Restituire dignità all’agricoltura: è il chiodo fisso dell’assessore alle risorse agricole,
naturali e forestali del Friuli Venezia Giulia Claudio Violino, insediatosi nel maggio scorso alla
guida del settore primario che “contiene il patrimonio genetico della nostra gente”. In occasione
di Agriest Violino stila un bilancio e prospetta le linee per il futuro, consapevole delle
difficoltà ma. come ripete, “nella notte, meglio accendere un fiammifero che maledire le tenebre”.
Assessore, ha "ereditato" il Psr 2007-2013. Come lo
giudica?
I 250 milioni di euro del PSR sono fondamentali con un’economia in sofferenza e crisi nel
settore primario. L’obiettivo è spendere tutte le disponibilità destinandole alle imprese. Intendo
rafforzare una maglia di aziende sul territorio, meglio se zootecniche, e accrescerne la
competitività. Ho però perplessità per scelte passate che non condivido. Nei colloqui avuti in
questi mesi, associazioni e privati hanno espresso critiche. Sarà mia premura correggere il tiro,
per quanto possibile. Al mio insediamento ho ritenuto di non arrestare i lavori per non ritardare
gli aiuti alle aziende (il Psr è già in ritardo), ma per il futuro dovrò fare alcune valutazioni:
ci sono i margini per incidere.
A poche settimane dalle elezioni si è abbattuta la scure della
direttiva nitrati. Cosa avete fatto?
Il Ministero ci ha imposto di adeguarci alle linee guida dell’Unione Europea. Ho
costituito un’unità di crisi per elaborare un piano di sostegno agli imprenditori, con l’indirizzo
di ridurre i vincoli per le aziende. Abbiamo redatto un piano articolato che contempla un ventaglio
di azioni.
Cosa pensa delle fattorie didattiche? E’ un progetto
interessante?
Sono interessanti tutti i progetti che consentono una differenziazione dell’attività
agricola. La fattoria didattica è una finestra del mondo scolastico su quello rurale e offre un’u
lteriore possibilità di reddito: dobbiamo prestare loro la massima attenzione.
Lei è un convinto assertore della “filiera corta”. Ci spiega i
motivi?
Un rapporto diretto tra produttore e consumatore è determinante. La filiera corta, o
la vendita a chilometri zero, propone qualità e sicurezza alimentare “trasmettendole” ai
consumatori; garantisce inoltre un ritorno ai nostri produttori che quanto a etica del lavoro e
professionalità non sono secondi a nessuno. Inoltre, si riduce il peso, a volte asfissiante, della
filiera agricola.
Avanti tutta anche sui "farmer markets"?
Vale lo stesso principio. I mercatini di prodotti agricoli locali servono a tutti: chi
consuma assapora i gusti della nostra terra, in un processo che non è solo legato all’alimentazione
ma è anche identitario.
Le sinergie con "Udine e Gorizia Fiere SpA" quanto sono
importanti?
Sono determinanti. Agriest è uno dei capisaldi per la promozione dell’agricoltura in Friuli
Venezia Giulia, e ci fa entrare in contatto con la gente nel segno della massima trasparenza.
Quali iniziative intende prendere nel settore della pesca?
Il primo passo è il decollo del “Distretto della pesca dell’Alto Adriatico”, una macroregione
con Veneto e Emilia Romagna per una politica comune di settore. Questa fase è propedeutica all’i
stituzione di un soggetto transfrontaliero, con Slovenia e Croazia, per una gestione condivisa
delle risorse e del patrimonio ittico. Creare un’area marina omogenea dal punto di vista economico,
sociale e biologico costituirebbe una solida base per la crescita del comparto. E poi i pesci non
conoscono i confini, e adottare paradigmi diversi tra Italia settentrionale, Slovenia e Croazia non
ha senso.
(intervista tratta da "Agricoltura Friuli Venezia Giulia – Speciale Terra e Vita" – Agriest
2009)
Foto di Marco Pradella