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26.09.2022 17:18

Salute: Riccardi, 400 infermieri-comunità per assistenza su territorio



Udine, 26 set - "L'infermiere di comunità sarà un importante pilastro per lo sviluppo della sanità territoriale, sia per l'assistenza alle persone che per la promozione della salute. Per istituire e certificare questa figura, in linea col Decreto Ministeriale 77/2022 di riorganizzazione della medicina territoriale, abbiamo avviato un percorso che porterà, entro il 2025, a rendere attivi sul territorio 400 infermieri di famiglia o comunità". Lo ha annunciato questa mattina il vicepresidente con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, intervenuto a Udine, nella sede della Regione, alla presentazione-incontro "L'infermiere di famiglia o comunità: il modello assistenziale in Fvg. Policy regionale" cui hanno preso parte i presidenti degli ordini professionali e i rettori delle università di Udine e di Trieste. "Questa figura avrà un ruolo determinante nei processi di assistenza e cura dei cittadini-utenti e nell'attivazione di quella che si può chiamare la "sanità di iniziativa" - ha spiegato Riccardi -. La presa in carico della persona avverrà per livelli di complessità: la popolazione, cioè, sarà "stratificata" per livello di rischio, per il quale sarà declinata una funzione di infermiere di comunità. In questo modo si riuscirà a dare risposte il più possibile appropriate, corrette ed esaustive alle persone". "L'infermiere di famiglia o comunità opererà in integrazione con tutti i professionisti presenti a livello territoriale tra cui medici di medicina generale, assistenti sociali, fisioterapisti, educatori, ecc. In alcune aree della regione, negli anni scorsi, sono stati già sviluppati modelli di infermieristica di comunità: nella Bassa Friulana, ad esempio, e nell'area Isontina. Con il modello che sarà avviato ora in Friuli Venezia Giulia si andrà a uniformare la figura di questo professionista della salute sull'intero territorio. Lo standard riferimento è di un infermiere di famiglia ogni 3.000 abitanti" ha aggiunto Riccardi. "L'infermiere sarà punto di riferimento per la comunità per l'assistenza infermieristica generale; sarà presente in modo connettivale nei diversi setting territoriali: ad esempio negli ambulatori, in accordo con le amministrazioni locali, vicino al medico di medicina generale e l'assistente sociale, perché la prossimità fisica aiuta a realizzare la presa in carico e l'integrazione tra tutti i professionisti e tutti i servizi". "Non sarà solo un infermiere che eroga prestazioni ma si renderà "attivatore" di vicinato, parrocchia e altre realtà di volontariato della comunità locale perché alla cronicità non può bastare soltanto una risposta prestazionale tecnica: occorre invece una presa in carico globale per offrire alle famiglie che hanno al loro interno pazienti portatori di patologie croniche una risposta a 360 gradi, anche con l'assistenza di tipo tutelare e relazionale". "Gli infermieri di comunità si adopereranno per promuovere interventi di promozione e di educazione alla salute proprio per attivare e sviluppare stili di vita sani. A questi obiettivi si arriverà in modo graduale con la formazione specifica e informando tutti gli stakeholders della progettualità. Il percorso formativo regionale per lo sviluppo dell'infermieristica di famiglia o comunità è strutturato in circa 90 ore di formazione residenziale e 200 ore di tirocinio al fine di far acquisire ai professionisti le conoscenze utili ad agire le competenze specifiche necessarie" ha concluso Riccardi. ARC/PT/al