Notizie dalla Giunta


02.03.2012 

SALUTE: TONDO, SOSTENIBILITÀ DA RIASSETTO, PREVENZIONE E PATTO CON CITTADINI

Udine, 2 mar - ''La salute non è garantita dalla presenza di un ospedale sotto casa ma da una efficiente rete dell'emergenza che fa riferimento a strutture ospedaliere di eccellenza e più adatte a curare le diverse patologie''.
E ancora ''occorrono servizi territoriali efficienti e un aumento delle attività di prevenzione''. Ma il tutto va accompagnato da un patto con i cittadini che ''devono contribuire alla propria salute attraverso adeguati stili di vita''. Di questo ''deve tener conto chi ha la responsabilità di scelte'' che, in un quadro di contrazione delle risorse e di crescita dei bisogni, non possono prescindere da ''una riorganizzazione in cui non possono prevalere interessi locali o corporativi, pena il collasso del sistema''. Questi concetti sono stati espressi oggi a Udine dal presidente della Regione Renzo Tondo nel corso del convegno ''Sostenibilità del sistema sanitario pubblico: quali prospettive'', promosso da CittadinazAttiva e Fondazione Lilly, con il patrocinio della stessa amministrazione regionale, e che ha permesso un approfondito confronto fra istituzioni, comunità scientifica, esponenti delle professioni e della società civile su cosa si debba fare per creare le condizioni di servizi il cui costo sia sostenibile economicamente nel lungo periodo, in un contesto di efficienza, qualità e sicurezza.
Partendo dalle positive valutazioni che nel dibattito sono state fatte sulla qualità complessiva dell'offerta sanitaria del Friuli Venezia Giulia rispetto alle altre realtà regionali, e prendendo spunto da un suggerimento di Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato, Tondo ha quindi invitato alla responsabilità di tutti gli attori del sistema nella fase in cui si ragiona sul riassetto dei servizi. Quella stessa responsabilità, ha detto, che c'è stata nella ricostruzione del dopo terremoto e che era stata indicata come un modello virtuoso. E per quanto riguarda appunto il riassetto, esso potrebbe effettivamente concretizzarsi in un'unica Azienda per i Servizi Sanitari territoriale (''sono dell'opinione che sia la scelta giusta ma sono disposto a mediare'').
Tuttavia il punto è che ''occorre raggiungere nelle diverse aree una omogeneità di servizi, e quindi credo serva una regia unica''. Sugli ospedali il presidente ha ribadito che nella nostra regione ve ne sono troppi e che non si può avere ovunque il pronto soccorso. Meglio semmai disporre di più elicotteri. Così come troppi sono i punti nascita, diversi dei quali, facendo pochi parti, non garantiscono quella qualità e quella sicurezza che non solo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) richiede ma che gli stessi cittadini devono pretendere. Parallelamente non ha senso mettersi a competere con strutture di eccellenza in regioni vicine alle nostre, ma è piuttosto il caso di rafforzare le eccellenze di casa nostra, e dunque uscendo da una logica di regionalizzazione dei servizi e puntando piuttosto anche ad una collaborazione internazionale, che anche in sanità può concretizzarsi nella prospettiva dell'Euroregione. Che la sanità, anche in Friuli Venezia Giulia e soprattutto nell'intero Paese, abbia bisogno di una riorganizzazione, perché la spesa non può continuare ad assorbire quote crescenti del PIL (Prodotto Interno Lordo), è convinzione unanime dei relatori di oggi. Condizione necessaria del mutato quadro sociale che vede una costante crescita dei bisogni e della domanda di salute a causa dell'allungamento della vita media e delle malattie connesse all'età che avanza, cui si affianca l'incremento del costo dei farmaci (specie quelli oncologici) e delle apparecchiature diagnostiche.
E sempre sulle dinamiche della spesa, ma in rapporto alla qualità del servizio, in particolare sia Fulvio Moirano, direttore dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari, che Lino Del Favero, presidente nazionale di Federsanità ANCI, e Nicola Salerno, ricercatore del CERM, hanno sottolineato che i piani di rientro dovrebbero scattare non solo di fronte ai buchi di bilancio, molto pesanti specie nel Lazio e in certe regioni del Sud, ma anche laddove la qualità del servizio non è all'altezza. Tanto più che è ben dimostrato che ove la spesa è più bassa la qualità è più elevata. Tanto che oltre a tentare di rendere effettivamente esigibili ovunque i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) si dovrebbe pensare anche ad introdurre il concetto di livelli essenziali di organizzazione, come ha chiesto Moccia. Tenendo conto inoltre che le inefficienze in sanità costano in Italia qualcosa come cinque miliardi di euro all'anno (molti ad esempio i farmaci prescritti a persone decedute) e quindi è ineludibile una seria lotta agli sprechi. Esigenze di trasparenza nei confronti dei cittadini vorrebbero poi che siano messe a confronto, pubblicamente, le performance di aziende, ospedali e specialisti.
Una ricerca comparativa sull'efficacia e sull'efficienza dei sistemi, che come ha ricordato il direttore dell'oncologia medica dell'ospedale di Udine Gianpiero Fasola è prerogativa dei sistemi anglosassoni e che contribuirebbe proprio a far optare non per l'ospedale più vicino, con casistica troppo limitata, ma per quello più idoneo. Condivisa è anche la richiesta di dare peso e importanza alla prevenzione, chiedendo ai cittadini non solo di rivendicare diritti ma anche di tener conto dei propri doveri. Un aspetto su cui appare indispensabile un rafforzamento delle iniziative di 'in-formazione'. Al convegno oggi a Udine sono intervenuti, tra gli altri, anche i consiglieri regionali Sergio Lupieri, che ha auspicato che la salute non sia solo un'operazione economica e quindi non sia portato all'infinito il blocco del turn over, e Franco Dal Mas, il quale ha sostenuto che è ridondante l'attuale impostazione su undici enti del servizio sanitario e che quindi va sposato il modello di unica azienda territoriale. ARC/PPD