L'assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e
ittiche, è intervenuto al convegno di formazione promosso da
Informest a Udine nella sede della Fondazione Friuli
Udine, 21 lug - "La vera domanda non è come sarà la Politica
agricola comune (Pac) dopo il 2027, ma se vogliamo ancora che
esista un'agricoltura in Europa. Perché ciò che si sta
prospettando a livello comunitario rischia di svuotare di senso
l'intero comparto. Senza una visione politica forte e strumenti
economici adeguati, il sistema agricolo è destinato a collassare.
Non si tratta solo di numeri o bilanci, ma della tenuta del
territorio, della sostenibilità ambientale e del futuro di
migliaia di imprese".
Sono le parole dell'assessore alle Risorse agroalimentari,
forestali e ittiche del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier,
che ha aperto così, stamani, il proprio intervento al convegno di
formazione "Radici nel futuro: prospettive e sfide per
l'agricoltura dopo il 2027" promosso da Informest e dai suoi
partner nella sede della Fondazione Friuli di via Gemona, a Udine.
Nel corso della giornata, dedicata all'analisi tecnica e
strategica della nuova Politica agricola comune post 2027,
Zannier ha tracciato un quadro preoccupato ma lucido, denunciando
il rischio concreto che "le nuove regole europee determinino
l'impoverimento progressivo dell'agricoltura mentre nel contempo
nulla frena il trasferimento del valore generato lungo la filiera
verso le sole fasi di trasformazione e distribuzione".
"Non possiamo più accettare che, fatto 100 il valore di un
prodotto, all'agricoltore ne resti una quota minima, mentre i
costi di produzione aumentano ogni anno a due cifre. Questa non è
sostenibilità, è emarginazione silenziosa", ha sottolineato
Zannier.
Riflessioni importanti anche sul disegno di un fondo unico
europeo per il settore, che secondo l'assessore, rischia di
"strozzare le già poche risorse del primo pilastro", imponendo
agli Stati membri scelte drammatiche su chi sostenere e chi
escludere. "Un'impostazione miope, che costringerà i governi a
scegliere chi far morire, e questo - ha detto - non è un sistema
solidale, ma un disegno profondamente iniquo, l'assoggettare
inoltre alle regole già utilizzate per il Pnrr il fondo unico,
creerà un mostro amministrativo che riuscirà a peggiorare la già
desolante situazione attuale".
Zannier ha inoltre posto l'attenzione sull'abbandono delle aree
marginali, in particolare pedemontane e montane, dove la
scomparsa dell'agricoltura porta inevitabilmente al degrado
paesaggistico e ambientale. "L'abbandono non genera fiori e
biodiversità, ma rovi, frane e isolamento. Se non difendiamo il
presidio agricolo, perderemo molto più di qualche ettaro
coltivato".
Al centro dell'intervento anche il tema dell'innovazione
bloccata: "Abbiamo bisogno di strumenti moderni per fronteggiare
le nuove fitopatie e i cambiamenti climatici. Ma prima di
togliere ciò che c'è, bisogna costruire alternative. E oggi non
ci sono". Infine, un appello alla responsabilità: "La
sostenibilità ambientale e sociale non può prescindere da quella
economica. Senza un sistema agricolo che regge, salta tutto il
resto. E chiudere le aziende significa anche rinunciare alla
nostra capacità di produrre cibo, presidiare il territorio e
garantire sicurezza".
La giornata di studi, introdotta proprio dall'assessore Zannier,
ha visto la partecipazione di esperti, tecnici e rappresentanti
istituzionali, offrendo un importante momento di riflessione e
confronto sul futuro dell'agricoltura regionale ed europea.
ARC/PT/al
Una fase del convegno svoltosi oggi a Udine alla presenza dell'assessore regionale Stefano Zannier
L'intervento dell'assessore regionale Stefano Zannier all'incontro di Udine