Udine, 23 mag - Con il primo trapianto cardiaco a cuore
battente effettuato in Europa, il reparto cardiochirurgico di
Udine ha raggiunto un traguardo senza precedenti che testimonia
l'elevata competenza dei propri operatori e la funzionalità della
struttura organizzativa creata e implementata nel tempo.
Un'esperienza di successo che nasce da lontano: da quasi
quarant'anni la Cardiochirurgia a Udine è un punto di riferimento
nazionale per l'attività trapiantologica. La possibilità di
costruire in autonomia condizioni di lavoro ottimali per il
personale è stato tra i fattori fondamentali che hanno permesso
il conseguimento di questo risultato, impensabile fino a poco
tempo fa.
Questa, in sintesi, la riflessione dell'assessore regionale alla
Salute in occasione della conferenza stampa, tenutasi oggi
all'ospedale "Santa Maria della Misericordia" di Udine, in cui è
stato presentato il primo trapianto cardiaco a cuore battente in
Europa, effettuato lunedì scorso nel reparto di cardiochirurgia
dell'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc).
L'operazione è stata eseguita su un paziente di 69 anni con una
cardiomiopatia post-ischemica in fase terminale, ricoverato
presso la terapia intensiva della cardiochirurgia, la cui vita
era dipendente da sistemi meccanici di assistenza
cardiocircolatoria.
Come è stato spiegato nel corso della conferenza, fino ad oggi il
trapianto di un cuore era possibile solo dopo averlo arrestato
attraverso soluzioni specifiche per poterlo trasportare e
successivamente impiantare nel torace del nuovo paziente. In
alcuni casi, a seconda della distanza dalle sedi del prelievo e
dalle modalità di trasporto, con le tecniche convenzionali il
tempo in cui l'organo rimaneva fermo e non perfuso poteva essere
molto variabile, raggiungendo in alcuni casi le 4-5 ore, tempo
oltre il quale il rischio di non ripresa del cuore diventava
elevato. Il trasporto dell'organo mediante un sistema di
preservazione a cuore battente, in normotermia, associato al
successivo impianto senza dover nuovamente arrestare l'organo, ha
permesso di ridurre il tempo di ischemia, e quindi di possibile
danno d'organo, a soli 35 minuti.
Grazie alle moderne tecnologie sviluppate negli anni nel reparto
cardiochirurgico di Udine, inoltre, è oggi possibile aprire nuovi
orizzonti per la preservazione del cuore e aumentare, nel pool di
donatori, la disponibilità di organi utilizzabili ampliandola
anche a una gamma dei cosiddetti cuori "marginali" (ovvero quelli
attualmente "fuori protocollo"). Ciò consentirebbe, di
conseguenza, di allargare il numero di pazienti trapiantabili,
offrendo così nuova speranza alle numerose persone in attesa di
un organo.
ARC/PAU/al