Udine, 15 apr - La pratica dell'agricoltura biologica
rappresenta un 'opportunità di crescita per il settore primario
del Friuli Venezia Giulia. In quanto l'offerta di produzioni
biologiche è inferiore alla domanda interna della nostra regione.
Questo concetto è stato ribadito in occasione dell'affollata
tavola rotonda 'Compro Bio? Sì, ma...', organizzata dalla
direzione centrale delle Risorse Agricole, Naturali e Forestali,
a Udine, nella sede della Fondazione CRUP.
Ma, come afferma a tale proposito l'assessore regionale
all'agricoltura, Claudio Violino, occorre che l'agricoltura del
Friuli Venezia Giulia si orienti maggiormente verso l'innovazione
e i prodotti di qualità certificata perseguendo la strada
biologica.
Anche nella nostra realtà si sta affermando il modello di
agricoltura che tiene conto della multifunzionalità del mondo
rurale. Il quale svolge una funzione importante a difesa del
territorio. Mentre le aziende si stanno orientando sempre di più
verso la compatibilità ambientale, la sostenibilità economica e
la sicurezza alimentare.
Quest'ultimo modello, per Violino è perseguibile ed espandibile
ulteriormente con efficacia nel Friuli Venezia Giulia attraverso
il settore biologico.
Per questo, come ha specificato il direttore centrale
dell'Agricoltura della Regione, Luca Bulfone, l'Amministrazione
intende richiedere alla UE la possibilità di accrescere del 64
per cento i contributi (che attualmente ammontano a 200 euro per
ettaro) da assegnare agli agricoltori che nei seminativi
utilizzano la prassi colturale biologica.
Ciò proprio per motivare ulteriori operatori del settore primario
a sposare l'agricoltura biologica.
Infatti, attualmente, come ha spiegato Federica Cisilino
dell'INEA (Istituto Nazionale Economia Agraria), riprendendo dati
in possesso dell'ERSA, nel Friuli Venezia Giulia vi sono 359
aziende che operano nel settore biologico.
Settore che sul nostro territorio ha avuto una notevole
espansione tra il 2000 e il 2005, quando il numero degli
operatori è cresciuto del 75 per cento. Mentre attualmente si è
stabilizzato.
Risente infatti, come l'intero mondo rurale, sia della crisi
economica in atto, che della scarsa redditività alla fonte;
problemi ai quali si sommano l'aumento dei costi di produzione e
l'incremento dei prezzi dei prodotti bio al commercio.
Negli ultimi anni però, sempre in questo settore, si è
rafforzata la rete di trasformazione e lavorazione dei prodotti.
Per quanto riguarda la superficie destinata all'agricoltura
biologica nella nostra realtà, come ha evidenziato Cisilino, essa
ammonta attualmente a 3 mila ettari. Rappresenta perciò soltanto
il 2 per cento dell'intera Superficie Agricola Utilizzata (SAU)
del Friuli Venezia Giulia. Ecco dunque il motivo che spinge la
Regione a sostenere lo sviluppo di questo ambito della civiltà
contadina.
Gli orientamenti produttivi prevalenti dell'agricoltura biologica
regionale sono rivolti alle colture foraggere (36 per cento),
alla cerealicoltura (18,2 per cento), alle colture industriali
(16,7 per cento), alla vitivinicoltura (8,8 per cento), alla
frutticoltura (6,5 per cento).
Nel corso della tavola rotonda, moderata da Renzo Francesconi,
dopo l'intervento dell'assessore provinciale all'agricoltura,
Daniele Macorig, il quale ha auspicato che tra le eccellenze del
mondo rurale del Friuli Venezia Giulia vi siano anche i prodotti
biologici, sono intervenuti: Ilario Cinello, Carlo Loner, Daniele
Mocchiutti - produttori biologici che propugnano la vendita
diretta ai consumatori- nonchè rappresentati degli stessi
consumatori (Caterina Gottardo) e dei gruppi di acquisto (Giulia
Beretta, del Go.Gas Tartaruga di Staranzano e Simona Martino, del
G.A.S.P. Pedemontana Pordenonese). Si tratta di gruppi di persone
che si associano per spuntare prezzi più vantaggiosi
nell'acquisizione dei prodotti agroalimentari.
ARC/Carlo Morandini