Trieste 16 apr - "Il divario retributivo di genere medio in
Italia oscilla da anni attorno al 5%. Quel numero deve, però,
essere capito e interpretato, non solo letto: perché ci sono
numerosi fenomeni che penalizzano le donne, soprattutto in
potenziali momenti chiave del percorso professionale, e che
impongono loro virate verso l'impiego part time o altre opzioni
limitanti. Scegliendo di esplodere il dato relativo alla
categoria dei laureati si scopre che a cinque anni dalla laurea
il tasso di occupazione risulta pari al 91,5% per gli uomini
contro un 85,1% delle donne. Il dato crolla al 70,1% nel caso di
mamme con figli. Significa che la maternità scava un baratro del
21,4% in termini di occupabilità tra un laureato e una laureata
che diventa mamma. Sono cifre queste che non si confanno ad una
società civile e che ci impongono di mettere mano alla differenza
di retribuzione tra uomini e donne e ad avere una visione
d'insieme consapevole".
Lo dice Alessia Rosolen, assessore regionale alla Famiglia,
annunciando che "il testo della Legge sulla Famiglia integrerà le
misure già inserite nella norma sul lavoro e conterrà misure
specifiche per arginare il fenomeno, introducendo accorgimenti
che sono frutto di un'opera di approfondimento portata a
compimento all'esito degli Stati generali della famiglia".
"Nei giorni scorsi - spiega l'assessore - si è tenuto un
confronto in remoto con la Equal Salary Foundation, Fondazione
svizzera esperta del tema dell'equità negli stipendi tra uomini e
donne. Véronique Goy Veenhuys e Noémie Storbeck, rispettivamente
ideatrice e co-Ceo de "La Fondazione", in collaborazione con
l'Università di Ginevra, hanno ideato e sviluppato uno strumento
scientifico per consentire alle aziende di verificare se i loro
dipendenti, donne e uomini, vengono pagati allo stesso modo per
il medesimo ruolo. Ci sono già imprese di primissimo piano in
Italia che hanno scelto di lavorare per colmare il divario
salariale e hanno deciso di certificare le proprie attività con
questo strumento. Ringrazio anche la presidente della Commissione
regionale Pari opportunità Dusy Marcolin, il cui impegno e la cui
partecipazione sono stati costanti e preziosi".
"In questi anni - continua Rosolen - abbiamo già introdotto norme
che tutelano e proteggono le donne e contrastano le
discriminazioni. Penso agli incentivi delle politiche attive per
il lavoro, la categoria più sostenuta è quella delle mamme con
figli piccoli, a cui si aggiungono tutti gli interventi
finalizzati a promuovere il welfare aziendale e la responsabilità
sociale d'impresa previste dalla legge 18. Ci sono contributi per
l'accesso delle donne ai percorsi di alta formazione e istruzione
in discipline Stem (Science technology engineering e mathematics)
e le attività degli sportelli SiConTE per sostenere la
partecipazione paritaria delle donne al mercato del lavoro
facilitando l'accesso a soluzioni di conciliazione. Ricordo
inoltre le risorse investite per abbattere le rette degli asili
nido e i rimborsi per i servizi socio-educativi, oltre ai
contributi per gli enti locali finalizzati a favorire l'accesso
al lavoro, i percorsi di carriera e le opportunità di formazione,
qualificazione e riqualificazione professionale delle donne. Ci
sono, ancora, le misure per sostenere l'imprenditoria femminile e
quelle per il reinserimento sociale e lavorativo per le donne
vittime di violenza, predisposte dai colleghi di giunta delle
Attività produttive e della Salute".
"Il fenomeno del part time involontario - conclude l'assessore
regionale - è uno degli indicatori principali: negli ultimi 10
anni è più che raddoppiato il numero di lavoratori che ha
accettato una decurtazione del monte ore, quindi del compenso, ma
la differenza tra uomini e donne è lampante: il 32% delle donne
occupate lavora part time, contro il 9% degli uomini. Nella
maggior parte dei casi, è la donna con figli che diventa
destinataria di questa richiesta. Un altro fenomeno allarmante,
rispetto al quale disponiamo solo di dati parziali, è quello
legato alla pandemia e al combinato disposto della Didattica a
distanza e dello smart working: chi ha sacrificato parte del
proprio lavoro anche per seguire i figli nelle lezioni su
piattaforme digitali è, molto spesso, la mamma. Un intervento
delicato e urgente sarà quello di evitare che uno dei lasciti del
Covid sia un arretramento della posizione lavorativa e sociale
delle donne, con evidenti riverberi sotto il profilo
dell'autonomia e dell'emancipazione".
ARC/COM/al/ma