Venzone, 13 set - "Il ritorno delle statue sul Duomo di Venzone
è un segno di speranza: ricostruire si può".
Così la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora
Serracchiani, ha salutato stamattina il ritorno di 5 delle 12
statue riprodotte a partire dagli originali che decoravano il
Duomo di Venzone e che sono andate in gran parte distrutte in una
serie di vicissitudini seguite al terremoto del 1976.
Oggi, su iniziativa della Pieve guidata da don Roberto Bertossi e
del Comune di Venzone, presente il sindaco Fabio Di Bernardo, si
è tenuto all'interno del Duomo il licôf di cantiere con la
Soprintendenza archeologica e belle arti e la Region, per
celebrare il ricollocamento delle copie delle statue sui portali
e sulle absidi.
"Una giornata storica che Venzone, la sua comunità e l'intera
comunità del Friuli Venezia Giulia attendevano da 41 anni", ha
esordito la presidente, ricordando che questa prima fase del
percorso di recupero delle statue "è un regalo della regione alla
città in un anno molto importante che l'ha vista insignita del
titolo di borgo dei borghi più bello d'Italia".
Le dodici statue originali, datate attorno al 1300, erano state
in gran parte distrutte e ridotte a frammenti a seguito della
seconda scossa di terremoto del 1976, di cui il 15 settembre
ricorre il 41. anniversario.
Adamo ed Eva, il Cristo e i dolenti, le Annunciazioni, i Santi
Giorgio, Giacomo e Michele, erano stati messi al riparo in attesa
del restauro in un magazzino dove però hanno subito danni ancor
maggiori a causa di un incendio doloso nel 1983. Le fiamme hanno
compromesso irreversibilmente la tenuta dei materiali, tanto da
indurre la Soprintendenza a impedirne l'esposizione all'esterno.
Da qui la decisione, sostenuta dalla Regione, di intraprendere il
restauro degli originali, che oggi sono collocati all'interno del
Duomo, ed affidare ad uno scultore e ad un team di esperti in
restauro la realizzazione di copie fedeli da ricollocare nelle
posizioni precedentemente occupate.
"È importante dare un messaggio di speranza, forte e simbolico, a
chi sta soffrendo in altre parti del nostro Paese per le
conseguenze di terremoti e alluvioni, dimostrando che è possibile
ricostruire dov'era e com'era", ha rimarcato ancora Serracchiani,
ricordando che ora l'impegno della Regione sarà rivolto "a
collaborare con tutte le istituzioni coinvolte per completare il
collocamento delle altre copie sul Duomo e trovare un luogo più
idoneo dove esporre gli originali e renderli fruibili alle
migliaia di visitatori che raggiungono Venzone, meta turistica
rilevante".
Lo ha confermato anche il Soprintendente regionale ai beni
archeologici, belle arti e paesaggio, Corrado Azzollini, per il
quale "questo è un passaggio di un progetto complessivo in cui il
futuro del Duomo di Venzone è essere completato da un lapidario
che permetta la fruizione, tutela e valorizzazione non solo delle
statue originali ma anche di altre opere e materiali lapidei,
oltre alle mummie cui spetta una collocazione degna inclusa in un
sistema espositivo".
Di "emblema di una ricostruzione riuscita" ha parlato anche il
sindaco di Venzone, Di Bernardo, mentre il pievano Bertossi ha
elogiato la lentezza opposta al concetto del "tutto e subito" che
ha consentito in 40 anni di raggiungere non solo una
ricostruzione materiale filologica ma anche una ricostruzione
spirituale e comunitaria.
Guido Biscontin, dell'Università Ca'Foscari di Venezia, ha invece
sottolineato come le statue collocate al posto degli originali
non siano semplici copie ma vere e proprie opere d'arte che
completano l'architettura stessa del Duomo, nate dalla maestria
dello scultore romeno Dimitru Ioan Serban che il destino ha
voluto legare a Venzone già negli anni della formazione, quando,
25 anni fa, giunse nel borgo medievale con una borsa di studio.
ARC/SSA/fc
Il governatore FVG, Massimiliano Fedriga