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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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di rifiuto nei confronti dell’aggior-
namento e della formazione. An-
che per quanto concerne l’orienta-
mento, ci sono alcune competenze
che devono essere trasferite. All’in-
terno di un progetto di formazione
per insegnanti in servizio speri-
mentato in collaborazione con l’U-
niversità di Padova, erano stati
chiaramente individuati tre obietti-
vi fondamentali:
l’incremento delle conoscenze
inerenti alcune dimensioni im-
portanti per la scelta scolastica
professionale;
l’incremento della capacità di
implementare e realizzare inter-
venti di orientamento a valenza
educativa;
l’incremento della percezione di
efficacia professionale in materia
di orientamento.
Sono molti coloro che si aspettano
molto dall’orientamento e che lo
considerano importante.
Forse coloro che nutrono meno fi-
ducia nei confronti delle azioni di
orientamento
sono proprio gli
orientatori. Un’attività di formazio-
ne in tema di orientamento dovreb-
be puntare proprio allo sviluppo del
terzo obiettivo citato: l’incremento
dell’efficacia professionale in mate-
ria di orientamento.
La formazione deve essere sottopo-
sta a verifica, con la quale si inten-
de la raccolta dei livelli di gradi-
mento delle persone. La formazio-
ne, come qualsiasi forma di ap-
prendimento, deve fare registrare
cambiamenti, modi nuovi e diversi
di affrontare i problemi professio-
nali. Nel percorso formativo orga-
nizzato abbiamo condotto due tipi
di verifica:
di tipo criteriale
: un mese dopo
la conclusione del percorso è sta-
to predisposto uno strumento che
consisteva in una serie di doman-
de relative agli argomenti impor-
tanti dell’attività di formazione,
per osservare se, a distanza di
tempo, continuavano ad essere
presenti nei magazzini di memo-
ria delle persone formate. Era sta-
to stabilito come criterio di pa-
dronanza atteso 24 risposte cor-
rette su 30. Il 30% dei parteci-
panti ha fornito almeno 24 rispo-
ste corrette, un altro 30% almeno
26 e il 35% ha risposto corretta-
mente alla totalità della doman-
da, mentre solo il 5% ha risposto
correttamente a solo 23 doman-
de su 30.
di tipo normativo
, facendo un
confronto fra un pre ed un post
soprattutto in merito alla perce-
Genova e di Bologna ha introdotto
il suo contributo ricordando che, a
questo proposito, l’Unione europea
ha prodotto alcuni standard sia di
risultato che di procedura (quanti
colloqui devono essere svolti, i tem-
pi entro cui devono essere fatte al-
cune offerte ai clienti/utenti dei ser-
vizi per l’impiego, etc.).
Per quanto riguarda l’assetto legi-
slativo normativo che è stato dato al
sistema dei servizi per l’impiego nel
nostro paese a partire dal 1997, le
istituzioni locali possiedono un’au-
tonomia di fatto e di diritto tale per
cui si può riscontrare la presenza di
differenze significative fra i diversi
contesti; di conseguenza la confi-
gurazione del sistema locale dei
servizi è quella che una strategia lo-
cale, di natura politico-istituzionale
decide e rappresenta, seppure al-
l’interno di alcuni paletti costituiti
dai pillers, dai miles stones della
strategia occupazionale dell’Unio-
ne europea, e in base a modelli or-
ganizzativo-funzionali contestuali
locali. L’Italia non è la Francia, né
la Germania; nel nostro Paese, nel
bene e nel male, non esiste una
struttura di questo genere. Quanto
detto richiama al problema intro-
dotto dal professor Soresi della sal-
vaguardia tecnico-metodologica e
progettuale, per cui la variabilità
socio-istituzionale e organizzativo-
funzionale non corrisponde neces-
sariamente ad una variabilità così
assoluta in termini di modalità di
intervento, di tipologie di azione, di
linguaggi. In questa Babele di signi-
ficati, ognuno può sentirsi libero di
interpretare l’orientamento nel più
selvaggio fai da te.
Con riferimento al tema dell’esi-
stenza o meno di centri dedicati, la
loro funzione specifica e la tipolo-
gia dei servizi agli utenti ai quali si
rivolgono, il rapporto tra centri de-
dicati e centri per l’impiego e
quindi la loro collocazione nel-
l’ambito della rete dei servizi loca-
li, la loro organizzazione, i ruoli,
le competenze all’interno delle
strutture, sono elementi che rien-
trano all’interno delle cosiddette
strategie locali, che si esplicitano
in modelli locali, regionali e pro-
vinciali ampiamente condizionati
dai contesti di appartenenza.
In Friuli Venezia Giulia, ad esem-
pio, ci troviamo davanti a strutture
con una propria evoluzione storica
e quindi un consolidamento che
costituisce un patrimonio che sa-
rebbe insensato non utilizzare, non
capitalizzare. Altrove, altre storie,
zione di autoefficacia professio-
nale. È stata svolta anche un’atti-
vità di valutazione dei livelli di
generalizzazione, analizzando
cosa di fatto queste persone fa-
cevano nelle loro attività profes-
sionali una volta completata la
frequenza del master. Al termine
dell’attività formativa si sono ve-
rificati sensibili incrementi in
merito alle capacità di compren-
dere adeguatamente i problemi
del cliente, analizzare e facilita-
re il successo scolastico, affron-
tare con successo l’indecisione
professionale e i problemi di
scelta dei clienti, trasmettere
adeguatamente informazioni a
proposito del mondo del lavoro e
della scuola. Le differenze tra
pre e post al controllo statistico
sono risultate tutte statisticamen-
te significative.
È importante occuparsi di orienta-
mento, dal momento che i soggetti
a rischio di compiere scelte per lo-
ro insoddisfacenti sembrano essere
piuttosto numerosi. Esistono tante
situazioni di scarsa motivazione, di
difficoltà sociale, tutte dimensioni
correlate ai processi decisionali,
che possono portare a scelte poco
vantaggiose. Dal punto di vista
preventivo occuparsi in modo ade-
guato di orientamento sembrereb-
be essere opportuno. L’orienta-
mento però richiede elevata pro-
fessionalità a livello almeno di per-
fezionamento e master post-laurea,
a prescindere dal ruolo e dalla
mansione che il professionista si
trova a svolgere. È necessario poter
disporre di professionisti che salva-
guardino la propria autonomia nel-
la scelta di tecniche e strumenti,
che mantengano un elevato livello
di preparazione ed aggiornamento
e che usino solamente quegli stru-
menti per i quali hanno acquisito
adeguata competenza e, ove ne-
cessario, formale autorizzazione.
In assenza di questo, dubito che
l’attività di orientamento possa ef-
fettivamente raggiungere obiettivi
preventivi e di aiuto alle persone
aventi un qualche spessore ed una
qualche capacità di influenzare si-
gnificativamente e positivamente
la qualità della vita delle persone.
Dopo aver dibattuto sul rapporto fra
strutture dedicate e sistema formati-
vo (scuola e università), il confronto
si è allargato all’esperienza dei ser-
vizi per l’impiego.
Pier Giovanni Bresciani,
professore
a contratto presso l’Università di
1...,15,16,17,18,19,20,21,22,23,24 26,27,28,29,30,31,32
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