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17.05.2024 15:44

Cultura: donne libere e autoderminate nelle foto in mostra a Trieste

Trieste, 17 mag - La cultura è una elaborazione di esperienze personali che nella mostra "Io non scendo" trovano un legame comune nel desiderio di libertà e di autodeterminazione delle donne fotografate mentre siedono o arrampicano un albero da cui lanciano uno sguardo sul mondo. È un commento di apprezzamento per l'originale interpretazione della fotografia femminile quello che la Regione, per voce del suo vicegovernatore con delega alla Cultura e sport, ha rivolto oggi all'inaugurazione dell'esposizione intitolata "Io non scendo - Storie di donne che salgono sugli alberi e guardano lontano" a cura di Laura Leonelli, aperta da domani al 25 agosto al Magazzino delle idee a Trieste.

La mostra, promossa dall'Ente regionale per il patrimonio culturale (Erpac), raccoglie più di duecento ritratti di donne sugli alberi. Sono fotografie anonime, dalla fine dell'Ottocento agli anni '70 del Novecento. Ritratti di volti sconosciuti che si intrecciano alla voce di donne importanti come Cristina Sint-Truiden, Louisa May Alcott, Sara Orne Jewett, Voltairine de Cleyre, Anne Brigman, Simone de Beauvoir, Astrid Lindgren, Beah E. Richards, Angela Carter, Suni Lee, Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss. Sono sante, scrittrici, filosofe, rivoluzionarie, fotografe, militanti, poetesse, imprenditrici, alpiniste. Insieme sono destini veri e di carta che raccontano la storia dell'emancipazione femminile e ricordano alle donne di oggi la necessità di superare i propri limiti e imporre un proprio sguardo sulle cose per cambiarle.

Anche nella lettura che ne ha dato il vicegovernatore, il fotografo anonimo che le ha immortalate restituisce una scena di cui una parte esce dall'inquadrata: è proprio quel panorama su cui si pone lo sguardo di queste donne. Così, anche all'osservatore viene lasciata la libertà di immaginare a cosa esse stiano guardando. Un messaggio che ci ricorda come sugli alberi da bambini si poteva evadere in un mondo misterioso e di fiaba; la mostra permette di evadere nel fantastico incanto dell'impossibile, in quel confine tra spazio inquadrato e spazio ignoto a cui queste donne guardano e ambiscono. ARC/SSA/gg