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19.07.2019 14:15

Cultura: Gibelli, mostra Maier riporta grande fotografia a Trieste

Trieste, 19 lug - "Dopo 'Stars' di Terry O'Neill e 'Across the Century' di Robert Doisneau, Trieste ospita un'altra mostra sulla fotografia internazionale, organizzata dall'Ente per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia. Si tratta della prima esposizione italiana di questo tipo dedicata a una figura particolare ed enigmatica, come quella di Vivian Maier, che certamente non catturerà l'attenzione solamente degli amanti della fotografia, ma incuriosirà un pubblico vasto. L'esposizione racchiude le opere più significative dell'autrice ed è stata curata in modo molto efficace, grazie al personale dell'Erpac, che ha lavorato con celerità e professionalità per allestirla".

Lo ha dichiarato l'assessore regionale a Cultura e Sport, Tiziana Gibelli, a margine della preview della mostra 'The Self-Portrait and its Double' curata da Anne Morin e allestita al Magazzino delle idee di Trieste, che verrà inaugurata questa sera e sarà visitabile dal 20 luglio al 22 settembre.

L'esposizione si compone di 70 autoritratti, di cui 59 in bianco e nero e 11 a colori, questi ultimi mai esposti prima d'ora sul suolo italiano, che raccontano la celebre fotografa attraverso i suoi scatti quando ancora, da sconosciuta bambinaia, passava il tempo a fotografare senza la consapevolezza di essere destinata a diventare una vera e propria icona della storia della fotografia.

Gibelli ha rivolto "un invito a tutti a visitare la mostra, realizzata, con bellissime immagini scattate a partire degli anni Sessanta grazie a preziosi strumenti di lavoro come le macchine Rolleiflex, Hasselblad e Leica, da un'artista che non è divenuta fotografa professionista solo perché ha deciso di non esserlo. Contrariamente ad altre interpretazioni, ritengo infatti che Vivian Maier avesse una personalità ben definita, ma semplicemente non ha mai voluto rivelarla".

Vivian Maier (1926-2009) ha lavorato come bambinaia per 40 anni, a partire dai primi anni Cinquanta e per quattro decenni, a New York prima e a Chicago poi. Nel suo tempo libero, fotografava la strada, le persone, gli oggetti, i paesaggi; ritraeva tutto ciò che le destava sorpresa, che trovava inaspettato nel suo vivere quotidiano; catturando l'attimo raccontava la bellezza dell'ordinario, scovando le fratture impercettibili e le inflessioni sfuggenti della realtà nella quotidianità che la circondava.

L'autrice ha trascorso tutta la sua vita nell'anonimato fino al 2007, quando il suo corpus fotografico è venuto alla luce. Un lavoro immenso, composto da più di 150.000 negativi, super 8 e 16mm film, diverse registrazioni audio, alcune fotografie e centinaia di rullini non sviluppati, scoperto da un giovane immobiliarista, John Maloof. Grazie a lui il lavoro di Maier è venuto allo scoperto lentamente, da bauli, cassetti e dai luoghi più impensati e la sua opera fotografica è stata resa nota in tutto il mondo. ARC/MA/dfd