I dati dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro.
Rallenta la crescita dell’occupazione nel terzo trimestre del 2022, in linea con le tensioni sui prezzi al consumo e alla produzione. Se consideriamo l’andamento annuale il livello occupazionale rimane comunque elevato, trainato da industria (+4.800) e costruzioni (+1.160), e dall’ export (+9.6%). La domanda di lavoro è ancora da record, con oltre 205.000 assunzioni (+14,3%) ed è ancora in crescita il lavoro stabile (+54.9%).
PIL ed esportazioni
L’economia del Friuli Venezia-Giulia dovrebbe acquisire una crescita al 2022 pari al 3.2%,
dopo quella intensa del 2021 (+7%). Le previsioni di novembre tornano sopra i 3 punti percentuali,
dopo che nel periodo settembre-ottobre l’incidenza dell’inflazione e dei costi dell’energia è stata
meno impattante del previsto. Da rilevare, in ogni caso, che le previsioni hanno spostato al 2023
il calo previsto nella crescita della ricchezza. Da rilevare l’importanza della componente dell’e
sportazioni, tanto a livello di previsione quanto di andamento: nel terzo trimestre 2022
i
l valore dell’export in FVG è pari a 5,6 miliardi di euro, con una crescita
tendenziale del 9.6%. Il valore dell’export pro-capite nel terzo trimestre è il più elevato in
assoluto tra le regioni italiane. Il rallentamento dovuto all’inflazione e al conflitto in Ucraina
ha avuto il suo riflesso anche in una simmetrica frenata dell’occupazione e delle assunzioni del
lavoro dipendente, tale per cui, in ogni caso, non ha intaccato la crescita acquisita sinora, così
come la dinamicità complessiva del mercato del lavoro. La congiuntura a livello internazionale ha
creato molta incertezza, soprattutto rispetto alla capacità di sopportare l’aumento dei prezzi al
consumo e alla produzione. Coerentemente, nel III trimestre l’occupazione flette rispetto al II
trimestre 2022. Anche le assunzioni tendono a rallentare. Questa “frenata”, tuttavia, non ha
intaccato il buon andamento complessivo dell’anno, se infatti consideriamo i primi nove mesi, lo
stock di occupati rilevato dall’Istat per il FVG è pari a 523mila unità, un valore più elevato,
tanto rispetto al 2021 quanto al 2019.
Diminuisce l’occupazione su base trimestrale, mentre rimane ancora alta nel confronto sui 9
mesi
Nel terzo trimestre 2022 il numero di occupati è pari a 516mila, in calo rispetto al dato del
secondo trimestre, quando l’occupazione aveva toccato quota 537mila, un valore estremamente alto,
anche rispetto agli anni precedenti. Considerando la media dei primi nove mesi di quest’anno il
valore dello stock di occupati si attesta a oltre 523mila, con una
crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso pari a oltre 16mila unità
(+3%). Il livello dell’occupazione è anche
superiore rispetto al 2019 (+16mila unità, pari al +3.2%). A crescere,
prevalentemente, è la componente maschile (quasi 291mila) con una aumento di 8.515 unità (+3%),
tale dinamica, come vedremo, si deve soprattutto alla crescita rilevante del mercato del lavoro
nell’ambito di settori “maschilizzati” come la manifattura e le costruzioni. Le femmine toccano,
considerando sempre i 9 mesi, quota 232mila occupate, con una crescita di 8mila unità (+3.6%).
Continua la tendenza, oramai decennale, all’ampia
crescita dell’occupazione dipendente, che tocca quota 425mila, 17.130 unità in più
rispetto ai primi nove mesi del 2021 (+4.2%); mentre si contrae ancora l’occupazione indipendente,
che arriva a 98mila (-0.6%). A testimonianza dell’elevato livello di domanda di lavoro rileviamo
che un aumento dell’occupazione nei primi nove mesi di quest’anno è parallela ad una diminuzione
della disoccupazione (27mila circa) ridotta di 3mila unità circa (-10.6%), quasi tutte femmine, e
degli inattivi in età da lavoro. Questi ultimi sono mediamente 204mila nel corso del 2022, con una
riduzione di ben 8mila unità (-3.9%) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, anche in questo
caso si tratta soprattutto della componente femminile (-5.004 unità, -3.9%). Il tasso di
occupazione nel terzo trimestre è pari al 67.8% (-0.5%), torna a crescere il gender gap, che è nel
terzo trimestre, pari a 15 punti percentuali, dovuti alla differenza tra il tasso maschile (75.3%)
e quello femminile (60.3%). Il tasso di disoccupazione diminuisce ancora ed è pari a 4.6%.
Manifattura e costruzioni stanno trainando il mercato del lavoro nel corso del
2022
La crescita dell’occupazione si deve soprattutto all’
industria, con 129mila occupati mediamente nei primi nove mesi di quest’anno,
crescendo di 4.818 unità (+3.9%) rispetto al 2021, e anche alle
costruzioni il cui stock supera le 31mila unità (+1.160, +3.8%). Bene anche il
terziario con oltre 247mila occupati (+2.5%) e il comparto commercio, alberghi e
ristoranti con 97.743 occupati (+2.5%). La flessione si deve pertanto esclusivamente al venir meno,
con il terzo trimestre, del
lavoro stagionale in agricoltura. “Nonostante il rallentamento, la domanda di
lavoro pare ancora ad un livello elevato, continuando i datori di lavoro nella ricerca di personale
spesso di difficile reperimento, soprattutto Operai Specializzati e tecnici nell’industria e nelle
costruzioni, così come specialisti in campo economico. Anche nella sua parte più avanzata, continua
a richiedere tanto figure operative, quanto tecnici e personale esperto (ad esempio nei servizi
ICT)”
Record di assunzioni a tempo indeterminato
Guardando ora ai dati sulle assunzioni nello stesso periodo (gennaio-settembre 2022),
rileviamo come si tocca il record, pari a oltre 205mila, registrando una
crescita tanto sul 2021 (+14.3%), quanto sul 2019 (+13.1%). Da rilevare che la
tendenza alla crescita delle assunzioni a tempo indeterminato non si ferma, a partire dalla fine
del 2021. Nei primi nove mesi di quest’anno i contratti a tempo indeterminato e le trasformazioni
sono state nel complesso 37.300, con una crescita percentuale pari al 54.9%. Parallelamente
crescono le cessazioni dei rapporti a termine, con 190mila (+20.7% e +16%). A parte l’elevato
numero di cessazioni dovute alle scadenze dei contratti a termine (circa la metà), la quota più
rilevante riguarda ancora le
dimissioni volontarie (oltre 20mila, +22.9% sul 2021 e +44% sul 2019), mentre le
dimissioni involontarie sono nel complesso 5.487 (+65%), di cui vanno rilevati i dati dei
licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, pari a 2.707 (+161,8%) e quello dei licenziamenti
collettivi con 224 unità (+77.8%). Il saldo a settembre 2022 è pari a 30.571 unità, leggermente
sotto la cifra registrata nello stesso periodo del 2019 (30.881), flettendo ci circa 2mila unità
rispetto al 2019. La crescita delle assunzioni a tempo indeterminato dura almeno dalla fine del
2021 e non accenna a diminuire. Questa maggiore propensione è dovuta al combinato disposto di due
fattori: la crescita robusta dell’a ttività produttiva, soprattutto nella manifattura e nelle
esportazioni, e in virtù di una sempre maggiore difficoltà delle imprese a trovare e mantenere in
organico il personale necessario, pertanto molti datori di lavoro sono maggiormente propensi a
incentivare l’offerta con contratti stabili.