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Nella prima sezione di questo numero
vengono presentati tre articoli, a firma di
Norman Longworth, Orna Mager e Pina
Raso, che sviluppano una tematica tan-
to rilevante quanto sottovalutata: quella
dell’apprendimento non formale e delle
Learning Cities.
Si tratta, ne siamo certi, di un approccio
innovativo che costituirà una delle que-
stioni più rilevanti delle politiche sociali,
educative e della formazione degli adulti in
contesti non formali nei prossimi decenni,
ma anche di un impegno per le comunità,
città e regioni nel rispondere ai bisogni
dei cittadini, rendendoli attori primari del
benessere comune. Il modello delle città
che apprendono, così come illustrato dagli
autori, prefigura nuovi scenari e impone a
tutte le istituzioni di tenerne conto.
Francesca Saffi, Lucia D’Odorico e Mi-
chela Castiglione si soffermano sulle po-
tenzialità degli strumenti ICT, presentando
il progetto Drop-App, che vede la nostra
Regione impegnata nel sostegno all’offer-
ta formativa per le scuole per prevenire e
contrastare alcune fra le potenziali cause
della dispersione scolastica.
Come la musica e la creatività anche
lo star bene si deve insegnare e la scuola
può avere un ruolo molto importante per
favorire tale apprendimento.
Con il suo tono scanzonato, Marco Vi-
nicio Masoni avverte che non si tratta di
competenze genetiche, predeterminate
alla nascita, bensì di conquiste che i giovani
possono acquisire durante il processo di
formazione. Pertanto, sarebbe importante
ripetere a lungo nella scuola che lo star
bene si insegna, non si estrae.
Il diritto di litigare può costituire l’antido-
to alla violenza nelle scuole e nella società,
a patto che le figure adulte gestiscano il
conflitto, insegnando ai giovani a svilup-
pare capacità di interazione e confronto in
modo competente e costruttivo.
Graziella Cantiello descrive la figura del
mediatore scolastico che potrebbe facilita-
re la comprensione reciproca, garantendo
un clima di fiducia tra le parti in conflitto.
Nello
Spazio Aperto
, Patrizia Tortella af-
ferma con forza l’esigenza di costruire am-
bienti favorevoli allo sviluppo dei bambini.
Il vero grande problema della società at-
tuale è che i bambini si muovono troppo
poco. Il parco giochi “Primo Sport” può
rappresentare una contromisura efficace
alla marcata sedentarietà dei più piccoli.
Editoriale
QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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