Enti locali: Roberti, con Comunità sarà rispettata volontà territori
Approvato dalla Giunta il ddl che riforma il territorio
Trieste, 11 ott - "Attraverso questa riforma viene dato un
nuovo assetto alle autonomie locali, attraverso il quale una
Regione più snella e dinamica potrà dialogare con gli enti
territoriali per realizzare modelli di gestione delle funzioni
comunali in base a principi di libera associazione,
efficientamento dei servizi e salvaguardia delle specificità,
senza utilizzare misure coercitive o penalizzanti".
Lo ha dichiarato l'assessore alle Autonomie locali del Friuli
Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, dopo l'approvazione
preliminare da parte della Giunta Fedriga del disegno di legge su
Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali
del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti regionali di
decentramento amministrativo, che sarà ora trasmesso al Consiglio
regionale.
"Questo provvedimento - ha aggiunto Roberti - è il frutto di una
sintesi della volontà della Giunta e, attraverso il positivo
dialogo tra l'Anci e l'Uncem, delle istanze del territorio che
vengono recepite in toto. Diamo quindi ai Comuni la possibilità
di decidere se, come e con chi realizzare servizi condivisi a
beneficio dei propri cittadini".
L'assessore ha chiarito che "il primo passo verso la riforma
degli enti locali è stato compiuto lo scorso anno, con
l'istituzione della non obbligatorietà di adesione alle Unioni
territoriali intercomunali da parte dei Comuni e, quindi, la
possibilità per essi di revocare le funzioni esercitate dalle Uti
o di recedere dalle stesse. Con questo disegno di legge puntiamo
al definitivo superamento delle Uti che - ha evidenziato - si
sono dimostrate inefficaci sia per la gestione associata dei
servizi sia per l'esercizio di funzioni di area vasta. Inoltre,
viene ridefinito il quadro delle forme collaborative tra Comuni,
le cui modalità vengono raccolte in un'unica norma".
In tal senso, il ddl recepisce le forme collaborative già
esistenti a livello nazionale, adattandole al contesto dei Comuni
del Friuli Venezia Giulia che è caratterizzato da una forte
disomogeneità demografica, territoriale, socio-economica e
linguistica. "Anche sotto tale profilo - ha spiegato Roberti - le
Uti si sono rivelate fallimentari perché voleva imporre un
modello uniforme sull'intero territorio regionale, senza tener
conto dalle peculiarità dei territori e dei Comuni".
Il disegno di legge riconosce in primo luogo la convenzione quale
forma collaborativa priva di personalità giuridica, ma già
utilizzata dai Comuni, che consente sia la costituzione di uffici
condivisi sia la delega delle funzioni comunali a una delle
amministrazioni partecipanti. Inoltre, il documento conferma il
ricorso, su base volontaria, alle fusioni di Comuni, previa
consultazione della popolazione.
Nell'ottica del superamento delle Unioni comunali intercomunali,
con l'obiettivo di fornire ai Comuni uno strumento giuridico
collaborativo che non presenti le stesse criticità, il ddl
introduce la Comunità quale ente locale costituito
volontariamente tra i Comuni per l'esercizio associato di
funzioni e servizi. Questo organismo avrà personalità giuridica e
l'adesione sarà volontaria.
"In tale modo - ha spiegato l'assessore - consentiamo ai Comuni
di dar vita a forme libere di collaborazione, fondate sulla reale
condivisione di obiettivi e modalità di gestione delle funzioni e
dei servizi. Inoltre, volontarietà significa anche assenza di
incentivi economici, perché l'adesione sarà dettata unicamente da
ragioni organizzative volte a fornire migliori servizi ai
cittadini a parità di risorse. Il precedente sistema delle
incentivazioni ha infatti falsato il processo della
collaborazione intercomunale, dando vita a forme associative
fondate prevalentemente per usufruire delle risorse stanziate
dalla Regione".
Sotto il profilo della governance il disegno di legge costituisce
un modello che mette tutti i Comuni sullo stesso piano,
attribuendo ad ogni amministrazione un solo voto all'interno
dell'organo assembleare costituito dai sindaci aderenti alla
Comunità. Il parere dei primi cittadini avrà quindi lo stesso
peso, indipendentemente dalle dimensioni demografiche, evitando
così che i piccoli Comuni possano sentirsi disincentivati ad
aderire per il timore di avere un peso esiguo durante il processo
decisionale. In secondo luogo, la gestione dell'ente viene
affidata a un organo di ridotte dimensioni, il Comitato
esecutivo, che sarà scelto dall'Assemblea dei sindaci con il
metodo del voto limitato in maniera da garantire
rappresentatività anche alle minoranze.
"Diamo voce e peso a tutti i Comuni che fanno parte della
Comunità - ha sottolineato Roberti - evitando che si formi, in
seno all'Assemblea, una maggioranza che impone le proprie
decisioni a tutti. La collaborazione intercomunale può funzionare
efficacemente solo se il potere decisionale è equamente
distribuito tra tutti i partecipanti. Infine, i componenti del
Comitato esecutivo potranno essere scelti, oltre che tra i
sindaci, anche tra i cittadini. Così facendo, i compiti
gestionali dell'ente potranno essere affidati anche a soggetti
che non sono gravati da responsabilità politico-amministrative e
viene evitato il rischio che la gestione venga delegata
interamente alla struttura tecnica".
Il disegno di legge tiene conto delle peculiarità delle aree
montane e collinari e della necessità di allocare determinate
funzioni precedentemente esercitate dalle Province. "Per le loro
tipicità - ha affermato l'assessore - è necessario restituire ai
territori montani la dovuta attenzione, in modo da renderli
nuovamente interlocutori privilegiati della Regione sulle
questioni che li riguardano. Verranno quindi istituite in via
obbligatoria le Comunità di montagna, che avranno il compito di
tutelare il territorio e promuovere lo sviluppo sociale economico
e culturale. Oltre al previsto esercizio delle funzioni
sovracomunali, essenziali per lo sviluppo dei territori montani,
le Comunità di montagna potranno inoltre esercitare le funzioni a
loro volontariamente conferite dai Comuni".
Al fine di rafforzare ulteriormente l'interlocuzione con i
territori montani, il ddl istituisce una particolare sezione del
Consiglio delle autonomie locali (Cal), denominato Consiglio
delle autonomie montane, che sarà chiamato a esprimersi sulle
politiche di sviluppo di quei territori al fine di garantire un
coordinamento delle attività della Regione e degli enti locali.
Per quanto riguarda il territorio collinare, viene valorizzata
l'esperienza associativa del Consorzio comunità collinare sia
nella gestione associata di funzioni e servizi comunali sia nella
programmazione di interventi sovracomunali. È quindi prevista la
trasformazione del Consorzio comunità collinare del Friuli in
Comunità, che diventa pertanto ente associativo obbligatorio e
subentra nel patrimonio e in tutti i rapporti giuridici al
Consorzio e all'Uti Collinare.
Il disegno di legge, infine, risolve il problema delle funzioni
ex provinciali allocate alle Uti di cui fanno parte i Comuni già
capoluogo di provincia - Noncello, Friuli centrale, Collio-Alto
Isonzo e Giuliana - trasferendole alla Regione per essere poi
gestite da un ente sub-regionale quale soluzione transitoria in
vista dell'istituzione di nuovi enti di area vasta.
"Si tratta - ha precisato Roberti - di una soluzione temporanea,
dettata dalla necessità di superare le gravi difficoltà che le
Uti in questione si trovano ad affrontare nella gestione di tali
funzioni, in particolare quella dell'edilizia scolastica di
secondo grado. A tal fine, quindi, si prevede l'istituzione di
quattro enti sub-regionali con competenza territoriale
corrispondente a quella delle ex Province, nei quali saranno
allocate le funzioni in questione, rendendo in tal modo possibile
lo scioglimento anche di quelle Uti".
Completa il ddl la disciplina transitoria per il definitivo
superamento delle Uti e la loro cancellazione, che stabilisce le
modalità con le quali i Comuni potranno optare per lo
scioglimento delle Unioni o per la loro trasformazione in
Comunità, che dovrà avvenire entro il 2020.
ARC/MA/fc
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