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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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sione e di supporto attraverso il
counselling. I cambiamenti nel mer-
cato del lavoro e nella cultura, fan-
no sì che i servizi per l’impiego non
possano perseguire la propria mis-
sion senza l’aiuto dell’orientamento
e questo perché, pur avendo un ap-
proccio eccessivamente centrato sul
sistema informativo, vedi la borsa
continua del lavoro, il mercato del
lavoro presenta sempre più proble-
mi di quantità e di qualità. Di quan-
tità perché essendoci sempre meno
opportunità valide, rispetto a chi
cerca lavoro, occorre fare un attento
matching fra domanda e offerta. Di
qualità perché l’incrocio non è più
così automatico, c’è da avere sem-
pre più informazioni sul lavoro, su
come esso cambia nel tempo, ma
c’è da sapere sempre di più anche
sull’individuo, sul suo percorso, sul-
le sue esperienze, sulle sue compe-
tenze, sui suoi interessi, e sulla au-
toconsapevolezza dei suoi vincoli,
sulle sue disponibilità per costruire
un matching che sia il risultato di un
lavoro su entrambi. L’orientamento è
quindi diventato una funzione chia-
ve proprio, ironia della sorte, per il
perseguimento della mission fonda-
mentale dei servizi per l’impiego.
L’orientamento deve occuparsi sia di
fattori interni, di tipo individuale,
come le politiche formative, gli in-
terventi di formazione, le competen-
ze, l’attivazione individuale, sia di
fattori esterni, di tipo socio-econo-
mico, locale, settoriale per sviluppa-
re i quali sono necessarie politiche
di sviluppo e accesso al credito,
ecc. L’orientamento ha costituito,
per come si è articolato, un fattore
di modulazione tra l’interno e l’e-
sterno.
Attraverso l’informazione, il tutorato
e la consulenza, è possibile impara-
re a conoscere se stessi e le proprie
capacità di scelta, anche sperimen-
tandosi direttamente in situazione,
come ad esempio attraverso il tiroci-
nio. I tirocini hanno una importante
funzione orientativa, nel senso che,
costruendo un progetto, dotandosi
di risorse e attivandosi lavorando
sulle proprie competenze di scelta,
di base trasversali, ma anche tecni-
co-trasversali, attivando un percorso
specifico, automonitorando il pro-
prio percorso, l’orientamento per-
mette una ricostruzione di identità e
di senso. L’orientamento all’interno
del servizio dell’impiego è la porta
di accesso ad altri servizi, come
l’obbligo formativo, il colloquio
181, il bilancio di competenze, i ti-
rocini, i pacchetti integrati. Tale in-
tegrazione di servizi è divenuta indi-
spensabile per raggiungere gli obiet-
tivi assegnati ai servizi per l’impie-
go.
In prospettiva l’orientamento dovrà
affrontare un dilemma faustiano: da
un lato la dimensione di massa, la
rilevanza sociale, la legittimazione,
l’uscita dalla nicchia, dal momento
che l’orientamento è ormai disponi-
bile per tutti, ha successo mediati-
co; dall’altro il rischio della perdita
di identità come paventato dal pro-
fessor Soresi: se l’orientamento è
tutto ed è dovunque, paradossal-
mente non è più nulla di specifico.
Ci sono due strategie possibili: ri-
dursi nuovamente ad uno spazio di
nicchia oppure strutturarsi profes-
sionalmente, scientificamente e
metodologicamente per uno spazio
più ampio. Un rischio ulteriore, e
per questo parlo di patto faustiano,
è che l’orientamento divenga il ca-
pro espiatorio di un eventuale in-
successo delle politiche occupazio-
nali, inteso come ammortizzatore
sociale deresponsabilizzante. Se si
spinge all’estremo il concetto di lo-
cus of control interno, l’orienta-
mento viene interpretato come una
sorta di accompagnamento alla
scelta individuale, per cui la diffi-
coltà a trovare lavoro può leggersi
come un problema esclusivo delle
persone; i disoccupati devono lavo-
rare su di loro e se non ce la fanno
alla fine è un loro problema. L’o-
rientamento in quest’ottica è uno
strumento che fornisce risorse per il
“viaggio” e che “consegna” al viag-
giatore la responsabilità dell’esito
esponendosi ad un doppio rischio:
se stesso come strumento e come
metodologie di supporto ed una
possibile colpevolizzazione del
soggetto e quindi una deresponsa-
bilizzazione della struttura sociale
più comprensiva.
L’inedito incontro tra orientamento e
servizi per l’impiego, tra orienta-
mento e dimensione di massa, tra
orientamento ed emergenza sociale
ha posto problemi altrettanto inediti
su diverse dimensioni:
1. problemi di
comunicazione
dei
nuovi servizi, di percezione da
parte dei clienti-utenti delle nuo-
ve opportunità, di condizioni og-
gettive e soggettive per l’accesso
ai servizi e della loro fruizione.
Uno dei problemi del persistente
mismatching, tra la politica di in-
tervento e i risultati che vanno in
negativo negli indicatori di effi-
cacia, dipende dal fatto che a
volte mancano i prerequisiti per
l’accesso ai servizi, per cui frui-
sce dei servizi un target diverso
da quello per cui sono progetta-
ti, perché gioca d’anticipo, per-
ché ha più competenze e ci arri-
va primo o perché gli altri non ci
arrivano;
2. problemi di
organizzazione
. L’or-
ganizzazione è ciò che sostiene
concretamente
l’incarnazione
dei principi. Sembra facile rico-
noscere i meriti e premiarli, ma
quando si comincia a pensare a
come farlo concretamente diven-
ta tutto molto complesso. I pro-
blemi non sono i principi su cui
tutti siamo d’accordo ma capire
in che modo ci si può organizza-
re per perseguirli, il che riguarda
l’architettura del sistema locale,
la struttura dell’archiviazione,
l’assetto, i ruoli, le professiona-
lità, il mix fra make e buy. Chi so-
stiene che non occorrono le strut-
ture dedicate, come si comporta
in pratica? Compra da soggetti
terzi, con i soldi del Fondo socia-
le europeo, le prestazioni per
realizzare gli interventi. Sempli-
cemente c’è un diverso livello di
governance e di possibilità di go-
vernance: se si comprano da
strutture private servizi speciali-
stici, si ha una cogenza molto
forte, mentre in situazioni dove è
presente un soggetto istituziona-
le, come quello dei centri dedi-
cati, è più facile che si crei una
minore maneggiabilità della go-
vernance. Ciò significa che a vol-
te i problemi più che essere di
natura organizzativa o dei servizi
sono problemi di integrazione
delle politiche istituzionali e di
conseguenza occorre agire a
quel livello.
La tavola rotonda si è conclusa con
l’intervento di
Maurizio Colleoni
,
esperto di politiche giovanili, che ha
precisato fin da subito come, occu-
pandosi di iniziative, progetti, inter-
venti che hanno a che vedere con il
mondo dei giovani, si trova spesso
ad incrociare i servizi legati all’o-
rientamento.
Volevo iniziare il mio contributo
con alcune testimonianze e casi
concreti.
Primo esempio: Siamo in estate, in
un piccolo comune sulla sponda di
un lago della Lombardia, con i turi-
sti che occupano tutti i parcheggi.
Un gruppo di ragazzi comincia a di-
scutere animatamente con il vigile
che li ha multati perché hanno par-
cheggiato in una zona vietata. Passa
l’assessore che è un signore anzia-
no, di buon senso e anche pieno di
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