori di quel contesto.
L’ipotesi è quella di migliorare l’acquisi-
zione delle competenze e delle capacità
delle persone di far fronte alle situazioni
di difficoltà, promuovendo l’aumento
delle reti di fiducia e di scambio del ter-
ritorio.
Il primo presupposto per innescare
questi processi è stata la necessità di
promuovere le relazioni fra cittadini re-
sidenti negli stessi quartieri, (Villanova e
San Gregorio), le realtà associative già at-
tive e le figure di facilitazione, nel nostro
caso l’équipe del Progetto e l’assistente
sociale di riferimento del SSC.
Alle persone che hanno presentato
domanda di contributo economico è
stato quindi proposto di aderire ad un
percorso che prevede inizialmente la
facilitazione della conoscenza attraver-
so momenti laboratoriali e, in seguito,
l’inserimento in attività di volontariato/
cittadinanza attiva, affiancate alle realtà
locali.
Il percorso è iniziato con la condivi-
sione del Progetto e la richiesta di col-
laborazione con gli attori del territorio
del quartiere di Villanova (associazioni,
scout, scuola, parrocchia, ecc.), che già
da alcuni anni, grazie anche al Progetto
“Genius Loci”, collaborano riconoscen-
dosi attorno ad obiettivi, esigenze e de-
sideri comuni attraverso un costante
lavoro di rete. Il confronto con le realtà
del territorio, costruirà una proposta che
cercherà di reinterpretare le indicazioni
normative coinvolgendo le persone e
progettando proposte funzionali per
le necessità ed i bisogni del territorio.
Dopo aver condiviso modalità orga-
nizzative e di processo ed aver ottenuto
la disponibilità degli attori locali, abbia-
mo organizzato unmomento assemble-
are dove è stato presentato il percorso ai
43 nuclei familiari che hanno fatto do-
manda, per costruire il Patto d’inclusione.
Si è quindi proposto di suddividere i
partecipanti in quattro gruppi labora-
toriali chiedendo a ciascun nucleo fa-
miliare di individuare un componente,
utilizzando i criteri dell’inoccupazione,
della maggior disponibilità di tempo e
del maggior rischio di emarginazione
per mancanza di occasioni di socialità.
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Grazie alla piena collaborazione dei sog-
getti del quartiere, scout, nido, scuola
dell’infanzia, anche i bambini sono stati
coinvolti.
Per ogni laboratorio sono stati indi-
viduati dei referenti delle varie associa-
zioni in collaborazione con lo staff del
Progetto e dell’assistente sociale. I Labo-
ratori verranno ripetuti per due sabati
consecutivi di modo che i partecipanti
possano cambiare i gruppi, favorendo
la conoscenza fra le persone. Nell’ulti-
mo sabato, grazie alla collaborazione
del Consiglio pastorale della parrocchia,
saranno coinvolte anche le famiglie che
vivono nei due quartieri.
Saranno organizzati giochi tradizionali
che permetteranno la partecipazione
di tutta la famiglia e verrà chiesto ad
ognuno di portare da casa pietanze e
bevande da condividere insieme a fine
attività, così da connotare il momento
come una festa per tutto il quartiere.
Il percorso condiviso con i cittadini
vuole essere motivo per sviluppare la
propria soggettività, le proprie capacità, i
propri talenti, da mettere a disposizione
del quartiere. È in questo modo che in-
centiviamo forme di cittadinanza attiva
affinché tutti, anche i più svantaggiati,
possano sperimentare e rafforzare la co-
struzione di sé e della propria identità. In
tal senso, al termine dei laboratori verrà
capitalizzata l’esperienza; il percorso per
le persone coinvolte, proseguirà con l’in-
serimento in attività di volontariato nelle
realtà territoriali, a supporto di attività già
esistenti o di nuove, attraverso un per-
corso di co-progettazione partecipata.
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