Pordenone, 3 apr - Due milioni di euro investiti in progetti
di prevenzione per fare fronte al fenomeno delle patologie da
dipendenza ludopatica che interessano oggi quasi seicento persone
in regione, anche se le stime del possibile sommerso suggeriscono
una platea molto più vasta. Lo suggerisce il miliardo di euro,
circa 1.300 euro pro capite, ogni anno speso nel gioco in Friuli
Venezia Giulia dove sono attivi 4.300 apparecchi distribuiti in
circa 2mila punti vendita. È questa la fotografia legata al gioco
d'azzardo che la Regione, rappresentata dal vicegovernatore con
delega alla Salute, ha portato alla luce a Pordenone nel corso di
un convegno organizzato da Federsanità Anci Fvg e dedicato a
questo specifico tema.
Alla presenza di numerosi sindaci del territorio, nonché di vari
rappresentanti istituzionali, è stata compiuta una panoramica sul
fenomeno nel territorio regionale, evidenziando quanto i numeri
legati alle persone affette da questa patologia rappresentino, al
momento, solo la punta di un iceberg.
La Regione, infatti, è impegnata nel cercare di far emergere un
sommerso che si potrebbe configurare molto ampio: si tratta di
tematiche che coinvolgono dinamiche familiari profonde e
delicate, spesso nascoste per vergogna e imbarazzo, di cui le
famiglie e i singoli non vogliono parlare.
Nel 2018 sono stati prese in carico dai Servizi per le dipendenze
577 persone (di cui il 76% maschi, la maggior parte dei quali
giovani). Il dato conferma l'incidenza del fenomeno negli ultimi
anni: 390 utenti nel 2014, 406 nel 2015, 421 nel 2016 e 502 nel
2017.
La Regione ha posto in evidenza come il gioco d'azzardo
patologico sia un fenomeno pericolosissimo e difficile da portare
alla luce del sole, che oggi ha trovato nelle piattaforme online
un potente veicolo di diffusione, complicato da intercettare da
chi opera nel settore della prevenzione. Ed è per questo,
infatti, che a fronte della spesa di un miliardo di euro all'anno
nel gioco - che evidenzia la pericolosità e la grandezza del
problema - sono ancora poche le persone seguite dai servizi
regionali.
Dal confronto è emerso inoltre che, per affrontare la
problematica in modo più strutturato, non è sufficiente
l'attività di prevenzione compiuta dal servizio sanitario. Al
contrario è necessaria un'alleanza che coinvolga scuole, famiglie
e le associazioni di categoria.
Per la Regione, le regole con le quali arginare il fenomeno
andrebbero costruite anche con gli operatori del settore; il
rischio, infatti, è che nel momento in cui si riesce ad arginare
la presenza di dispositivi per il gioco nei locali, chi ha questo
tipo di patologia vada fuori confine, continuando a sperperare il
proprio denaro.
ARC/AL/ppd