Passariano, 4 set - La Regione Friuli Venezia Giulia
condivide pienamente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto per
raggiungere i valori di fissazione del carbonio nelle aree
forestali per la riduzione del bilancio netto di emissioni di gas
serra e sta già lavorando con impegno da anni, ma chiede con
forza che lo Stato conceda l'opportunità di gestire gli incentivi
(in gergo chiamati crediti forestali) sullo stesso territorio
regionale.
"Lo Stato vuole gestire in proprio il patrimonio debiti- crediti
(un credito corrisponde ad una tonnellata di anidride carbonica),
mentre noi riteniamo giusto che questo avvenga a livello locale,
perché solo se il meccanismo diventerà un'opportunità per il
territorio sarà incentivato".
Lo ha affermato l'assessore regionale alle Risorse agricole, Enzo
Marsilio, nel corso dell'odierno convegno sul ruolo e le
opportunità per il settore agro-forestale nell'ambito del
Protocollo di Kyoto, moderato dal direttore del servizio Gestione
forestale, Emilio Gottardo, e a cui hanno partecipato esperti del
ministero e dell'Università di Udine.
Sul fronte degli obiettivi, i risultati italiani non sono
confortanti: siamo il secondo Paese debitore, dopo il Canada, tra
gli Stati impegnati a rispettare Kyoto. Produciamo infatti circa
580 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno, mentre
Kyoto ce ne concederebbe al massimo 480.
Il Friuli Venezia Giulia è comunque una regione virtuosa. "Stiamo
lavorando già da anni al miglioramento della gestione sostenibile
del patrimonio forestale e consideriamo importanti le opportunità
che derivano dal Protocollo di Kyoto sia a livello finanziario
sia ambientale. Anche la nuova programmazione comunitaria apporta
una ulteriore incentivo per il miglioramento delle foreste
all'interno di un equilibrio complessivo legato alle produzioni
agricole", ha precisato Marsilio.
In Friuli Venezia Giulia sono censiti 300 mila ettari di bosco,
una superficie che dal 1950 ad oggi è raddoppiata. Ogni anno la
superficie boschiva cresce di circa 1 milione di metri cubi e ne
vengono utilizzati 250.000 metri cubi, ossia un quarto del
legname che i boschi producono. "Il bosco per fornire un metro
cubo di legname assorbe circa due tonnellate di anidride
carbonica, quindi in regione ogni anno i boschi assorbono circa
due milioni di tonnellate di CO2 - spiega Giuseppe Vanone, del
servizio regionale Gestione forestale -. Di queste, circa un
quarto vengono utilizzati per legna da ardere e legname da opera,
mentre i rimanenti tre quarti di CO2 assorbita rimangono in
bosco".
Dati e mappatura più precisa del patrimonio boschivo regionale
saranno raccolti a fine anno con l'INFC, ossia l'Inventario
nazionale foreste e serbatoi di carbonio, previsto dalla legge di
ratifica del Protocollo di Kyoto e dalla direttiva Cipe del 2002.
"Allo stato attuale è terminata la seconda fase dell'inventario
ed è iniziata l'elaborazione delle stime di terza fase - ha
spiegato Sandro Federici, dell'Agenzia per la Protezione
dell'ambiente e per i servizi tecnici del ministero dell'Ambiente
-. I dati riguarderanno le superfici, ma anche dati sul carbonio
accumulati nei fusti, rami e foglie, e nella terza fase anche
quello presente in radici, lettiere e suolo. Ciò potrà dare
un'idea generale della riduzione dell'inquinamento prodotto dalle
industrie, elettricità e trasporti, operato dall'assorbimento di
carbonio nei boschi".
Del tutto favorevole alla creazione di una "borsa locale dei
crediti" Alessandro Peressotti, docente di Agronomia
dell'Università di Udine, che nella sua relazione ha dimostrato
l'efficacia della gestione di un registro locale dei crediti che
motiverebbe gli "emettitori di gas", grandi aziende ma anche
singoli cittadini, ad investire nell'acquisto di "quote" in loco
e implementerebbe così buone politiche di accumulo di carbonio.
ARC/EP