quaderniORIENTAMENTO_48_17_web_unito - page 16-17

14
15
ORIENTAMENTO
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO 48
crisi, di chiedermi: «È veramente ciò che
voglio fare? O me lo sto solo facendo
piacere? Cosa diranno i miei genitori?
E gli amici mi supporteranno?»”
. [F, 19]
Ora mi trovo a chiedermi cosa farò
dopo la maturità, certo, la risposta più
plausibile sarebbe “divertimento”, ma
non sarà cosi. Dovrò andare in cerca di
un lavoro per aiutare la mia famiglia
pagandomi gli studi universitari. Mi fa
molto pensare quando ragazzi come
me non sanno cosa fare nel loro futuro.
Sono nel buio più totale. Davvero, mi
stupisce ma allo stesso tempo preoc-
cupa. Sembra che i sogni non esistano
più. [F, 19]
Quest’anno che se ne va mi lascia
stanca e con mille preoccupazioni. Cosa
farò dopo? Perché il tempo corre e l’uni-
versità si fa sempre più vicina e con lei il
temuto mondo del lavoro... Insomma, io
come tanti devo fare una scelta di quelle
che cambiano la vita, che ne impostano
una traccia e quindi cosa fare? Ogni
volta che ci penso mi viene da sbattere
la testa da qualche parte
. [F, 17]»
Per altri sembra valere una sorta di
“paura di crescere”. Le lettere declinano
la sensazione che il tempo sia scadu-
to, che ora occorra prendere decisioni
gravi, per le quali non si è pronti. Si av-
verte l’attrito con una condizione che
si vorrebbe più leggera e spensierata,
ma traspare a volte anche una presa di
distanza dall’età adulta, una paura di in-
vecchiare o l’idea che crescere equivalga
a diventare“pesanti”, forse in ostaggio ad
una rappresentazione troppo rigida che
vorrebbe l’adolescenza come stagione
dello svago e l’adultità come età delle
fatiche e delle responsabilità.
«Il futuro è alle porte; il pensiero che
fra poco meno di un anno, terminato il
liceo, mi ritrovi catapultata nella vita
vera, senza le certezze che hanno carat-
terizzato questi anni mi spaventa. A dir
la verità mi spaventa crescere! Questo è
il periodo più ‘spensierato’ dove i proble-
mi più grandi sono la scuola, le amicizie,
gli amori, gli impegni. Insomma crescere
sicuramente ha quel qualcosa in più che
adesso manca, quello spunto, quella
libertà di fare ciò che più ci rende felici
e appagati. [F, 18]
Dovete sapere che ho una paura folle
del futuro. Non ho un progetto definito,
una meta.. anzi, in realtà ne ho troppe!
Ma si arriva ad un momento, alla fine
della quinta superiore, in cui bisogna
scegliere come impostare la propria vita,
cosa fare, dove andare, quali materie
studiare, con chi stare... E io non sono
pronto. Non lo sono; e la vita che ho
davanti, così incerta e indeterminata,
mi terrorizza davvero. Galleggio sulla
superficie della vita, così, con leggerezza,
e non riesco a scendere in profondità per
capire la persona che voglio essere! Alla
mia età dovrei conoscermi a sufficienza:
invece mi sento estraneo a me stesso. E’
una sensazione orribile. A volte sembra
quasi che io viva la vita di un altro; che
sia tutta una recita, una finzione, un
susseguirsi di cose che faccio perché
“devo farle” e “le ho sempre fatte”. Non
riesco a esprimere la grande angoscia
che provo.. è indescrivibile. [M, 19]
Mi ritrovo di fronte al futuro: l’intero
mondo è spalancato davanti a me...
ma io non so che strada prendere. Sono
spaventata. Tutti mi dicono: ‘potresti fare
qualunque cosa!’ ma ‘qualunque cosa’
non è ‘la cosa giusta’ ed è quest’ultima
che io voglio riuscire a fare. [F, 18]
Dopo gli esami dovrò decidere il futu-
ro, dovrò affrontare una nuova realtà.
Realtà che mi fa paura, lasciare i miei
compagni di classe, quelli che per cinque
anni sono stati la mia famiglia, è con
loro che sono cresciuta ed è con loro che
ho imparato a crescere.. E l’anno pros-
simo? Dove sarò? Cosa mi si prospetta?
Sarò qui? Sarò dove voglio essere? Pen-
so che come me altri milioni di ragazzi
si stiano ponendo le stesse domande..
Sono pronta a lasciare tutto e tutti per
studiare quello che voglio? [F, 18]»
L’altra grande paura, questa forse di
ogni adolescenza, è quella di fallire: i ra-
gazzi e le ragazze sanno di esser attesi al
varco, vanno incontro a prove – dai test
di ingresso alla ricerca di un lavoro, dal
trovar l’amore a concretizzare i progetti
di una vita – che temono decisive per
dirsi realizzati o falliti. Il problema di oggi
è forse la rincorsa troppo lunga, la po-
sticipazione troppo in là nel tempo dei
passaggi fondamentali, l’investimento
forse eccessivo della famiglia in questi
risultati, la valenza simbolica del succes-
so nelle proprie cerchie e nelle scale di
prestigio sociale. Verifiche, test, esami,
prove d’ammissione, selezioni sportive,
colloqui di lavoro,
casting
,
application
per andare all’estero e ora persino
like
su
facebook: ragazzi e ragazze sono conti-
nuamente sotto giudizio, hanno nuove
opportunitàma a queste corrispondono
anche altrettanti rischi di fallimento, le
biografie diventano l’aggiornamento
continuo di un bilancio di esiti positivi
o negativi, con il rischio che le differenze
personali, le diverse dotazioni di abilità
passate al vaglio crudele di queste clas-
sifiche siano lette come prova di una
personale inadeguatezza.
A tutto questo si aggiunge un altro
elemento raccontato dalle lettere, già
presente in alcuni dei brani riportati:
ragazzi e ragazze spesso si chiedono
se stiano facendo ciò che desiderano
o stiano solo rispondendo alle aspet-
tative di altri, come se l’assunzione di
quella responsabilità di scelta signifi-
casse il sacrificio di sé, come se si fosse
già rinunciato a capire cosa si vuole pur
di soddisfare la famiglia e le proiezioni
degli altri sul proprio futuro.
“Sono una ragazza di 19 anni e
quest’anno, come molti, ho la “maturità”.
Sono in un periodo in cui devo decidere
del mio futuro. Questo mi getta addosso
grandi ansie e preoccupazioni, a causa
della mancanza di lavoro e della crisi, di
cui noi ragazzi, che dobbiamo decidere
ora, ne sentiamo parlare in continuazio-
ne: seminari, giornate di orientamento,
genitori, scuola, ecc. Ecco, questo mi
dà ansia e panico da 2 anni ormai…
non molti giorni fa sono giunta a una
“conclusione”: farò quello che mi piace,
a ogni costo! Sì! Se mi piace davvero
nessuno mi fermerà! [F, 19]
La mia paura è quella di non poter
mai accontentare gli altri, quante volte
sono tornata indietro nelle scelte che ho
fatto perché ad altri non stava bene...
ho sempre il terrore di sentirmi diversa,
inutile, di sbagliare, di non essere ca-
pace a far ciò che devo, molte volte mi
butto in cose nuove, che non ho mai
fatto per poter imparare, ma poi me ne
pento subito, non vorrei sbagliare e poi
sentirmi giudicata, ho paura che gli altri
ci rimangano male o che si offendano
di quello che faccio o dico, anche se è
una cosa giusta, semplicemente perché
è diversa da loro, mi faccio mille parano-
ie... ancora oggi lotto per riuscire a fare
quello che desidero veramente. [F, 17]
»
Guide
Quell’immaginario distopico è quindi
figlio della condizione storica dei ra-
gazzi e delle ragazze, che si trovano a
vivere un tempo cui non sono prepa-
rati, a muoversi come pionieri verso un
futuro ignoto: muoversi al buio richiede
attenzioni speciali, tecniche e schemi
cognitivi diversi da quelli abituali, ovvero
da quelli in cui la strada era tracciata, il
domani era la conseguenza delle scelte
odierne, il passato faceva da modello,
il tempo era lineare. Mutano i rapporti
fra le generazioni, per gli adulti è spesso
una rivoluzione copernicana, per i ragaz-
zi di oggi è la condizione ineluttabile
5
.
Stare accanto a pionieri che aprono
sentieri è diverso dall’indicare la strada
giusta ai propri allievi dalla postazione
di maestro. Significa per esempio con-
gedarsi dalla fede nell’informazione – la
scelta come culmine della razionalità
cognitiva che pondera a freddo fra op-
zioni date – e dialogare piuttosto su
intenzioni, desideri, aspirazioni perso-
nali, ovvero sull’unica parte realmente
illuminabile nel rapporto fra il proprio
presente ed un futuro incerto, quella
interiore. Significa accettare che quel
ragazzo si muova per tentativi, prove ed
errori, perché non gli è dato scommet-
1,2,4-5,6-7,8-9,10-11,12-13,14-15 18-19,20-21,22-23,24-25,26-27,28-29,30-31,32-33,34-35,36-37,...87
Powered by FlippingBook