Trieste, 11 mag - Per riprogrammare le misure e gli interventi
di contrasto alla povertà in Friuli Venezia Giulia e renderli più
efficaci sarà necessario rivedere alcune delle caratteristiche
della misura attiva di sostegno al reddito (Mia), introdotta
nella precedente legislatura, tenendo conto del reale impatto
determinato dal Reddito di cittadinanza, la misura adottata dal
Governo nazionale.
È questo il concetto espresso oggi a Trieste dalla Regione,
rappresentata dal vicegovernatore con delega alle Politiche
sociali, al convegno organizzato dalla Cisl Fvg "Povertà 4.0. Il
Friuli Venezia Giulia che cambia, nuove emergenze".
Il reddito di cittadinanza, secondo la Regione, non ha ancora
potuto dispiegare i suoi effetti ma è opportuno avviare già una
riflessione sulle politiche regionali che potrà essere conclusa
non prima di conoscere la reale risposta dei cittadini alla
misura, in modo da affrontare eventuali carenze nei provvedimenti
regionali di contrasto a un fenomeno complesso qual è quello
della povertà legato a molteplici fattori (lavoro, abitazione,
salute, relazioni, competenze e opportunità di sviluppo).
Per individuare le caratteristiche di un'eventuale nuova misura
regionale nella lotta all'indigenza, ha evidenziato la Regione,
sarà indispensabile monitorare l'andamento delle famiglie sotto
la soglia di povertà relativa che, nel 2017, ha toccato quota
6,9% in regione. Se il dato non diminuisce sarà necessario
indagarne le motivazioni anche tenendo conto delle differenze dei
requisiti di accesso alle due misure che non rendono le
rispettive platee di potenziali beneficiari completamente
sovrapponibili (Isee a 9.360 euro e 10 anni di residenza per gli
stranieri in Italia per il RdC, mentre la Mia ne prevede minimo 2
e un Isee a 6.000 euro).
Visto quindi le caratteristiche differenti del Reddito di
cittadinanza e della Mia, la Regione ritiene opportuno avviare
una riflessione che comunque non potrà essere conclusa prima di
conoscere la reale risposta dei cittadini per la scelta adottata
dal Governo nazionale.
La Regione, infine, ha affrontato alcuni temi strutturali che
andranno riconsiderati, fra cui la necessità di comprendere se
serve un'unica misura per intervenire sulle diverse cause della
povertà e se è necessario continuare con provvedimenti distinti,
considerando anche l'alta percentuale (80%) di richieste alla Mia
dedicate alla casa, nel triennio 2015-18, per il pagamento di
utenze e affitti.
Da valutare, inoltre, il rapporto italiani/stranieri dei
beneficiari che ha registrato un forte sbilanciamento sui secondi
(alla Mia hanno avuto accesso il 29,4% di nuclei composti da soli
stranieri) e la quota dei beneficiari della misura con un lavoro
a tempo indeterminato: il 32% dei componenti in età da lavoro dei
nuclei che hanno beneficiato della Mia risulta occupato.
ARC/LP/fc