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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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ducibile a diversi fattori tra i quali
la mancanza di una normativa-
quadro dell’orientamento, la pre-
senza limitata di standard organiz-
zativi e gestionali, l’inizio di un
processo di definizione di profili di
orientamento, la diversità delle
“mission” delle strutture e dei con-
testi organizzativi in cui vengono
sviluppate le azioni di orientamen-
to, la varietà dei modelli, metodi e
tecniche adottati, le molteplici ti-
pologie di destinatari, l’ancora esi-
le presenza di una comunità pro-
fessionale dell’orientamento.
Per quanto riguarda le figure profes-
sionali, si riscontrano esperienze
eterogenee riferite ai seguenti prin-
cipali ambiti orientativi: la scuola,
l’università, il settore professionale,
i Centri dell’Impiego e il no-profit. Si
rilevano infatti sia situazioni di aiu-
to spontaneo, informale o indiretto,
sia situazioni di svolgimento di fun-
zioni e compiti orientativi intesi co-
me parte aggiuntiva o integrativa di
altre professionalità, sia ancora si-
tuazioni in cui operano figure spe-
cialistiche dedicate, corrispondenti
a standard locali ben definiti.
Benché queste iniziative forniscano
una maggiore visibilità sociale agli
interventi orientativi, il processo di
costruzione della professione di
orientatore e l’affermazione della
sua legittimità e riconoscimento in
un’organizzazione sociale emergen-
te particolare, è appena iniziato.
Per quanto riguarda
i progetti svilup-
pati
dai diversi attori socio-econo-
mici intervistati, i finanziamenti re-
gionali, nazionali ed europei utiliz-
zati hanno avuto un importante ruo-
lo propulsivo per quanto concerne
la costituzione di un sistema di rela-
zioni tra i diversi attori: l’indagine
ha permesso di evidenziare la pre-
senza diffusa di reti, sia sotto il pro-
filo interorganizzativo che intra-or-
ganizzativo. La tipologia di connes-
sione prevalente è di natura infor-
mativa, caratterizzata da scambi di
informazioni sui rispettivi program-
mi di attività, uso di sorgenti infor-
mative e prodotti-materiali comuni
e diffusione reciproca dei risultati.
Sono emersi alcuni esempi signifi-
cativi di connessioni collaborative
in cui avvengono scambi e diffusio-
ne di metodi e strumenti a livello lo-
cale, collaborazione congiunta alla
partecipazione a progetti comuni ed
implementazione di basi di informa-
tive comuni. Rimangono ancora co-
me obiettivo le connessioni coope-
rative integrate, caratterizzate da le-
gami forti in grado di permettere la
gestione integrata di progetti e speri-
QUADERNI DI ORIENTAMENTO
Iscr. Tribunale n. 774
Registro Periodici del 6/2/90
mentazioni e l’erogazione di servizi
secondo standard condivisi. È stato
tuttavia rilevato un processo di con-
solidamento della percezione del
concetto di rete come strumento di
contaminazione intesa a favorire lo
scambio di informazioni, conoscen-
ze, esperienze e buone pratiche.
Un ultimo contributo al dibattito è
stato fornito da
Walter De Liva
(Fon-
dazione R.U.E.) che ha portato al-
l’attenzione dei partecipanti due
questioni importanti.
La prima questione è legata alla leg-
ge regionale numero 5 della Regio-
ne Friuli Venezia Giulia che ha co-
me destinatari i cittadini e le cittadi-
ne straniere residenti in Friuli Vene-
zia Giulia. Nell’ottica di un servizio
scolastico professionale integrato
non si può fare a meno di rilevare
che la legge, prevede dentro alle
province e quindi dentro alle Agen-
zie per l’impiego e per il lavoro una
figura di mediatore culturale. Que-
sta figura di mediatore culturale sarà
sicuramente affidata ad uno stranie-
ro, ad un cittadino o una cittadina
che abbia determinati requisiti. Ri-
chiamo la vostra attenzione sulla
formazione di questi cittadini che
diverranno mediatori culturali in
questo segmento delicatissimo che è
quello dell’offerta di lavoro e quindi
dentro alle quattro agenzie provin-
ciali. Questo, perché? Lavorando
nel settore mi rendo conto benissi-
mo che il rischio che si corre è quel-
lo di affidare la formazione di que-
sto operatore alle agenzie o alle as-
sociazioni, anche etniche e di immi-
grati che in qualche modo fanno da
veicolo fra la realtà locale e gli im-
migrati stessi. Io chiedo l’intervento
della Regione e quindi anche del
servizio di orientamento scolastico
e professionale perché la formazio-
ne di questi operatori non sia lascia-
ta soltanto alla buona volontà e alla
competenza delle associazioni etni-
che o che si occupano dei problemi
degli immigrati.
La seconda questione che vorrei
porre, è legata al mercato del lavoro
europeo di cui l’allargamento, avve-
nuto il primo maggio 2005, è in
qualche modo un paradigma. È un
allargamento che è avvenuto fra gli
stati, ma temo che non sia ancora
avvenuto fra i cittadini e quindi
nemmeno fra i lavori e le professio-
ni. Esistono ancora ed esisteranno
per molto tempo dei mercati del la-
voro locali, regionali, nazionali ed
esiste già un mercato del lavoro in-
ternazionale e quindi esistono già
delle professioni internazionali che
non possono essere riassunte come
si fa in Italia nelle tre “I”: informati-
ca, inglese e impresa. In molti casi
meglio il tedesco e forse ancora la
bella lingua slava serve di più, ma
questo ancora non lo possiamo dire;
ovvero non si dice con l’intensità
che sarebbe necessaria e quindi io
credo, almeno per quanto mi riguar-
da, l’orientamento che traggo da
questo convegno, da questo bel
convegno, è la necessità di avere un
orientamento scolastico e professio-
nale che sia il più possibile interna-
zionalizzato. Il che significa con la
maggior quantità di relazioni e di
informazione fra i paesi partner,
quelli che oggi sono partner e anche
quelli dell’allargamento perché,
molto probabilmente, i miei figli
non lavoreranno in Italia e quindi
sarebbe opportuno che oltre ai miei
figli anche altri avessero l’informa-
zione su quello che li aspetta, sui la-
vori che li aspettano.
I lavori del convegno sono stati
chiusi da
Maria Luisa Pombeni
del-
l’Università di Bologna che ha cer-
cato, tenendo conto dei diversi con-
tributi della giornata, da un lato di
sintetizzare
ruolo e funzioni possibi-
li di un centro dedicato di orienta-
mento
e dall’altro ha richiamato al-
cuni nodi critici su cui l’orientamen-
to si deve ancora interrogare per il
suo sviluppo futuro, sollecitando a
questo proposito i partecipanti alla
lettura del capitolo conclusivo del
volume
Centri dedicati: per un siste-
ma integrato di orientamento,
cura-
to con Piero Vattovani.
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