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20.03.2015 19:01

PARI OPPORTUNITÀ: SERRACCHIANI, RICONOSCERE LE CAPACITÀ DELLE DONNE

Trieste, 20 mar - Il nostro Paese deve fare uno sforzo culturale, anche copiando le buone pratiche degli altri Paesi europei, per migliorare la conciliazione dei tempi tra la famiglia e il lavoro. Credo nella diversità di genere e vorrei che fossero riconosciute negli ambienti lavorativi le competenze e le capacità professionali delle donne.

È quanto ha affermato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani alla tavola rotonda "Donna è lavoro: professionalità a confronto", organizzata oggi a Trieste dalla rappresentanza regionale dell'Associazione Studi Legali Associati (sezione ASLAWomen).

All'incontro, nel quale sono state analizzati il ruolo, le difficoltà, le sfide e le opportunità delle donne professionalmente affermate, sono intervenute le avvocate Francesca Greblo e Barbara De Muro, la sostituta procuratrice Lucia Baldovin, le profesoresse Cristina Benussi, Marina Bortul, Francesca Fiorentini e Maria Cristina Pedicchio, l'amministratrice delegata Ulrike Andres e l'imprenditrice Tiziana Sandrinelli.

Negli interventi è stato sottolineato come sia elevato in Italia, rispetto al recente passato, il numero delle donne che esercitano la professione di avvocato, nella magistratura, negli atenei, "ma è molto esigua" la loro presenza ai vertici degli studi associati professionali, nei consigli di amministrazione, al Consiglio Superiore della Magistratura, etc.

Nel ricordare come "solo due donne su venti" sono alla guida delle Regioni in Italia, la presidente Serracchiani ha evidenziato le novità introdotte dal Jobs Act per favorire anche l'occupazione femminile, specificando come sia giunto il momento nel Paese "per costruire altre proposte concrete" in tale direzione.

Seppure le donne italiane hanno raggiunto ragguardevoli traguardi professionali, il differenziale di reddito uomo-donna è in molti casi ancora molto elevato (del 54 per cento tra gli avvocati). Nella magistratura, dove le donne sono quasi la metà (il 48 per cento), quindi in linea con le "medie europee", assumono incarichi direttivi in solo 13 per cento dei casi. Tra le ragioni dell'esigua presenza delle donne ai vertici, le relatrici hanno elencato la non paritaria distribuzione del carico familiare, la mentalità di concepire il lavoro più come un servizio da rendere che come pura affermazione professionale, le resistenze culturali, un determinato atteggiamento di auto-esclusione, etc.

Per correggere tali disparità sarebbe necessario, a loro parere, intervenire nella promozione e nell'educazione della parità del carico familiare, nella conciliazione dei tempi e comunque nelle quote rosa "che accelerano il processo" per raggiungere la parità. Inoltre, è stato precisato, gli uomini dovrebbero capire che un'azienda, se gestita da un team diversificato per genere e nazionalità, raggiunge risultati migliori sul mercato. Le donne con la loro capacità d'ascolto, del multitasking e della scrupolosa, ma ferma volontà di raggiungere l'obiettivo prefissato, rappresentano un valore aggiunto.

ARC/MCH