Pordenone, 18 gen - "È importante che in momenti come quelli
celebrati oggi le differenze, che fanno parte del nostro vivere
quotidiano e che esistono, vengano superate. Il filo della
coscienza e della memoria è quello che tiene insieme tutti noi".
Lo ha affermato l'assessore regionale alla Cultura Tiziana
Gibelli nel corso del suo intervento alla cerimonia per la posa
delle pietre d'inciampo a Pordenone. All'iniziativa, promossa
dagli studenti, docenti e dirigente scolastico del Liceo Leopardi
Majorana, erano presenti anche Gunter Demnig l'artista tedesco
ideatore del progetto, il sindaco Alessandro Ciriani e il collega
Piero Furlani, primo cittadino di Manzano, località in cui nacque
Terzo Drusin, una delle figure a cui è stato dedicato uno dei
sampietrini presenti nelle vie della Città.
La celebrazione è iniziata con la sistemazione della prima pietra
d'inciampo in via del Fante in memoria di Felice Bet, cui hanno
fatto seguito quelle in viale Grigoletti (per ricordare Estella
Stendler), via Bertossi (Terzo Drusin), Via Tommaseo (Francesco
Folleni Guglielmo), Corso Vittorio Emanuele (Virginio Micheluz)
per poi concludersi in piazza XX settembre dove sono stati posti
nel selciato gli ultimi due blocchetti sui quali erano incisi i
nomi di Attilio Gallini e Franco Carlo Martelli, tutte vittime
pordenonesi cadute per mano del nazifascismo.
L'assessore regionale Gibelli ha voluto dapprima ringraziare in
modo particolare l'artista tedesco presente in città e che ha
personalmente posato tutte le pietre, per poi rivolgere un plauso
all'istituto Leopardi Majorana che ha ideato l'iniziativa. Infine
l'esponente dell'esecutivo ha chiuso il suo intervento con il
monito "meditate che questo è stato", citando la frase dello
scrittore Primo Levi.
Le pietre d'inciampo sono un'iniziativa dell'artista tedesco
Gunter Demnig che ha lo scopo di depositare, nel tessuto
urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa di
quanti sono stati deportati nei campi di sterminio nazisti. Il
progetto, attuato in diversi Paesi, consiste nell'incorporare,
nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni
delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti da
una piastra di ottone posta sulla faccia superiore in cui viene
inciso il nome della persona, l'anno di nascita, la data,
l'eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se
conosciuta.
ARC/AL/pph
Le autorità presenti alla deposizione delle pietre d'inciampo a Pordenone
Foto ARC Liberti
L'intervento dell'assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli alla cerimonia in piazza XX Settembre a Pordenone
Foto ARC Liberti
Il momento della deposizione delle pietre d'inciampo da parte dell'artista tedesco Gunter Demnig
Foto ARC Liberti
Le pietre d'inciampo a memoria di Attilio Gallini e Carlo Martelli posate a Pordenone
Foto ARC Liberti
L'artista tedesco Gunter Demnig ideatore delle pietre d'inciampo
Foto ARC Liberti