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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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professionalità delle multicompe-
tenze. Una circolarità tra adulti
che porta alla messa in gioco dei
soggetti come persone. Allora le
relazioni d’aiuto, le professioni di
cura portano proprio come esigen-
za l’integrazione delle competenze
dal basso, nei contesti e nella
realtà. Attenzione al rischio della
lontananza fra medico e ammala-
to, tra terapeuta e nevrotico, tra as-
sistente sociale e bisognoso, tra in-
segnante e allievo, tra orientato e
orientante. Credo che occorra assi-
stere, guarire, educare e orientare
non in una distinzione tra chi sta
su e giù, ma in una vicinanza tra
diversi, accostando polarità oppo-
ste di forza e debolezza, ricchezza
e mancanza, potere e impotenza.
Credo che questo sia uno spunto
molto importante che mette in
campo un tema centrale che è
quello di sostenere e di accompa-
gnare gli insegnanti. Sostegno e
aiuto alle scuole come luogo di
crescita della qualità umana e pro-
fessionale dei loro operatori. Lo
studio del pensiero degli insegnan-
ti rappresenta il modo alternativo
cui si ispira la ricerca internazio-
nale per studiare l’insegnamento.
Insegnanti come testimoni e cono-
scitori, fonti privilegiate della ri-
cerca didattica e questo si coniuga
intimamente con il tema della co-
struzione del sapere pratico, un sa-
pere non di seconda classe, un sa-
pere di primissima classe che si ef-
fettua nel contesto e sul quale si
mettono in atto riflessioni in azio-
ne, «come scienza del concreto»
diceva Lévi-Strauss. Non è un sa-
pere primitivo ma piuttosto un sa-
pere primario, vero e proprio the-
saurus fra il patrimonio del profes-
sionista, della sua biografia umana
professionale, allora legato e pun-
teggiato da successi e fallimenti
che, comunque, gli uni e gli altri,
determinano auto apprendimento.
Una riflessione importante an-
drebbe fatta a questo proposito,
ma non la faccio perché aprirebbe
tutto un altro versante, sul tema
delle etnografia delle professioni.
Cioè, pensando alle professioni
come a un mondo da esplorare, da
conoscere, pensando che tutti più
o meno siamo tentati dall’essere
dei Pigmalioni. Lo è tentato il ge-
nitore lo è tentato l’insegnante, lo
è tentato l’orientatore, ecc. Il pro-
blema della consulenza quindi co-
me supporto concreto. Sono due
condizioni, essenziali. A questo
proposito credo che il tema del
rapporto scuola-centri dedicati
late alle dimensioni associate ai
processi decisionali e ci si sorpren-
de quando, valutando l’efficacia di
quei programmi, constatiamo che le
abilità decisionali delle persone
non hanno tratto vantaggio dai pro-
grammi realizzati. Ad esempio, pro-
grammi molto efficaci per l’incre-
mento dell’auto efficacia, della sti-
ma di sé non necessariamente pro-
ducono variazioni nelle abilità ne-
cessarie all’esplorazione, valutazio-
ne degli effetti dei propri comporta-
menti decisionali e così via.
Le determinanti dell’orientamento
sono numerose, correlano tra loro e
accanto a queste, anche le determi-
nanti associate allo sviluppo profes-
sionale sono numerose e confuse
per quanto riguarda la qualità delle
relazioni che sussistono tra loro. Per
questo motivo, molte persone sono
interessate all’orientamento, proba-
bilmente non sempre a fin di bene,
o perlomeno per il bene sia dell’o-
rientamento che dei destinatari del-
le attività. Sarebbe opportuno che
almeno gli operatori di orientamen-
to si ricordassero che esso può es-
sere variamente strumentalizzato,
ad esempio per influenzare e indi-
rizzare le scelte delle persone o per
poter scegliere le persone. Esistono
tante attività che vengono spacciate
per attività di orientamento in in-
gresso, ad esempio verso il mondo
del lavoro o verso la formazione,
che di fatto sono pratiche interessa-
te a scegliere le persone e non a
supportarle ad intravedere scelte
per loro vantaggiose da un punto di
vista personale. Coloro che dal
punto di vista professionale si occu-
pano di orientamento dovrebbero
dichiarare apertamente da che par-
te stanno, se sono interessati ad
orientare le persone a scegliere ciò
che è vantaggioso per loro stesse o
se sono prevalentemente interessati
a selezionare persone.
Per quanto concerne l’attività di
orientamento dalla parte delle per-
sone, si dovrebbero effettuare scelte
inerenti le dimensioni da privilegia-
re. Ciò che considero più importan-
te, riguarda l’analisi e l’evoluzione
del concetto di lavoro, dal momen-
to che esistono tanti stereotipi e
modalità superficiali di affrontare il
tema lavoro. Alcune ricerche con-
dotte a Padova sul concetto di lavo-
ro dimostrano che se esso non vie-
ne fatto oggetto di intervento inten-
zionale da un punto di vista educa-
tivo, tende a cristallizzarsi in visioni
estremamente stereotipate. Un’atti-
vità di orientamento che dice di in-
teressarsi alla scelta professionale
ponga con assoluta urgenza il te-
ma della riflessione sulla ricerca
educativa e didattica. Una ricerca
che di fatto è stata abbandonata a
se stessa. Senza ricerca didattica
viene meno l’anima dell’istituzio-
ne scolastica. Non può essere l’u-
niversità o altri a fare ricerca per la
scuola o sulla scuola, ma è una ri-
cerca da farsi con la scuola e allo-
ra questo profila un sistema forma-
tivo al proprio interno con caratte-
ristiche fondamentali per il suo
sviluppo, per mettere in grado poi
la scuola di potersi confrontare
paritariamente con tutti i sistemi
dei diversi settori. Senza ricerca il
sistema resta debole, o meglio le-
gato da azioni senza sistema.
Il secondo contributo della tavola
rotonda è stato portato da
Salvato-
re Soresi
dell’Università di Padova.
Nel suo intervento Soresi ha ap-
profondito il ruolo che l’università
potrebbe ricoprire per quanto con-
cerne la tematica dell’orientamen-
to, precisando fin da subito che
parlare di orientamento è sempre
più difficile, in quanto a questo ter-
mine spesso si associano o si fanno
discendere una serie di dimensioni
e di variabili diverse, il che rende
difficile formulare proposte precise
per quanto riguarda ruoli, attività di
ricerca e operazioni che possono
essere compiute per dare significa-
to a ciò che sotto il termine
orien-
tamento
di fatto viene proposto e
realizzato.
L’orientamento, in questo periodo
storico, risulta particolarmente com-
plesso, in quanto si occupa dei pro-
cessi di scelta professionale e della
loro realizzazione. In base a ciò ne
deriva che sono numerose le deter-
minanti dell’orientamento e di con-
seguenza le variabili oggetto di stu-
dio, di analisi sono molteplici e va-
riamente correlate e intrecciate tra
loro. Quando ci si imbatte in di-
mensioni che correlano, da un pun-
to di vista scientifico, si è tentati di
avanzare una serie di ipotesi a pro-
posito della qualità delle relazioni
che sussistono tra le variabili, non
ultima quella di identificare quale
variabile può essere considerata de-
terminante, la variabile che viene
ad essa associata e così via. Il fatto
che alcune dimensioni correlino tra
loro non significa che sono la stessa
cosa, né che l’una è causa dell’al-
tra. Spesso, in pratica, succede in-
vece che vengono fatti passare per
orientamento puro programmi che
si occupano di variabili solo corre-
1...,13,14,15,16,17,18,19,20,21,22 24,25,26,27,28,29,30,31,32
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